Acerrimo sostenitore della libertà d’espressione a qualunque costo, Noam Chomsky non è soltanto un linguista di fama mondiale: i suoi studi e le sue opere spaziano nel campo delle scienze cognitiviste, nella teoria della comunicazione e nella politica. Suoi sono, tra gli altri, saggi come “La fabbrica del consenso” e “Chi sono i padroni del mondo”, fino al più recente “Venti di protesta”
Su ilLibraio.it un approfondimento dedicato alla vita e all’opera di Noam Chomsky, intellettuale votato all’impegno e all’attivismo politico, fin dai tempi della marcia sul Pentagono…

Linguista, attivista politico, filosofo e teorico della comunicazione, Noam Chomsky è un personaggio impossibile da riassumere sotto un’unica etichetta: la pagina Wikipedia che riporta il suo nome è a dir poco impressionante, sia per estensione sia per specificità delle informazioni e accuratezza formale. Ne emerge il ritratto di un uomo estremamente complesso, sebbene coerente nella vastità di interessi cui ha dedicato la propria carriera, un intellettuale impegnato di quelli vecchio stampo, uno degli studiosi più citati della storia e il teorico della grammatica generativa trasformazionale, un uomo il cui nome figurava sulla lista degli oppositori politici di Nixon, anche detta “Lista dei nemici”, un attivista politico e per questo arrestato più volte, senza che desistesse dall’esprimere e manifestare apertamente le proprie convinzioni ideologiche, che si possono qualificare come anarco-sindacaliste o liberal socialiste. Nel complesso, come dire, mica bazzecole.

Il linguista Chomsky

Nato il 7 dicembre 1928 a Philadelphia, in una famiglia ebrea ashkenazita, Noam Chomsky si presenta alla soglia dei novant’anni con alle spalle una carriera che si espande in diverse discipline, dalla teoria della comunicazione alle scienze cognitiviste, passando per la storia e la filosofia, mantenendo la linguistica come suo campo d’eccellenza indiscussa: è autore di libri come La struttura della sintassi (1957), Aspetti della Teoria della Sintassi (1964), Linguistica Cartesiana. Un capitolo nella storia del pensiero razionalista (1966), La grammatica generativa trasformazionale (1966), Linguaggio e problemi della conoscenza (1987), raccolti in Italia all’interno dei volumi Saggi linguistici (Bollati Boringhieri, 1970), testi che hanno rivoluzionato gli studi linguistici.

L’idea alla base della teoria di Chomsky si sviluppa in antitesi alla concezione strutturalista del linguaggio, nel tentativo di comprendere come un soggetto parlante una lingua possa formulare e comprendere un numero infinito di frasi, pur non avendole mai sentite prima, frasi che magari non sono mai state formulate fino ad allora. Per rispondere a questo quesito Chomsky sostiene che la grammatica sia una competenza mentale e postula la conoscenza innata dei principi universali che regolano il linguaggio, una conoscenza comune a tutti i parlanti; in questo modo, diventa possibile ricondurre tutte le lingue a un minimo comun denominatore, un’idea innata di linguaggio, che si manifesta in strutture e formule ricorrenti in lingue diverse. Così facendo, di fatto, Chomsky postulò l’innatismo del linguaggio stesso.

Idea fondamentale all’interno della concezione linguistica chomskiana è la creatività: un parlante una lingua è capace di creare un numero potenzialmente infinito di frasi a partire da un numero limitato di vocaboli e regole grammaticali, ma la creazione di tali frasi non discende logicamente dall’applicazione di quelle regole, che pure strutturano la forma della lingua; è la creatività del parlante ad assemblare quelle frasi.

Questi studi gli valsero, nel 1957, la cattedra di linguistica del MIT, il Massachusetts Institute of Technology, dove insegnò per gran parte della sua carriera, facendo anche da consulente per alcuni progetti di ricerca dell’esercito che si svolgevano nell’ateneo: gli scienziati militari erano interessati ai suoi studi nel tentativo di sviluppare dei linguaggi per le operazioni al computer nei comandi militari, intento che non fu portato a termine. Ciò nonostante, Chomsky ha descritto il MIT come “un luogo aperto alla sperimentazione e senza rigidi requisiti. Era semplicemente perfetto per qualcuno con interessi e studi idiosincratici come i miei”.

