“Facciamo un lavoro in cui è la diversità a fare la differenza”. Giorgio Gianotto, direttore editoriale di minimum fax, parla con ilLibraio.it delle novità legate al progetto della casa editrice romana, che in occasione del Salone di Torino presenta una veste grafica rinnovata. I cambiamenti non riguardano solo le copertine, ma anche la “squadra” e la linea editoriale, in un contesto cambiato: “Viviamo in un’epoca che necessita di attenzioni fondamentali, in cui molti schemi sociali, politici e culturali sono saltati e la vera letteratura, che non è mai intrattenimento, è capace di spaziare dalla saggistica alla narrativa senza perdere di definizione…” – L’intervista e i particolari sulle prossime uscite

Per la storia della casa editrice minimum fax, tra i punti di riferimento dell’editoria indipendente romana, è un momento di svolta. Al Salone del libro di Torino, giunto alla 30esima edizione (18-22 maggio), da quest’anno diretto dallo scrittore Nicola Lagioia (tra l’altro responsabile della collana di narrativa italiana di minimum fax Nichel), viene presentata la nuova grafica del marchio fondato nel 1993 da Marco Cassini e Daniele di Gennaro. Per l’occasione, tra l’altro, va online anche il nuovo sito.

minimum fax

È nota l’importanza che minimum fax ha da sempre dato all’immagine grafica del marchio: dopo che per tanti anni si è affidato alla creatività di Riccardo Falcinelli, la scelta dell’editore è caduta su Patrizio Marini, nuovo art director, che del logo storico di minimum fax è stato l’ideatore, e “che è ripartito dalle radici della casa editrice per la definizione del nuovo progetto grafico”.

I cambiamenti non riguardano solo la grafica. Dopo che negli anni scorsi Cassini ha scelto di dedicarsi al progetto Sur, che da tempo non è più una costola di minimum fax ma un marchio del tutto indipendente, oggi l’editore di minimum fax è solo di Gennaro, mentre la direzione editoriale già dal 2014 è stata affidata a Giorgio Gianotto, in precedenza a Codice e a Baldini & Castoldi. Lo stesso Gianotto è anche editor della saggistica, dove ha preso il posto dello scrittore Christian Raimo, da pochi mesi consulente della Laterza. Sempre da poco tempo, come abbiamo raccontato, è entrato a far parte della casa editrice Luca Briasco, in veste di editor della narrativa straniera. Briasco, esperto di letteratura americana, è stato editor di Einaudi Stile Libero.

il tempo è un bastardo egan

Le novità non riguardano solo le copertine e la squadra ma anche la linea editoriale e, più in generale, il progetto della casa editrice, in un contesto cambiato, più complicato anche per le piccole realtà.

A proposito del progetto, tra l’altro, la casa editrice guarda anche al cinema: è appena arrivato nelle sale La guerra dei cafoni, il film tratto dal romanzo di Carlo D’Amicis (che ne ha parlato proprio su ilLibraio.it, ndr), con cui minimum fax ha debuttato nella produzione cinematografica.

In occasione del Salone, dal 18 maggio minimum fax presenta quattro nuove uscite, in cui la saggistica sembra avere un ruolo centrale: dall’atteso Future Sex di Emily Witt a Complex TV di Jason Mittell, dal saggio musicale di Nicholas Rombes dedicato ai Ramones all’esordio nel romanzo di Giuseppe Zucco, Il cuore è un cane senza nome.

il commesso

La nuova grafica non riguarda solo le novità ma anche catalogo di minimum fax, con le ristampe de La guerra dei cafoni, Sofia veste di nero di Paolo Cognetti (tra i favoriti al premio Strega 2017 con Le otto montagne, il suo primo romanzo, pubblicato da Einaudi), Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan (che l’anno prossimo tornerà in libreria, con Mondadori) e altri “cult” come Revolutionary Road di Richard Yates e Il commesso di Bernard Malamud.

ilLibraio.it ha parlato del presente e del futuro di minimum fax con il direttore editoriale Gianotto.

complex tv di jason mittel

Partiamo dalla grafica: come sintetizzerebbe le caratteristiche delle nuove copertine? 
“La prima parola è identità: l’affermazione chiara di un’agenda culturale che si è riorganizzata intorno a un segno grafico unitario, la diagonale, che indica la voglia, chiara e precisa, di intercettare idee e voci in modo curioso e imprevedibile, non ortodosso e non ortogonale. Continuiamo a credere che sia necessario riaffermare, da un punto di vista prettamente culturale e non per ragioni di marketing, l’importanza dello sguardo, del chi fa qualcosa. Perché non è vero che basta che ci siano i libri: dipende da chi li fa, da come si fanno e con chi si accompagnano nel loro muoversi. Un termine cui sono personalmente affezionato è attitudine…”.

