Scrittore, attore, drammaturgo, regista teatrale e sceneggiatore, Vitaliano Trevisan è morto all’età di 61 anni. Nelle scorse settimane aveva raccontato il ricovero in un reparto di psichiatria

Nato a Sandrigo, in provincia di Vicenza, il 12 dicembre 1960, Vitaliano Trevisan è morto all’età di 61 anni.

Come si legge sul Corriere Veneto, il corpo privo di vita dello scrittore è stato trovato nell’abitazione di Crespadoro, e non si esclude un gesto disperato.

Lo scorso 5 novembre Repubblica ha pubblicato una sua dura testimonianza, dal titolo “Io, un matto trattato senza pietà”, scritta a seguito del ricovero coatto in psichiatria, in cui Trevisan ha denunciato le condizioni in cui si tengono i pazienti.

Scrittore, attore, drammaturgo, regista teatrale e sceneggiatore, prima di approdare alla letteratura Trevisan ha lavorato nel settore edilizio e dell’arredamento.

Venendo al suo percorso, l’autore veneto si è fatto notare (anche all’estero) da pubblico e critica con I quindicimila passi, romanzo del 2002, che ha ottenuto diversi premi. Oltre a I quindicimila passi, un resoconto, Einaudi Stile libero ha pubblicato Un mondo meraviglioso, uno standard (2003), Shorts (2004, vincitore del Premio Chiara), Il ponte, un crollo (2007) e Grotteschi e Arabeschi (2009).

trevisan works

Tra i suoi libri più importanti Works, del 2016, in cui ha raccontato il lavoro come condanna e perdizione, il lavoro come cellula primordiale dell’organismo umano, il lavoro che marchia anima e corpo di un’intera vita.

Nel 2003 Trevisan è l’attore protagonista, nonché co-sceneggiatore, del film Primo amore di Matteo Garrone (sono diverse le sue esperienze da attore, anche per la tv, oltre che per il cinema).

Per il teatro, Trevisan ha inoltre curato nel 2004 l’adattamento di Giulietta di Federico Fellini e ha scritto, tra gli altri, Il lavoro rende liberi, messo in scena nel 2005 da Toni Servillo, e i monologhi Oscillazioni e Solo RH, pubblicati da Einaudi nel volume Due monologhi (2009). Nel 2017 ha vinto il Premio Riccione.

“La vita è una guerra di sguardi dove vince chi riesce a vedere”. Torna in mente questa sua frase.

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