“Londra” è allo stesso tempo una guida personale alla grande città e un commovente autoritratto di Virginia Woolf, che mentre descrive la città, allo stesso tempo vi si rispecchia, e coglie in essa quella modernità che cercava anche nella sua scrittura

Londra (Bompiani, traduzione e cura di Mario Fortunato) raccoglie per la prima volta in un unico volume e con una nuova traduzione, tutti gli scritti londinesi di Virginia Woolf. Articoli, saggi, pagine di diario, riflessioni, memorie che compongono una guida sontuosa e abbacinante della grande metropoli, centro di gravità di tutto il Novecento, e insieme un commovente autoritratto dell’autrice che per prima ha visto in Londra il cuore stesso della propria scrittura oltre che della modernità.

virginia woolf londra

“Mi piace pensare”, scrive  nell’introduzione il curatore e traduttore Mario Fortunato, che Vecchio Bloomsbury sia il centro di questo libro – messo insieme raccogliendo gli scritti londinesi di Virginia Woolf, ordinati, tranne il primo, in sequenza cronologica – e che ne sia quindi in qualche modo il cuore: che batte e pulsa della vita vera della scrittrice raccontata in prima persona, senza mediazioni letterarie, senza cioè il ricorso a quelle forme che lei tanto amava e che, per certi versi, l’hanno salvata da se stessa. Vecchio Bloomsbury è in altri termini, secondo me, un testo centrale per capire la topografia woolfiana di Londra, là dove la metropoli non è più unicamente uno spazio architettonico, non è solo la capitale di un impero, ma rappresenta la concrezione storica dello Spirito dell’Occidente, se mai ve n’è stato uno.”

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Londra è il ritratto allo stesso tempo della grande metropoli e della grande scrittrice, una sorta di guida della città, raccontata attraverso scritture diverse, dagli articoli di giornale, alle pagine di diario, dalle memorie, alle poesie, con un’infinità di sfaccettature personali. Così, ad esempio,  Virginia Woolf si esprime sulla città in una delle poesie che fanno parte del volume:

Come è bella
una strada di Londra a quest’ora,
con le sue isole di luce,
e le lunghe chiazze d’ombra,
e magari su un lato
qualche albero e una distesa d’erba
dove la notte si raccoglie
con naturalezza per dormire.

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