Arnaldur Indridason – Guanda – 304 pagine – ISBN:9788860881083

I cosiddetti “thriller che vengono dal nord” si stanno ritagliando uno spazio sempre maggiore sugli scaffali delle librerie italiane. La moderna tendenza alla semplificazione ha portato a una curiosa trasformazione semantica dell’aggettivo “nordico”, che non indica più la mera provenienza geografica di un autore, ma pare ormai costituire una nota di merito, una sorta di certificato di garanzia per la qualità di un’opera. Anche se alcuni gialli scandinavi meritano senz’altro di essere letti, occorre però procedere con attenzione quando ci si immerge nel mare magnum delle proposte editoriali. Il libro che vi consiglio caldamente, Un caso archiviato di Arnaldur Indridason, è meritevole di una lettura attenta non soltanto per le suggestive atmosfere nordiche, ma perché è un giallo scritto a regola d’arte. Indridason ha creato un personaggio seriale, il detective Erlendur, di cui è difficile non innamorarsi. Chi si è già imbattuto in qualche episodio della serie, saprà certamente che le indagini della polizia di Reykjavik si mescolano spesso con le vicende familiari di Erlendur. Tre ombre aleggiano intorno al detective: il fallimento del suo matrimonio, la scomparsa del fratello (disperso in una tormenta) e le difficoltà esistenziali dei figli (con problemi di alcol e droga). In Un caso archiviato i fantasmi familiari si sovrappongono a fantasmi veri e propri: pur restando ancorata alla realtà, la nuova indagine presenta inediti risvolti soprannaturali. Al centro della trama vi è infatti il suicidio di una donna ossessionata dall’aldilà e pericolosamente attratta dalle sedute spiritiche. Il piacere della lettura risiede soltanto in parte nella ricerca delle motivazioni per il gesto estremo. Interrogatori e colpi di scena si succedono come nella miglior tradizione poliziesca, ma a stregarci è soprattutto la magia che Indridason sa regalarci con poche sapienti pennellate. Dialoghi efficaci, descrizioni di paesaggi indimenticabili in cui si muovono personaggi complessi e quasi vivi, un ritmo armoniosamente cadenzato da flashback e momenti di riflessione. Un modo di narrare dal sapore antico – discreto e pacato – che rinfranca lo spirito.

22 dicembre 2010

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