Renzi ha nominato l’italiano Diego Piacentini, vicepresidente di Amazon, Commissario del governo per il digitale e l’innovazione. Su ilLibraio.it l’intervento di Stefano Mauri, presidente e Ad del gruppo GeMS: “La sua nomina, per quanto prestigiosa, dovrebbe suscitare le stesse domande sui potenziali conflitti di interesse di tutte le altre nomine…”

Il premier Matteo Renzi ha nominato l’italiano Diego Piacentini, vicepresidente di Amazon, Commissario del governo per il digitale e l’innovazione (qui i dettagli). L’intervento di Stefano Mauri, presidente e Ad del gruppo GeMS (ed editore del ilLibraio.it)

Diego Piacentini è un manager italiano che ci rende orgogliosi, uno dei tanti manager italiani che hanno fatto fortuna alla guida delle multinazionali. Generosa l’idea di restituire al Paese la sua esperienza a titolo gratuito. E sicuramente, tra i manager italiani, per la sua esperienza è il più aggiornato e competente sulla rivoluzione digitale. L’Italia è molto indietro nelle infrastrutture digitali e gli italiani sono indietro nell’uso dei computer, come lo sono nella lettura di libri e in altri indicatori di sviluppo. Dunque accelerare questi processi è il primo evidente obiettivo. Tuttavia la sua nomina, per quanto prestigiosa, dovrebbe suscitare le stesse domande sui potenziali conflitti di interesse di tutte le altre nomine, ma non le ho viste porgere. Perché? E quali?

1 – Non esiste un solo futuro ma tanti futuri possibili. Ogni Over The Top che si rispetti propone una propria versione di futuro disegnata in modo che l’azienda proponente sia al centro dei bisogni del futuro consumatore. Ad esempio, Amazon ha proposto per anni Kindle come l’inesorabile sostituto del libro, enfatizzando ogni traguardo dell’ebook come se il libro fosse destinato al tramonto. E questo anche se la maggior parte dei consumatori ha sempre preferito spendere un po’ di più ma comprare il libro di carta. Piacentini lavora da molti anni a stretto contatto con Jeff Bezos, perciò è naturale che lui creda nel futuro secondo Amazon che in una certa misura è diverso da quello di Apple, Google, Facebook e naturalmente dal futuro vero che si manifesterà, dato che a nessuna di queste aziende possiamo attribuire il dogma dell’infallibilità e che il digitale non è e non sarà tutto nella vita. Dunque il consulente di Palazzo Chigi per il digitale che futuro ci proporrà?

2 – Amazon, come molte Over The Top, ha il culto della segretezza e della riservatezza. In Italia si parla di un fatturato a 10 zeri, perciò è un operatore rilevante della grande distribuzione. Non essendo note cifre e strategie, come faremo a capire se e in quale misura l’operato di Diego Piacentini si allinea agli interessi strategici di Amazon?

3 – Come top manager di Amazon è lecito ritenere che Diego Piacentini abbia azioni dell’azienda e/o stock options. Dunque ha un interesse rilevante in quell’azienda, che in qualche modo godrà o soffrirà delle decisioni di palazzo Chigi riguardo al digitale. Come congelerà questo interesse per non essere in conflitto? Può darsi mi sia sfuggito ma non ho sentito alcun intervento in merito.

Per il resto, credo sia un grosso salto il passaggio da una azienda aggressiva e continuamente tesa al cambiamento e all’innovazione, passando per colossali investimenti, a una struttura pubblica in un Paese estremamente indebitato nel quale il cambiamento è sempre malvisto dalla burocrazia. E non è il primo grande manager che vediamo scontrarsi con questa realtà. Resistere non è facile. Dunque gli faccio i miei migliori auguri di buon lavoro, vedremo i risultati e aspettiamo le risposte alle domande di cui sopra.

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