Da Dawson’s Creek a Glee, in tv abbiamo già visto giovani protagonisti omosessuali alle prese con il coming out. Al cinema, invece, spesso è una tematica ancora poco affrontata, specialmente in chiave di commedia romantica. È proprio questa la novità di “Tuo, Simon”, nelle sale italiane dal 31 maggio: ispirato al libro di Becky Albertalli, il film affronta con leggerezza tematiche LGBT, ricordando film adolescenziali diventati iconici, come Breakfast Club e Sixteen Candles

Il primo amore, la scuola, il rapporto a volte difficile con i genitori, le risate con gli amici: in Tuo, Simon troviamo gli ingredienti tipici di una qualunque commedia romantica adolescenziale. Eppure, in questo suo essere tipicamente canonico, il nuovo film di Greg Berlanti – nelle sale dal 31 maggio – ha un che di innovativo. Perché Tuo, Simon è tra i primi film per adolescenti prodotti da un’importante casa cinematografica (in questo caso la 20th Century Fox) ad avere per protagonista un adolescente omosessuale.

Tratto dal romanzo di Becky Albertalli (pubblicato in Italia prima con il titolo Non so chi sei, ma io sono qui  e recentemente riproposto con lo stesso titolo del film, sempre da Mondadori), segue le vicende di Simon Spier (Nick Robinson), diciassettenne che ancora non è riuscito a fare coming out con la famiglia e gli amici. Un giorno sul blog della scuola appare un post in cui un misterioso studente che si firma semplicemente Blu parla del suo essere gay non dichiarato.

Emozionato all’idea di aver finalmente trovato qualcuno con cui parlare senza nascondere i propri sentimenti, Simon crea un nuovo indirizzo email per scrivere a Blu, ovviamente senza rivelargli la sua identità (sceglie di firmarsi Jacques). Ne segue una relazione epistolare via via più intima, un’amicizia genuina che diventa presto qualcosa di più, anche se nessuno dei due ha idea di chi possa essere l’altro.

Tutto però cambia quando Martin Addison (Logan Miller), compagno di teatro di Simon, scopre casualmente la corrispondenza tra i due ragazzi. Goffo, impacciato e decisamente buffo, Martin non ha di certo l’aria di un bullo, ma in quelle mail vede una possibilità: le usa quindi per ricattare Simon affinché faccia da cupido tra lui e Abby, compagna di scuola – nonché grande amica di Simon – per la quale ha una cotta.

La svolta di Tuo, Simon

tuo, simon

Come si è potuto vedere fin qui, quella di Tuo, Simon non è una trama particolarmente innovativa, ma proprio per questo è a suo modo rivoluzionaria: se sul piccolo schermo abbiamo già visto protagonisti di serie teen alle prese con il coming out e le sue conseguenze (da Jack McPhee di Dawson’s Creek a Kurt Hummel di Glee), per il grande schermo si tratta invece di tematiche ancora piuttosto inedite.

Sono tematiche inedite soprattutto se affrontate in chiave di commedia romantica: i film a tema lgbtq esistono da molto tempo (basti pensare al successo di Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino), ma se non hanno un finale drammatico – Brokeback Mountain, per citarne uno – si rivelano comunque dolceamari, magari non tragici ma con storie d’amore che in ogni caso non hanno un vero lieto fine – come nel film di Guadagnino o come in La vie d’Adèle.

Tuo, Simon, invece, racconta una storia d’amore così come potrebbe fare una qualunque altra commedia romantica con protagonisti eterosessuali: con ottimismo, tenerezza e ironia. E anche il coming out viene trattato con leggerezza, a tratti persino con una vena più comica. A un certo punto, ad esempio, Simon immagina i suoi migliori amici che, imbarazzati, dichiarano alle rispettive famiglie di essere eterosessuali, con reazioni sì esilaranti, che fanno però riflettere su quanto, a conti fatti, sia assurdo dare così tanta importanza all’orientamento sessuale.

Tuo, Simon: il rapporto con i genitori e le differenze con il romanzo

Nel cast troviamo attori noti agli adolescenti: oltre a Nick Robinson, già visto in Noi siamo tutto, ci sono anche Katherine Langford (è Leah, la migliore amica di Simon) e Miles Heizer (un compagno di teatro), entrambi noti per il loro ruolo in Tredici, la cui seconda stagione è disponibile su Netflix dal 18 maggio.

E se Tredici affronta temi attuali con tinte drammatiche per diffondere consapevolezza sul mondo adolescenziale, il film di Greg Berlanti dimostra come sia possibile dare il via a una conversazione genitori-figli anche con toni decisamente più ironici.

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Proprio il rapporto con i genitori nel film viene approfondito: se nel libro la madre e il padre di Simon restano abbastanza sullo sfondo e la reazione di entrambi al coming out del ragazzo si risolve in poche pagine, nella pellicola ha più spazio. Pare anzi che sia stata proprio Jennifer Garner – che interpreta la madre di Simon – a insistere per inserire una scena tra i due, un toccante discorso che, pur non eguagliando la carica emotiva del discorso del padre di Oliver alla fine di Chiamami col tuo nome, resta comunque significativo.

A proposito di differenze con il libro, va detto che il personaggio di Leah nel film ha più spazio e persino un ruolo leggermente diverso, mentre Abby (Alexandra Shipp) è un po’ meno presente rispetto al romanzo. Più spazio viene dato anche a Martin, mentre la sorella minore di Simon resta sullo sfondo: un vero peccato, perché Berlanti avrebbe facilmente potuto sacrificare alcune scene con Martin per approfondire il rapporto tra i due fratelli (Alice, la sorella maggiore, nel film non esiste).

I temi universali e l’omaggio a John Hughes

Pur concentrandosi sul problema del coming out, Tuo, Simon resta una storia di formazione che parla a tutti gli adolescenti in quanto riflette problematiche universali: dall’insicurezza in un’età così complicata al rapporto con la famiglia, passando per le prime feste e i primi amori, le incomprensioni tra amici, il concetto di fiducia.

Del resto Greg Berlanti si è ispirato ai film di John Hughes, regista di film adolescenziali diventati vere e proprie icone, come Breakfast Club e Sixteen Candles. In Tuo, Simon ritroviamo Hughes nelle inquadrature e nell’attenzione per la colonna sonora, nei dialoghi e nelle riflessioni di Simon.

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Tuo, Simon non è solo una commedia tenera e divertente: è una storia di formazione che (si spera) aprirà la strada ad altri film mainstream con protagonisti omosessuali. Non è perfetto – alcune scene sono un po’ affrettate e Simon non è poi così sfaccettato, e c’è chi l’ha criticato perché, pur affrontando tematiche lgbtq, tralascia questioni razziali e di genere.

“Sono come te”, ci dice Simon all’inizio del film, e poi ci ricorda che “ognuno merita una grande storia d’amore”. Ed è proprio ora che sul grande schermo omosessuali, bisessuali e transessuali possano essere protagonisti di quelle storie d’amore – felici, ottimiste, a lieto fine, semplicemente storie normali – finora riservate soprattutto agli eterosessuali.

Più che i commenti e le opinioni della critica, comunque positivi, a contare davvero in questo caso sono le reazioni degli adolescenti a cui il film si rivolge. Basta andare su Youtube e dare un’occhiata sotto il trailer originale del film (che negli Usa è uscito a marzo): tanti ragazzi e ragazze scrivono che Tuo, Simon ha dato loro il coraggio di fare coming out o si dicono commossi, felici di vedersi rappresentati sul grande schermo in una commedia romantica. Forse non c’è critica migliore di questa.

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