Offese, insulti, minacce, aggressioni sono all’ordine del giorno sui social: #RispettalAltro è l’hashtag per sensibilizzare contro il linguaggio violento sul web

Offese, insulti, minacce, aggressioni sono all’ordine del giorno sui social. “Anzi, è diventato il modo più virale, più di successo, della comunicazione digitale. Ma, a nostro avviso, è il momento di fare una riflessione sulle conseguenze. Il web e i social sono popolati da tutte le categorie socio-demografiche. Ci sono persone di tutte le età. Ma, soprattutto, ci sono bambini e ragazzi. Non solo, ci sono anche persone che non hanno gli strumenti psicologici per sopportare l’offesa, tramutando questa in un attacco anche fisico. Per questo serve responsabilità. Non è un caso che il cyber-bullismo è diventato un problema sociale molto forte”, si legge nel comunicato del sito Libreriamo, che da questa riflessione fa partire la campagna in condivisone (sharing campaign) #RispettalAltro, l’hashtag “per sensibilizzare contro il linguaggio violento sul web e sui social”, promossa da Libreriamo.

Partecipare e semplice, basta inviare una frase, un’immagine, un video, un racconto, una lettera a favore del rispetto del prossimo al sito e sui canali social di Libreriamo o più semplicemente attraverso il proprio profilo utilizzando #RispettalAltro.

“Il vero senso della campagna – afferma Saro Trovato, fondatore di Libreriamo, – è cercare di sensibilizzare gli utenti dall’astenersi ed evitare di rispondere ai commenti di chi offende direttamente o indirettamente e non condividere e non seguire coloro che volutamente e speculativamente utilizzano o danno enfasi al linguaggio da Ultras. Preme sottolineare che un’offesa, un’aggressione seppur verbale può creare ferite atroci, le quali molte volte possono portare a gesti estremi in modo attivo, aggredendo anche fisicamente chi ha offeso, e in modo passivo, riversando la frustrazione su sé stessi. Per questo serve responsabilità, soprattutto da parte di chi genera opinione. Star del cinema, dello sport, della tv e, oggi, anche dei social devono avere la responsabilità di comprendere che il linguaggio spinto può generare odio e l’odio inevitabilmente crea violenza”.

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