Chomsky e l’attivismo politico

Al di fuori del mondo accademico Chomsky è altrettanto affermato, da un lato come intellettuale di sinistra, impegnato fino al midollo e convinto della necessità dell’impegno da parte degli intellettuali, e dall’altro lato come attivista politico, sin dal 1962, quando esordì in piccole assemblee e riunioni per pronunciarsi contro la guerra in Vietnam. Quello stesso anno pubblicò su The New York Review of Books il saggio The Responsibility of Intellectuals, un intervento in cui esprimeva e argomentava il proprio dissenso rispetto all’intervento americano in Vietnam, guadagnandosi l’attenzione del pubblico; da quella pubblicazione nacque il primo libro eminentemente politico di Chomsky (il primo di molti, va detto), pubblicato nel 1969, I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America (Einaudi). Il volume individua i “nuovi mandarini” nella classe intellettuale e tecnica delle università e del governo, una classe che, secondo l’autore, non necessariamente è da ritenersi preferibile in virtù della propria istruzione e cultura; è questa classe di nuovi mandarini, infatti, che Chomsky ritiene in buona parte responsabile delle atrocità commesse in Vietnam dal governo americano.

noam chomsky libri i nuovi mandarini

Da allora in poi ebbe inizio una lunga e solida storia d’amore che lega Noam Chomsky all’attivismo e alla dissidenza politica, una storia mai conclusa e sempre carica di nuovo ardore: sostenne pubblicamente gli studenti che si opponevano al servizio di leva e fu arrestato per aver partecipato alla marcia sul Pentagono dell’ottobre 1967, un’iniziativa di protesta che voleva il ritiro immediato delle truppe americane dal Vietnam. Né fu quella l’ultima volta che lo arrestarono per aver preso parte all’attivismo contro la guerra. La moglie, anche lei linguista, decise di iniziare il dottorato e la carriera accademica per poter mantenere la famiglia, consapevole di quali conseguenze potesse avere la disobbedienza civile del marito sulle finanze di casa Chomsky.

Nel frattempo, lo studioso si era guadagnato molta attenzione, non soltanto all’interno delle università, ma anche a livello di opinione pubblica, un’eco che si espanse fino alla Casa Bianca: il nome di Noam Chomsky compariva nella versione estesa di quella che viene comunemente chiamata la “lista dei nemici” di Nixon, una lista di nomi dei principali oppositori politici del presidente, compilata e redatta dai suoi consulenti. Per tutti questi motivi, il MIT fu messo sotto forti pressioni per licenziarlo, ma non cedette mai, ritenendo che il suo prestigio accademico nel campo della linguistica prevalesse sulle ragioni contrarie.

Ciò detto, Noam Chomsky non ha mai smesso di schierarsi contro l’imperialismo americano e la tendenza degli Stati Uniti a intervenire in casa altrui, in particolare in Asia, non si è mai trattenuto dal pronunciarsi pubblicamente contrario a simili interventi o dallo scrivere libri in proposito. Certo c’è anche da dire che i governi statunitensi (e non solo quelli, suvvia) non hanno mi smesso di dargli motivo d’esprimersi, ma questo è un altro discorso.

I libri di Noam Chomsky

Dal connubio tra le due passioni a cui si è dedicato con maggiore costanza, lo studio del linguaggio e l’attivismo politico, Noam Chomsky ha tratto una ricca rosa di saggi, interviste e riflessioni; si tratta di scritti che spaziano in un ampio spettro di tematiche nell’ambito della comunicazione, dell’informazione, dell’economia, della politica e dei diritti umani e sociali.

Noam Chomsky libri la fabbrica del consenso

Tra questi libri, uno dei più celebri è la riflessione scritta a quattro mani con l’economista americano Edward S. Herman, La fabbrica del consenso. La politica e i mass media (Il Saggiatore, traduzione di S. Rini). Il saggio, pubblicato nel 1988, analizza il rapporto tra i mezzi di comunicazione mass mediatici e le istituzioni del potere politico ed economico all’interno della società, a partire dal panorama contemporaneo statunitense, ma secondo uno schema ricostruibile in gran parte dell’occidente e del globo. Gli autori mettono in luce i meccanismi economici, sociali e strutturali che fanno dei mass media “delle potenti ed efficaci istituzioni ideologiche che compiono una funzione di propaganda supportiva del sistema in cui si trovano”: il testo, che mira a scoprire delle trame nascoste che fanno parte della quotidiana fruizione di informazioni, affronta il problema della strumentalizzazione implicita, non evidente, e, in quanto tale, più pericolosa, dei media, a scapito di una vera e propria libertà di espressione.

noam chomsky libri 11 settembre le ragioni di chi

Controverso ma significativo nella visione politica dell’autore è il volume 11 settembre. Le ragioni di chi? (Marco Tropea Editore), libro che raccoglie gli interventi dello studioso nei giorni successivi all’attentato delle Torri Gemelle. Le riflessioni dell’autore scavalcano le troppo facili etichette di buoni e cattivi nel tentativo di dare una spiegazione articolata alla complessità di eventi che hanno portato all’attacco al World Trade Central e al Pentagono, nel tentativo di ricordare al mondo che quella tragedia terribile ha una causa, e che anche gli Stati Uniti sono responsabili di atti di terrorismo.

