Alla scoperta dell’opera di Vivian Maier, street photographer sconosciuta in vita, famosa post mortem – anche – grazie a una scelta di cui non era consapevole: quella della tecnologia a cui affidare il suo sguardo. La buona cara vecchia pellicola fotografica… – Torna la rubrica “Il quadernino dell’ingegnere”, che racconta una storia, ricca di curiosità, che parte dal passato e ci porta al presente, e al boom di immagini sui social network

Ci sono libri di fotografia che aprono davanti ai nostri occhi una miriade di storie, ogni faccia un racconto, ogni strada l’inizio di un film. Come il catalogo della mostra dedicata a Vivian Maier, street photographer sconosciuta in vita, famosa post mortem – anche – grazie a una scelta di cui non era consapevole: quella della tecnologia a cui affidare il suo sguardo. La buona cara vecchia pellicola fotografica.

{Book} Vivian Maier: una fotografa ritrovata, John Maloof, Contrasto 2015

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Nel 2007 un giovane storico alla ricerca di foto d’epoca compra all’asta alcuni scatoloni di negativi fotografici. Negli anni che seguono scoprirà oltre 150.000 foto, e inseguirà caparbiamente l’identità della fotografa che le ha fatte, Vivian Maier. Era una bambinaia piena di stranezze, senza famiglia, alta e goffa, con la macchina fotografica a pozzetto perennemente al collo. Coi bambini che accudiva girava ogni angolo della città, rubando immagini memorabili. Faceva migliaia di foto che nessuno vedeva, nemmeno lei: la maggior parte dei negativi ritrovati non erano mai stati sviluppati.

John Maloof, il “ritrovatore”, capisce l’importanza della scoperta, di avere tra le mani un tesoro di immagini, quando condivide alcuni degli scatti ritrovati con la community di Flickr, uno dei più grandi social network per la fotografia: nella scoperta della Maier i social e internet hanno avuto un gran ruolo. Eppure, oggi sappiamo chi è solo perché la tecnologia con cui ha scattato quelle foto, oggi una scelta di nicchia, ha resistito decine di anni. Cosa sarebbe successo se avesse scattato quelle foto con l’iPhone?

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{Tech} Polaroid Snap, 99$

Vint Cerf, VP di Google, ha recentemente parlato del rischio che il ventunesimo secolo venga presto dimenticato: tutto quello che scriviamo e fotografiamo è salvato in file, in formati che diventeranno inevitabilmente obsoleti. Tra 5 anni probabilmente non avremo problemi ad aprire un file word salvato oggi. Ma tra 10? Tra 20? Esisterà ancora una Microsoft tra 50 anni, per farci aprire quel doc? E il disco su cui abbiamo salvato il file, sarà ancora leggibile? Il file, incorrotto? “Stiamo buttando tutti i nostri dati con grande disinvoltura, in quello che potrebbe diventare un buco nero informativo”, dice Cerf, presagendo un secolo dimenticato, un nuovo medioevo digitale.

Gli storici hanno scoperto che il concetto di infinito e il calcolo integrale erano stati indagati già nel terzo secolo avanti Cristo, a Siracusa, solo perchè i trattati di Archimede sono stato ritrovati su una pergamena, nascosti sotto preghiere bizantine del XIII secolo. Quello che serve, per Cerf, è una “pergamena digitale”: una struttura di dati in cloud dove virtualizzare documenti e sistemi operativi, per mantenere la possibilità di tornare indietro nel tempo. Forse è facile per Google: non la soluzione più semplice da applicare alla nostre foto fatte col cellulare.

Quindi? Anche se non siete una bambinaia pazza, stampate le vostre foto. Non è solo il fatto che semplificherete la vita ai vostri biografi e/o ai rigattieri che comprano all’asta scatole a caso. È che non c’è numero di like che valga quanto ritrovare in un cassetto una foto di vent’anni fa, e scoprire quanto eravate ridicoli con quel risvoltino ai jeans e quella barbetta a macchie.

Tornate alla Polaroid: l’ultimo modello dell’azienda americana, la Polaroid Snap, è una bellissima point-and-shoot che guarda al passato: fa solo foto, nient’altro. Non ha app, non ha wifi, non ha i socialini integrati. Ma si infila in tasca, e stampa direttamente le vostro foto su carta adesiva, con una tecnologia termica che non richiede inchiostro. Scatti, e attacchi dove vuoi.

E poi vediamo se la corruzione dei bit riesce a staccarvi le foto dal frigo.

Polaroid Snap

{Le note a piè di pagina}

E per le foto di facebook e instagram? C’è il francese cheerz: l’italiano sul sito è approssimativo, i prezzi non stracciati, ma stampa le foto quadrate nel vecchio formato polaroid, con il bordino bianco. Effetto nostalgia garantito.

Fotografie (c) Vivian Maier/John Maloof Collection. La mostra è a Milano dal 19 Novembre 2015. Le prime pagine del catalogo le trovate qui.

La storia di Vivian Maier è raccontata nel bel documentario diretto da John Maloof, candidato all’Oscar: qui il trailer.

Il Palinsesto di Archimede è un manoscritto bizantino del tredicesimo secolo: contiene un testo liturgico. Nel realizzarlo i monaci avevano riutilizzato le pagine in pergamena di sette trattati di matematica in greco, scritti da Archimede. Dal 1998, dopo che un collezionista privato l’ha acquisto per oltre due milioni di dollari, il Palinsesto è al Walters Art Museum di Baltimora, dove i trattamenti digitali delle immagini ricavate utilizzando raggi X, ultravioletti e infrarossi hanno reso leggibili i testi greci originali. Il collezionista che ha finanziato il recupero dei testi è sconosciuto: secondo il Der Spiegel si tratta di Jeff Bezos, fondatore di Amazon.

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