In Giappone l’«arte del riordino» è una vera e propria forma di cultura. Per i vostri libri provate a seguire i consigli di un’esperta: Marie Kondo, autrice del manuale “Il magico potere del riordino”

In Giappone l’«arte del riordino» è una vera e propria forma di cultura. Marie Kondo, autrice de Il magico potere del riordino – Il metodo giapponese che trasforma i vostri spazi e la vostra vita (Vallardi), offre una serie di consigli per mettere ordine nella vostra libreria.

(…) I libri rientrano nella categoria delle cose da cui è più difficile separarsi. Che siano amanti della lettura o persone cui non piace particolarmente leggere, sono molti quelli che dichiarano di non riuscire a buttare via i libri. A mio vedere, una delle ragioni principali dietro l’incapacità di sbarazzarsene deriva proprio dal fatto che il modus operandi è sbagliato in partenza.
Y., una mia cliente sulla trentina impiegata in una ditta di consulenza per aziende a capitale straniero, era una grande appassionata di libri. Oltre ad aver letto praticamente qualsiasi tomo di argomento economico, aveva ampi interessi che spaziavano dai romanzi ai manga. Proprio per questo motivo, la sua stanza era sepolta dai libri. Oltre a tre grandi scaffali che arrivavano fino al soffitto, aveva tanti libri ammucchiati sul pavimento in pile alte fin quasi alla vita. Di queste «torri» che minacciavano di crollare da un momento all’altro, se ne contavano venti. Mentre camminavo per la stanza, avevo la strana sensazione di dover procedere a zig zag per evitarle.
Dissi alla mia cliente quello che dico sempre, cioè di tirare fuori tutti i libri dagli scaffali – nessuno escluso – e di disporli sul pavimento. Lei sgranò gli occhi.
«Tutti?» mi rispose. «Ma sono veramente tanti!»
«Sì, lo so, ma le chiedo di tirarli fuori tutti» replicai senza esitazione, e lei fece per dire qualcosa, esitando come se avesse difficoltà a continuare: «Non sarebbe meglio che li scegliessi dal titolo senza toglierli dagli scaffali?»
In genere i libri sono conservati tutti nello stesso posto, allineati con il dorso bene in vista in modo che sia possibile sceglierli. Sono anche pesanti, e tirarli fuori per poi rimetterli a posto richiede un certo sforzo. Dal momento che alla fine dovranno essere comunque risistemati sullo stesso scaffale, tirarli fuori tutti sarebbe una doppia fatica oltre che una seccatura non da poco. Almeno sono in molti a pensarla così.
Invece, non si può assolutamente saltare la fase del tirarli fuori tutti dagli scaffali: finché si trovano ancora lì, decidere se ci comunicano ancora qualcosa è praticamente impossibile.
Questo discorso non vale solo per i libri, ma anche per i vestiti e gli accessori: se restano immobili nello stesso punto per molto tempo, sono come «addormentati». Si può anche dire che «scompaiono». Sebbene siano in bella vista diventano invisibili come la mantide immobile nell’erba che si mimetizza con ciò che ha intorno. (Non vi è mai capitato di notarne una e di spaventarvi?) Esaminare una cosa direttamente dallo scaffale su cui è riposta o dal cassetto in cui è conservata non ci fa capire immediatamente se ci colpisce ancora.
Perciò, nel momento in cui dovete decidere se conservare una cosa o buttarla, tiratela fuori da dove la tenete e «svegliatela». Per quanto riguarda i libri che sono già accumulati sul pavimento, spostandoli un po’ e riorganizzandoli meglio, riuscirete a scegliere più facilmente. Così come sfioriamo lievemente le guance di un bimbo addormentato per svegliarlo, possiamo «destare» la coscienza delle cose muovendole, arieggiandole ed esponendole agli stimoli.
In pratica, quello che faccio sul luogo del riordino è dare alcuni lievi colpetti alla copertina dei libri accatastati o, ponendomi di fronte alla montagna di libri, battere le mani come si fa in un tempio scintoista. I clienti all’inizio mi guardano stupiti, ma poi non possono fare a meno di prendere atto del cambiamento radicale di velocità e precisione che subiscono le operazioni di selezione. Loro stessi affermano di capire chiaramente quali sono quelli di cui hanno bisogno e quelli da cui, invece, sono pronti a separarsi. Lasciando i libri sugli scaffali, non riuscirete a scegliere quelli necessari e vi ritroverete nella situazione complicata di dover ricominciare da capo. A mio avviso, è questo il «doppio lavoro» reale.
Nel caso in cui i libri che possedete siano troppi per essere radunati tutti insieme sul pavimento, vi consiglio ancora una volta di dividerli per categorie e poi disporli sul pavimento. Le macrocategorie in cui suddividerli sono quattro:
• Pubblicazioni generiche (libri da leggere)
• Libri di uso pratico (opere di consultazione, libri di ricette ecc.)
• Libri da guardare (collezioni di fotografie ecc.)
• Riviste
Dopo questo passaggio, prendete in mano uno per uno tutti i libri accatastati, e procedete a scegliere quelli da conservare e quelli da buttare. Il principio in base al quale dovete regolarvi resta sempre «l’emozione che vi provocano nel momento in cui li sfiorate». Basta solo toccarli, l’importante è che non li leggiate. Leggerli confonderebbe il vostro senso di discernimento su che cosa vi colpisce e che cosa non vi stimola, ciò che vi serve e ciò di cui non avete bisogno.
Immaginate una libreria composta solo dai libri che vi piacciono. Solo il pensiero non vi manda in estasi? Per gli amanti dei libri non deve esserci gioia più grande…

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