La “sospensione di incredulità” è una teoria che in campo narrativo sta a indicare il patto tra lettore e scrittore, che prevede da un lato il mettere da parte la pretesa che tutte le storie possano essere guidate dalle stesse logiche della vita reale, e dall’altro la creazione di una trama che non venga mai meno alla sua coerenza intrinseca – La guida

La sospensione di incredulità è un concetto che in campo narrativo indica la capacità di chi fruisce una storia (un lettore, un ascoltatore o uno spettatore) di mettere da parte le normali logiche di funzionamento del mondo per immergersi nella vicenda narrata. Semplificando, potremmo dire che la sospensione di incredulità è ciò che fa sì che anche le storie non realistiche siano comunque godibili e apprezzabili dal pubblico.

Una prima teorizzazione di questa idea risale ad Aristotele, il quale sosteneva che un certo grado di immersione nella storia fosse necessario per raggiungere la catarsi.

A parlare per primo di suspension of disbelief, e cioè propriamente di sospensione dell’incredulità, fu invece nel 1817 il poeta inglese Samuel Coleridge, che chiamava questo concetto anche poetic faith, fede poetica. Coleridge infatti sperava che nella poesia ottocentesca potessero trovare nuovamente posto elementi fantastici e sovrannaturali, esclusi in gran parte nella produzione settecentesca ispirata al classicismo e alla razionalità.

Il nome di “sospensione di incredulità” indica quindi l’atto (parzialmente conscio e parzialmente inconscio) di sospendere durante la lettura i proprio giudizi su snodi o elementi difficilmente credibili nella realtà di tutti i giorni, così da godersi appieno la storia.

Prendiamo un esempio dei più classici: pur sapendo che nella realtà non esistono maghi, orchi, elfi e altri simili tropi, un lettore può comunque godere di una narrazione fantasy senza sentirsi ostacolato dalla propria razionalità. E non solo: la sospensione di incredulità permette anche di riuscire a immedesimarsi nei personaggi, nonostante la loro esperienza di vita fatta di boschi e natura, di magia e di conflitti con altre specie sia diversa dalla propria.

L’idea di Coleridge, infatti, era che l’infusione di caratteristiche umane e una rassomiglianza di verità all’interno di una storia permettesse di instaurare nel lettore la sospensione di incredulità. Tornando al nostro esempio di storia fantasy: in queste storie, benché i personaggi non abbiano sempre sembianze umane, hanno desideri, sogni, passioni simili ai nostri, e il funzionamento della società (basato per esempio sul lavoro, o sulla creazione di famiglie), non è sostanzialmente dissimile da quello reale.

Sebbene sia facile individuare come questo principio si applichi alle cosiddette storie di genere (fantasy, fantascienza, gialli, thriller, etc.) questo si instaura anche all’interno di storie di stampo realistico: pensiamo a tutte le volte in cui accettiamo di credere a strane coincidenze, come per esempio l’improbabile incontro di due personaggi in momenti tra loro riavvicinati, o certi spostamenti da un luogo a un altro che sarebbero troppo veloci nella realtà di tutti i giorni.

Inoltre, se da una parte l’adesione a un genere ormai definito da un lato può rafforzare la sospensione di incredulità (si dà ormai per scontato che in una storia di supereroi alcuni personaggi scoprano di avere dei poteri particolari, così come che in una storia romantica chi deve dichiararsi riesca ad arrivare in aeroporto proprio prima della partenza di chi ama), dall’altra può limitarla nel caso in cui vengano inseriti elementi esterni al genere. Ecco perché le storie che mescolano più generi sono più rare: credere a una trama che mescola per esempio il canone western e quello fantascientifico potrebbe essere difficile, anche se non impossibile.

Da un certo punto di vista quindi si può considerare la sospensione di incredulità come un patto sotteso tra il lettore e lo scrittore. Se da un lato il lettore lascerà da parte le pretese di trovarsi di fronte un mondo in cui l’ambiente e il funzionamento della vita sia identico a quello reale, dall’altra lo scrittore si impegna a creare una storia che sia comunque dotata di una coerenza interna, nonostante in alcuni elementi trascenda la realtà.

A quasi tutti infatti sono capitate delle volte in cui durante la lettura di un libro, la visione di un film o una serie tv, ma nell’utilizzo di un videogioco, si è raggiunto un punto di rottura, in cui si sente di non poter più “credere” alla storia. A scatenarlo può essere stato per esempio il ritorno in vita di un personaggio in una maniera poco credibile, o magari l’inserimento di un ulteriore elemento fantastico che cozza con gli altri: questo punto di rottura rappresenta proprio il venire meno della sospensione di incredulità.

Per capire come nella fase di scrittura si possa rischiare di rompere il sistema di coerenza interna, può aiutare sapere che il principio della sospensione di incredulità a volte viene parafrasato in questi termini: il pubblico può accettare l’impossibile (draghi, alieni, viaggi nel tempo…), ma non l’improbabile (un fulmine che colpisce il nemico proprio poco prima della sua vittoria finale, o un personaggio che riesce improvvisamente a risolvere il problema monetario che lo tormentava trovando un biglietto vincente della lotteria).

La rottura della sospensione di incredulità può capitare di frequente, anche perché dipende dalle sensibilità delle singole persone, e di fatti ne esistono della categorizzazioni tese a individuarne le diverse tipologie. Una di queste è il deus ex machina, e cioè un elemento improvviso non menzionato in precedenza che arriva in salvataggio del protagonista, proprio come un fulmine che colpisce all’improvviso l’antagonista.

Un altro tipo di rottura della sospensione di incredulità viene chiamata in gergo jumping the shark, letteralmente “saltare lo squalo”. Questa espressione prende il nome da una puntata di Happy Days, in cui Fonzie (a cui la serie aveva attribuito più volte in passato capacità al limite del possibile) riesce a saltare al di sopra di uno squalo mentre pratica sci d’acqua, evento che fu ritenuto poco credibile da una parte degli spettatori.

Il problema nel “salto dello squalo” non fu infatti l’inserimento di un elemento incredibile in una serie di ispirazione realistica, perché caratteristica del personaggio erano proprio le sue abilità fuori dal comune. Questo salto rappresentò invece una percezione di rottura della coerenza interna che vedeva queste sue abilità relegate a campi specifici, come il far funzionare quasi per magia oggetti tecnologici.

Infine, va ricordato che dei generi di storie che, per loro natura, si può dire che non richiedano sospensione di incredulità, oppure che ne richiedano una molta solida: si tratta delle storie ispirate al nonsense, in cui vengono mescolati tra loro elementi che non hanno nulla in comune l’uno con l’altro, e in cui paradossi e apparenti illogicità rappresentano proprio quel sistema di coerenza (in questo caso molto difficile da rompere) su cui si basa il patto con il lettore.

L’esempio più conosciuto di questo genere narrativo in ambito letterario è sicuramente Alice nel paese delle meraviglie, in cui la storia attraversa mondi e realtà dalle logiche sempre diverse, senza che però il lettore si senta mai tradito dalla grande inventiva di Lewis Carroll.

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