Per qualche bizzarra ragione, alcuni pensano che se non leggi i classici, non puoi definirti un lettore. Ma davvero dovremmo sentirci sotto pressione quando parliamo di qualcosa che ci piace tanto? La lettura non è l’attività per eccellenza che ci rende liberi, che abbatte qualsiasi differenza, che riesce ad avvicinarci agli altri in modi inaspettati e immediati?

Per qualche bizzarra ragione, c’è chi è pensa che se non hai letto i classici, o certi classici, non puoi definirti un lettore. O comunque non un lettore in piena regola. Queste persone tendono a pontificare sulle letture altrui, ritenendo che solo gli audaci in grado di affrontare tutti i romanzi di Dostoevskij, o di immergersi nelle immense narrazioni di Proust o di qualsiasi altro grande nome appartenente all’Olimpo della letteratura, possano meritare l’ambito titolo.

Non hai amato l’Ulisse di Joyce? E come hai potuto non divorare l’intera opera di Virginia Woolf? Davvero non hai mai finito Infinite Jest di David Foster Wallace?

Domande retoriche e pretenziose, a cui spesso segue una scrollata di spalle e un ghigno di superiorità. E se poi addirittura qualcuno prova a dichiarare, con un po’ di timidezza, che preferisce dedicarsi ad autori e autrici più recenti rispetto al canone, allora si toccano alte vette di biasimo e disapprovazione.

Diventa quindi quanto mai comune il sentimento di soggezione quando viene pronunciato l’apparentemente innocente interrogativo: “che tipo di libri ti piace leggere?“. Di fronte a queste parole, la conversazione sembra prendere immediatamente un’altra strada: abbandona i toni amichevoli di uno sereno scambio tra individui che condividono la stessa passione, passando a una sorta di interrogazione scolastica.

Ecco, in realtà, l’unica domanda che sarebbe davvero da porsi è: perché dovremmo sentirci così sotto pressione quando parliamo di qualcosa che ci piace tanto? La lettura non è l’attività per eccellenza che ci rende liberi, che abbatte qualsiasi differenza, che riesce ad avvicinarci agli altri in modi inaspettati e immediati?

Leggere non è mai fare gerarchie, non è sentirsi sbagliati né tanto mento intrappolati in un’etichetta. Si possono cambiare gusti e preferenze nell’arco di un anno, di un mese e perfino di una settimana. Si possono apprezzare generi e stili molto differenti tra loro. Si può leggere per svagarsi, per apprendere, per approfondire o per conoscere storie che non pensavamo potessero appartenerci.

Insomma, le persone sono lettori e non importa quello che preferiscono: come scrive Bookriot, non esiste una lettura giusta, una lettura che sia più valida dell’altra. Provare a inquadrare chi legge è un atto riduttivo e sterile rispetto alla grandezza e alla bellezza della lettura.

 

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