Noam Chomsky libri capire il potere

Pubblicato nel 2002, Capire il potere (Il Saggiatore, traduzioni varie) tesse ancora una volta le trame di un’intricata tela d’intrecci politici internazionali che, come tanti sottili fili rossi, uniscono l’uno all’altro tanti fatti apparentemente indipendenti, dall’apartheid alla questione palestinese, dal narcotraffico alle più feroci dittature, dalla situazione instabile in medio oriente alle più feroci dittature. Al netto di un enorme quantitativo di informazioni, Noam Chomsky punta il dito contro l’imperialismo statunitense, andando a delineare la scia di danni che si lascia alle spalle.

noam chomsky libri chi sono i padroni del mondo

Altrettanto noto è il saggio Chi sono i padroni del mondo (Ponte alle Grazie, traduzione di V. Nicolì). Come suggerisce il titolo del libro, che nella versione originale (Who rules the world?) è seguito da un punto di domanda, analizza gli intrecci politici ed economici della società contemporanea per mettere in evidenza quali siano i reali detentori del potere, chi prenda le decisioni che, su scala globale, comportano conseguenze ricorsive, facendo sì che la storia si ripeta uguale a se stessa. L’argomentazione dello studioso affronta di petto le più attuali questioni politiche su scala globale, dal terrorismo all’espansionismo cinese, dal riavvicinamento tra Cuba e gli Stati Uniti alla questione israelo-palestinese, tenendo un occhio bene aperto su tutto il medio oriente, ragionando sulla fallacia dei discorsi istituzionali e sui meccanismi del potere che si celano dietro una coltre di fumo. Per quanto amareggiato che sia, non è mai priva di speranza la riflessione di Noam Chomsky, che si appella al lettore con l’incrollabile convinzione che tutti abbiano il potere di intervenire, nel loro piccolo, nel grande schema delle cose. Convinzione manifestata più volte in prima persona, schierandosi in prima linea. Ma di questo si è già detto abbastanza.

Noam Chomsky libri le 10 leggi del potere requiem

Di diseguaglianza sociale, neoliberismo e concentrazione della ricchezza in poche tasche a scapito delle classi lavoratrici, parla Le dieci leggi del potere. Requiem per il sogno americano (Ponte alle Grazie, traduzione di V. Nicolì), un volume che amplia i contenuti del documentario uscito nel 2015, Requiem for the American Dream, realizzato dal linguista dai registi Peter D. Hutchison, Kelly Nyks e Jared P. Scott.

Infine, nel cuore di un momento storico estremamente complesso a livello globale, esce Venti di protesta (Ponte alle grazie, traduzione di V. Nicolì), il più recente libro di Chomsky, che cerca di riordinare i tasselli di una scacchiera confusa e non sempre chiara, per dar conto ai lettori di che cosa accade sotto la superficie: le tematiche sono quelle di sempre, il potere, la politica, l’economia, il terrorismo, le tensioni internazionali, che il linguista cerca di ricomporre all’interno di un quadro unico, con la consueta razionalità e logica stringente. Il libro, che si compone di dodici interviste con David Barsamian, direttore radiofonico e scrittore americano, è denso di ricordi personali che costellano una visione d’insieme articolata, che abbraccia la situazione medio orientale, la questione dei profughi e della così detta “invasione” dell’Europa, fino all’avanzamento delle destre nella politica internazionale.

Noam chomsky libri venti di protesta resistere ai nemici della democrazia

Molto altro ci sarebbe da dire su Noam Chomsky, pensatore categorico e scrittore estremamente prolifico, troppo, per poter dar conto di tutti i suoi libri. Si potrebbe, per esempio, ricordare lo scherzo che usava fare Alexander Cockburn, scrittore e giornalista americano di origini irlandesi, quando diceva che due delle più gravi minacce per il potere statunitense erano accadute, in anni diversi, il sette di dicembre: l’attacco a Pearl Harbor e la nascita di Noam Chomsky.

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