“Il Gattopardo è un libro tutto legato all’inconscio, al trauma infantile, questo non lo ha fatto invecchiare, e lo ha reso interessante anche per i lettori di altri paesi”. Parla Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo, che presiede la giuria del premio dedicato a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, quest’anno vinto dallo spagnolo Fernando Aramburu

Gioacchino Lanza Tomasi, classe ’35, musicologo, studioso del teatro d’opera, è il figlio adottivo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (nato a Palermo il 23 dicembre 1896 e morto a Roma il 23 luglio 1957), l’autore de Il Gattopardo e presiede la giuria del premio letterario dedicato al grande scrittore. L’appuntamento, ogni anno, è nella terra del Gattopardo, a Santa Margherita di Belice, in provincia di Agrigento.

Parliamo di un premio che “ha lo scopo di cogliere nella produzione letteraria i temi della pace e della convivenza dei popoli” e che, negli anni, è stato assegnato a grandi della letteratura come Abraham B. Yehoshua, Claudio Magris, Kazuo Ishiguro, Mario Vargas Llosa, Javier Marìas, Emmanuel Carrère e Orhan Pamuk, solo per citarne alcuni.

Quest’anno a vincere è stato lo scrittore spagnolo Fernando Aramburu, autore di Patria (edito in Italia da Guanda, che ha pubblicato anche il precedente Anni lenti), che poche settimane fa si è imposto anche al premio Strega Europeo.

La cerimonia di premiazione si terrà sabato 4 agosto alle ore 21 in Piazza Matteotti. Alla serata sarà presente la giuria del premio, composta dallo stesso Gioacchino Lanza Tomasi (presidente), da Salvatore Silvano Nigro, da Giorgio Ficara e da Mercedes Monmany.

Gioacchino Lanza Tomasi, che dal principe – che non aveva figli – fu adottato, si è raccontato in una lunga intervista rilasciata a Repubblica nell’ottobre 2014, in cui ha spiegato, tra le altre cose, che il principe nel tratteggiare il personaggio di Tancredi si ispirò in parte a lui.

Quanto a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, era una figura solitaria. Conobbe un successo letterario postumo: Il Gattopardo fu infatti pubblicato solo nel 1958 da Feltrinelli, nel 1959 vinse il premio Strega e nel 1963 fu portato al cinema da Luchino Visconti.

Racconta a ilLibraio.it l’84enne musicologo: “Tanti grandi autori che abbiamo premiato negli anni ci hanno spiegato che senza Il Gattopardo probabilmente non avrebbero scritto quello che hanno scritto. Penso a Javier Marías o ad Amos Oz, come pure a Mario Vargas Llosa, tutti molto legati a quel romanzo”. Sempre riguardo al Gattopardo, per Lanza Tomasi “forse in Italia non tira un’aria favorevole per un libro del genere. Invece, all’estero, penso ad esempio alla Spagna o alla Germania, ancora oggi Il Gattopardo è apprezzato per la sua modernità, e rappresenta bene la letteratura italiana del secondo ‘900″. Aggiunge il presidente della giuria, che in questi anni ha tenuto viva la memoria del principe e ha recuperato, dopo un lungo restauro, il Palazzo Lampedusa alla Marina: “A rileggerlo, è Il Gattopardo è un libro tutto legato all’inconscio, al trauma infantile, questo non lo ha fatto invecchiare, e lo ha reso interessante anche per i lettori di altri paesi”.

Quanto ai progetti futuri, “in Germania verrà prodotto un docufilm, mentre speriamo che in Italia venga realizzata una serie tv tratta dal Gattopardo“. A Gioacchino Lanza Tomasi, invece, piacerebbe scrive un nuovo libro sul principe: “Sono stati trovati diversi nuovi materiali, ci sarebbe molto da raccontare, spero di avere il tempo per farlo”.

Tornando all’edizione 2018 del premio, e alla vittoria di Aramburu, il presidente della giuria l’ha commentato così:Patria racconta la singolare identità della comunità basca, circa 800mila parlanti l’euskera, la sola lingua anteriore alla migrazione dorica in Europa. L’euskera non è affine ad alcun ceppo linguistico conosciuto ed è rimasto circoscritto a San  Sebastián e ai villaggi vicini; è presente anche oltre il confine francese. Quella di Aramburu è una narrazione aspra e incantevole che ha avuto in Spagna un successo incredibil e l’entusiastica adesione dei grandi scrittori di lingua spagnola, da Vargas Llosa a Xavier Marías. Aramburu ha al suo attivo oltre dieci romanzi e si è man mano affermato come il nuovo astro della letteratura spagnola”.

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