Perché?
“In molti fanno una stessa cosa, ma è il modo in cui la si fa a cambiarne il valore, e questa è da sempre una capacità, una caratteristica e un pezzo importante del coraggio di minimum fax, quella che me l’ha fatta amare da lettore. Per finire, non una parola ma qualcosa che dovrebbe essere caratteristica di un editore: la capacità di rinnovarsi, di guardare fuori dalle mura della casa editrice e saper portare dentro le cose migliori. Facciamo un lavoro in cui la conservazione dovrebbe essere bandita per legge, non tutelata: è la diversità a fare la differenza”.

Veniamo a uno dei punti di forza di minimum fax, la narrativa italiana, visto che nella collana Nichel hanno esordito molti importanti scrittori. Tra gli ultimi autori pubblicati, troviamo Marta Zura-Puntaroni, Andrea Cisi e, soprattutto, Claudia Durastanti e Giordano Meacci, mentre è in uscita l’esordio nel romanzo di Giuseppe Zucco: cosa accomuna i libri di narrativa italiana che vi interessa pubblicare in questa fase?
“Quello che ci interessa è non avere schemi precostituiti: alcuni tra i libri più importanti usciti negli ultimi anni ci stanno insegnando che la distinzione tra romanzi – siano essi stranieri o italiani – e saggi si sta sempre più assottigliando, e non in nome di sperimentalismi destinati a durare una stagione, ma in funzione di un vero e proprio cambio percettivo di autori e lettori. Quindi non ci interessa recuperare distinzioni, o formalismi: cerchiamo, come sempre, storie che riguardino la realtà, quella in cui viviamo. Ogni tempo ha la sua letteratura: noi cerchiamo, come sempre, di coglierla nella sua libertà. Perché la letteratura è prima di tutto libertà, altrimenti non sarebbe così interessante, no? Una voce libera è una voce forte, slegata da schemi mercantili o formali”.

zucco

Dopo il Salone, Nicola Lagioia, che negli ultimi mesi ha sospeso la collaborazione per lavorare al programma di Torino, tornerà, o lascerà la guida della collana Nichel?
“Nicola in questo momento credo non abbia nemmeno il tempo di pensare a cosa succederà, così come tutti noi siamo impegnati a muoverci per i Nichel in uscita, che sono molti, sia per quest’anno sia per il prossimo. La fortuna di vivere dentro un atelier culturale in cui le singolarità sono espressione di un lavoro privo di confini personali o formali ci mette fortunatamente nella condizione di avere un tavolo di lavoro lungo e ben apparecchiato. Per questo, mentre in molti si fanno e ci fanno questa domanda, noi siamo sereni: quando succede, e può succedere a chiunque, di fare qualcosa al di fuori della casa editrice, per noi è naturalmente un bene e non un problema. Sono nuovi contatti, nuove idee, nuova linfa. Il problema non è mai il movimento – so che mi ripeto – ma la stasi, l’immobilismo. Il nostro è un lavoro che si deve fare fuori, fuori, non solo e sempre alla scrivania o comunque davanti a uno schermo: le idee sono per la strada e nelle persone. Abbiamo augurato il meglio a Nicola sapendo che sarebbe stato il meglio anche per noi”.

paolo cognetti

Dalla narrativa italiana a quella straniera: con Briasco, esperto in materia, continuerete ovviamente a guardare con attenzione alla letteratura Usa, ma vi interessa aprirvi anche ad altre direzioni?
“Luca Briasco è un grande americanista, quindi naturalmente continueremo a guardare a quell’enorme continente che è la letteratura di quel paese, che cercheremo però di osservare da punti di vista, letterari e geografici, diversi. Non solo la politica si è accorta che, negli ultimi anni, qualcosa nello schema sociale e culturale di quel paese è mutato, e quello che è successo ci dice che  forse abbiamo avuto degli angoli ciechi nella nostra visuale. Ci sono autori, scritture, contesti trascurati che vanno valorizzati e fatti conoscere. Anche nella forma, nella classicità come nei generi, ci sono state innovazioni e mutamenti, e cercheremo di intercettare anche quelli. Il nostro è un lavoro di intermediazione, cercare e portare al lettore idee, che non significa ‘oggetti’, ma pensieri e lingue nuove. E qui, tornando al discorso precedente è la squadra editoriale a garantire discussioni e quindi decisioni. Che spesso e volentieri sono avventure”.

