Fresche, bollenti, affilate, carezzevoli: le poesie raccolte in “Anche la sofferenza ha la sua data di scadenza” ripercorrono vent’anni di lavoro di Francesca Genti. Vari i temi trattati, dall’ebrezza delle prime volte all’amore in tutte le sue forme, dal viaggio alla città: e c’è spazio per alcuni inediti…

Fresche, bollenti, affilate, carezzevoli: le poesie contenute in Anche la sofferenza ha la sua data di scadenza – Poesie per gatte governate da Saturno (HarperCollins Italia) ripercorrono vent’anni di lavoro di Francesca Genti, torinese trapiantata a Milano, che alterna ai suoi versi più noti testi inediti.

Francesca Genti Anche la sofferenza ha la sua data di scadenza

Oltre a diverse raccolte (Bimba Urbana – Mazzoli, Il vero amore non ha le nocciole – Meridiano Zero, Poesie d’amore per ragazze kamikaze – Purple Press e L’arancione mi ha salvato dalla malinconia – Sartoria Utopia), l’autrice, classe ’75, ha scritto diversi racconti e un romanzo con Castelvecchi, La febbre. E i suoi testi sono apparsi su varie riviste, tra cui Nuovi Argomenti e Lo straniero.

Anche la sofferenza ha la sua data di scadenza consta di cinque sezioni, una con un titolo più bizzarro dell’altra: si parte da ‘Oggi è il giorno delle bolle di sapone‘, che raccoglie testi associati all’infanzia e non solo. Si comincia con Tutte noi dai tre anni in poi, una sorta di ‘dichiarazione d’intenti’ su ciò che unisce le bambine di tutto il mondo: l’aspettare qualcosa per loro stesse. Le poesie passano a trattare delle prime volte: i primi desideri, i cartoni animati, i videogiochi; la consapevolezza bambina del dover essere madri (un giorno la tua gatta preferita/ha subìto una ferita nella pancia./non ha mai fatto micini/non potrà essere felice – da Bimba urbana), il primo reggiseno, la prima masturbazione, il primo conseguente senso di colpa. E c’è spazio per i primi amori, orrendi, dolorosi, arrabbiati come solo gli amori giovanili sanno essere.

Si passa alla seconda sezione, ‘Il corpo della donna è fantascienza‘. Qui le poesie sono più carnali e cattive, toccano temi quali il precariato, l’addomesticamento dell’uomo, l’amore che si fa più responsabile e maturo, il tutto, spesso, sullo sfondo di una Milano grigia, notturna. Le poesie hanno titoli particolari, che ricalcano il momento in cui il componimento è nato: Meditazione davanti a un piatto di patatine fritteAl suono ipnotico della lavatrice, Mi provo i trucchi alla Rinascente, come esempi. È in questa sezione, tra le altre, la poesia che dà titolo alla raccolta:

francesca genti

La terza sezione, ‘Eccola di nuovo che insegue la sua musa‘, ha il corpus più copioso delle altre, e anche il più vario: l’autrice scrive di e in viaggio, racconta i suoi spostamenti, le sue sensazioni. Ad esempio il Trittico del lago, che parla di tre gite in località del varesotto, Laveno, Arona e Stresa: l’utilizzo del termine “gita” ha un sapore ancora un po’ infantile, a ricordare che in gita si va con l’amico, sempre disponibile tra un amore e l’altro. Molti i componimenti ambientati in Liguria, dalla stazione di Genova alla periferia di Imperia (mi spiega che la signora non ha gradito il luogo,/che pensava che vallecrosia fosse tipo bordighera,/non la scampia del ponente ligure – Alle geishe danzanti), e a Torino, che non viene quasi mai nominata, anche se se ne fa spesso accenno (le chips alla bagna cauda ne Il miracolo della bacca di Goji). Una menzione particolare per il secondo trittico presente nella raccolta, il Trittico dell’innocenza, che racconta la morte di tre animali resi famosi – loro malgrado – dalla cattiveria degli uomini. Laika, morta “sola come un cane in assenza di pietà”; Dolly (è morta Dolly/la pecora clonata/ma come ha fatto/se non è mai nata?) e Cita, lo scimpanzé più longevo di cui si ha documentazione, vissuto più di ottant’anni e ‘condannato’ alla gabbia dorata hollywoodiana.

francesca genti

La penultima sezione, ‘Le fate tornavano a sbucciare le patate‘, si incentra sulla famiglia: si parte proprio dalle famigliole di animaletti che i bambini bramano nelle cartolerie (Tutte noi nelle cartolerie guardiamo), per poi scardinare i singoli membri della sua famiglia: La mia parte costruttiva è il nonno, quella distruttiva è la nonna, seguite da quattro poesie dedicate alla madre e alcune dedicate al figlio. Il tutto assume toni più dolci e malinconici, fino all’ultimo testo: Lettera di referenze (ama i libri con le alette/per spiccare meglio il volo).

francesca genti

L’ultima sezione è ‘E sei l’ennesimo graffio tra il cielo e le case‘, il cui tema potrebbe racchiudersi in una parola: preghiera. Molte infatti sono invocazioni (anche) irriverenti, come nel caso de Santifica di tutto (lo strutto/il biscotto/il letto disfatto/santifica il tuo gatto […]), Preghiera schizofrenica e Ave Maria, passando per preghiere alla parola, alle madonne, alle zanzare e alle stelle. La chiusa della sezione – e della raccolta – lascia al lettore un sapore dolce amaro: Fata dell’arcobaleno, nascosta tra i dentini di una bambina che, a ben vedere, potrebbe essere una di noi.

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