Le inimicizie tra scrittori e celebrità non sono per niente rare. Se credete che la diatriba tra Kanye West e Taylor Swift sia solo frutto della nostra era moderna, in cui è possibile registrare le telefonate, condividere file audio sui social e parlarne durante un reality show, dovete proprio leggere questo articolo…

Le inimicizie tra scrittori, così come quelle tra cantanti, attori e celebrità varie, non sono per niente rare. Se credete che la diatriba tra Kanye West e Kim Kardashian con Taylor Swift sia solo frutto della nostra era moderna, in cui è possibile registrare le telefonate, condividere file audio sui social e parlarne durante un reality show, dovete proprio leggere questo articolo.

Non esistevano ancora i social, ma la televisione sì, ai tempi dell’inimicizia tra Truman Capote e ben due autori suoi contemporanei: Jack Kerouac e Gore Vidal. L’autore di Colazione da Tiffany e A sangue freddo, durante un programma tv in diretta affermò: “Nessuno di loro (i Beat, ndr) ha niente di interessante da raccontare, né sa scrivere, nemmeno Kerouac…”

Gore Vidal, invece, definì Capote “una casalinga del Kentucky a tutti gli effetti, con tanto di pregiudizi”.

Come si suol dire, chi di spada ferisce, di spada perisce. Ed ecco che Norman Mailer, autore vincitore del Premio Pulitzer, ha insultato Vidal durante un faccia a faccia in un talk show. “Ho avuto a che fare coi tuoi lavori e questo mi ha reso esperto di inquinamento intellettuale”, ha commentato Mailer. Chissà cosa ne ha pensato Vidal, per cui il collega non era altro che “un demagogo”.

Ernest Hemingway aveva problemi di alcolismo, oltre che di perenne mancanza di denaro, in particolare nei suoi anni parigini, ma non lo si definirebbe un uomo privo di coraggio. Faulkner però non la pensava così: “Niente coraggio: non ha mai usato una parola che il lettore ha dovuto cercare sul dizionario”.

Ovviamente l’autore di Addio alle armi non si è lasciato sfuggire l’occasione per rispondere all’attacco con sagacia: “Povero Faulkner! crede davvero che le grandi emozioni siano suscitate dai paroloni?”

Le donne non sono escluse da queste scaramucce, anzi. Virginia Woolf è colpevole di aver criticato James Joyce. L’autrice di Gita al faro non aveva ben capito come leggere l’Ulisse (e se non ci è riuscita nemmeno lei…), un’opera che non ha esitato a definire “le vicende di uno studente impegnato a schiacciarsi i brufoli”.

Se fin qui abbiamo trattato le inimicizie tra autori vivi, ecco due casi in cui le diatribe sono continuate anche post mortem. Il caso di Mark Twain contro Jane Austen è piuttosto famoso. L’autore statunitense, anni dopo la morte della scrittrice inglese, ha scritto in una lettera a un amico che, ogni volta che tentava di leggere Orgoglio e Pregiudizio avrebbe voluto “dissotterrarla e colpirne il teschio con la sua stessa tibia”. Non proprio un’azione da gentiluomo.

Mark Twain non è però l’unico scrittore accanitosi contro un collega defunto. L’autore di American Psycho, Bret Easton Ellis ha rilasciato una serie di tweet al vetriolo sul conto di David Foster Wallace. Lo ha definito “una frode”, uno scrittore “conservatore e in cerca di fan…”

Queste e altre inimicizie tra autori sono state raccolte da Bustle in un recente articolo.

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