“Io non sono un filosofo; al più mi definirei un simpatizzante…”. È morto a Roma, dov’era ricoverato, Luciano De Crescenzo, scrittore di successo, regista, attore e conduttore. Aveva 90 anni

È morto a Roma, dov’era ricoverato, Luciano De Crescenzo, scrittore, sceneggiatore, regista, attore e conduttore. Aveva 90 anni. L’ex ingegnere era nato a Napoli 18 agosto 1928.

De Crescenzo, autore di successo, volto televisivo, grande divulgatore, ha esordito come scrittore nel 1977 con Così parlò Bellavista. Da allora ha pubblicato oltre 40 libri, tradotti in 21 lingue. Tra le sue opere, tutte pubblicate da Mondadori, ricordiamo: Raffaele, La Napoli di Bellavista, Zio Cardellino, Storia della filosofia greca, Oi dialogoi, Vita di Luciano De Crescenzo scritta da lui medesimo, Elena, Elena amore mio, Il dubbio, Croce e delizia, Panta rei, Ordine e disordine, Nessuno, Sembra ieri, Il tempo e la felicità, Le donne sono diverse, La distrazione, Tale e quale, Storia della filosofia medioevale, Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei, Storia della filosofia moderna. Da Cartesio a Kant, I pensieri di Bellavista, Il pressappoco, Il caffè sospeso, Socrate e compagnia bella, Ulisse era un fico, Tutti santi me compreso, Fosse ‘a Madonna!, Garibaldi era comunista, Gesù è nato a Napoli, Ti porterà fortuna, Stammi felice, Ti voglio bene assai, Non parlare, baciami, Napoli mia e Sono stato fortunato.

Come ricorda Wikipedia, De Crescenzo ha sempre affiancato alla sua attività di scrittore quella di divulgatore, capace di introdurre anche il lettore più inesperto ai problemi sollevati dalla filosofia antica, e infatti nel corso degli anni Ottanta e Novanta ha condotto sulle reti Rai una trasmissione televisiva (Zeus – Le Gesta degli Dei e degli Eroi) sui miti e sulle leggende degli antichi greci.

In un’intervista al Mattino ha raccontato: “Io non sono un filosofo; al più mi definirei un simpatizzante. Detto questo, c’è una cosa che ho capito e che riguarda me stesso e gli altri: ognuno di noi ha la possibilità di reinventarsi. Certo, ci vuole un pizzico di fortuna, ma se a un tratto ci rendiamo conto di non essere felici, dobbiamo fare di tutto per concedere a noi stessi una seconda possibilità”. E sulla scelta di lasciare la carriera da ingegnere e dirigente alla IBM, ha spiegato: “La verità è che mi annoiavo. Ero circondato da bravissime persone, sia chiaro, ma ai miei occhi sembravano tutte uguali, identiche nei gusti e nei comportamenti. Spinto dal desiderio di novità, decisi di lasciare il lavoro e dedicarmi completamente alla scrittura. Se vogliamo chiamarlo un salto nel vuoto, oggi, col senno di poi, posso affermare che non avrei potuto scegliere vuoto migliore”.

 

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