A proposito di letteratura americana, nell’ultimo anno avete proposto, tra gli altri, autori come Charles D’Ambrosio e Sara Taylor. A quando la pubblicazione della raccolta di saggi Marilynne Robinson? 
“È da tempo che alcune delle cose più interessanti che capita di leggere stanno su un limite fra tensione narrativa e ricerca. Le carte processuali e le interviste alla base de L’avversario di Carrère non sono così diverse dalle ricerche alla base dei grandi romanzi e, per rimanere a noi, il Foster Wallace narratore nasce, si radica, nel Foster Wallace saggista. Con Marilynne Robinson  siamo di fronte a un caso simile, con saggi che uniscono a una profondità di analisi eccezionale una capacità di racconto che li rendono formativi, generosi. Sì, generosi è un termine che descrive bene gli autori che fanno questo fantastico e fondamentale lavoro”.

C’è attesa per l’uscita di Future sex e, in generale, nel vostro catalogo la saggistica sembra avere sempre più spazio: che tipo di racconto dell’attualità state cercando di portare avanti? E quali novità in arrivo nei prossimi mesi può anticipare?
“La linea è cercare le formule migliori per raccontare la contemporaneità, il che prima di tutto vuol dire questo: guardare alla contemporaneità. Viviamo in un’epoca che necessita di attenzioni fondamentali, in cui molti schemi sociali, politici e culturali sono saltati e la vera letteratura, che non è mai intrattenimento, è capace di spaziare dalla saggistica alla narrativa senza perdere di definizione. In questo senso abbiamo aperto la collana saggistica a voci straniere, per recuperare uno spirito di apertura che è connaturato a minimum fax e andare incontro alle intelligenze di altri momenti culturali. Pubblicheremo i libri di Mark Fisher, che del concetto di Hauntology (alla base  anche di libri come Retromania di Simon Reynolds), è il creatore. E i bravissimi italiani, come Leonardo Bianchi, che sta concludendo un lavoro durato anni sul populismo o Raffaele Alberto Ventura, di cui a breve uscirà il pamphlet Teoria della classe disagiata“.

future sex

Ancora a proposito di saggistica, lei ha una passione per la musica, che è sempre stata presente nel catalogo di minimum fax: avete ripubblicato un testo fondamentale per capire l’ultimo decennio come Retromania, già uscito per Isbn: a quando il nuovo saggio di Simon Reynolds, e di cosa parlerà?
“Il nuovo libro di Simon Reynolds è una cavalcata attraverso le colorate, pansessuali e drogate anime del glam rock. Ci troviamo così Bowie, i T-Rex, Lou Reed, i NY Dolls, sino ad arrivare all’oggi, da Prince a Lady Gaga ma come al solito la musica viene usata come lente per analizzare i costume, la cultura, passando così da Oscar Wilde a Oswald Spengler. Siamo di fronte a un nuovo capolavoro nella scia di Retromania“.

la guerra dei cafoni

Anche se il contesto è cambiato, il senso di comunità tra le case editrici indipendenti romane è ancora forte?
“Vivo a Roma da poco per poterne tracciare una specie di storia editoriale, mi limito a quello che vedo oggi. E quello che ho visto arrivando qui è un notevole fermento: penso all’Orma,  per fare solo un esempio, e al lavoro fatto  su una grandissima autrice come l’Ernoux. Una cosa che mi ha colpito è la facilità e quotidianità di rapporto fra gli scrittori di una città, come è Roma, che sembra fatta per dividere, nella sua geografia e nelle difficoltà di movimento. In genere mi incuriosisce la porosità fra gli operatori del settore, editori, librai, scrittori. È un indice di freschezza, o forse anche solo di aiuto comune, ma di comunità, comunque. Certo, la stessa città non vive una fase facile. Ed è il mercato editoriale nel suo complesso a essere enormemente mutato, per dimensioni e organizzazione”.

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Per chiudere, come immagina il progetto minimum fax da qui a 3-5 anni? 
“Avendo appena ridefinito la nostra agenda e, insieme, non un restyling ma un vero e proprio rilancio visivo, non dobbiamo immaginarlo, lo abbiamo ben chiaro: è quello su cui abbiamo lavorato e sopratutto è qualcosa cui ci applichiamo quotidianamente. In parte lo raccontano i libri e le selezioni di lungo termine di cui abbiamo parlato, ma ci sono un po’ di sorprese che sveleremo passo passo. E speriamo anche di averne di nuove: quando ci si muove, può succedere di tutto”.

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