Da Rio de Janeiro il reportage di Stefano Mauri, che ha partecipato a uno degli incontri della Bienal do Livro: in un momento non facile (anche) per l’editoria brasiliana, si nota però come le nuove generazioni di editori locali sono decise a “tener vivo il sogno della creatività, sperimentando nuove soluzioni, nuove modalità di presentazione dei libri, costruttive, positive…”. In Italia, invece, con la crisi e per via delle regole e della riforma Fornero, a farne le spese sono proprio i più giovani, “con il risultato che alle aziende possono venire meno proprio quelle energie di cui c’è più bisogno…” – Un viaggio nel mercato del libro del Brasile, dove è sempre più protagonista il marchio Intrínseca

Si è tenuta in questi giorni la tradizionale fiera del libro brasiliana, che ad anni alterni va in scena a Rio de Janeiro o a San Paolo, la capitale economica del Paese. Più che a quella  di Guadalajara, in Messico, la più importante fiera in America, somiglia al Salone di Torino, con meno conferenze.  Anche se molti autori popolari sono attesi, tra cui l’esordiente portoghese Pedro Chagas Freitas, bestseller del passaparola o, per citarne solo alcuni altri, David Nicholls, Jeff Kinney, Raymond E. Feist e Anna Todd, addirittura superiore a Torino è la partecipazione delle scolaresche, che vengono da tutta la regione con una flotta impressionante di pullman (come mostra la foto qui sotto).

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La location è in un quartiere a Sud, in piena ristrutturazione in vista delle Olimpiadi, a un’ora dalla Rio de Janeiro  che immaginiamo, ma a soli 30 euro di taxi, sempre che il tassista riesca a trovare la strada, tra sterrati e deviazioni per lavori… Al confronto, il periodo che ha preceduto Expo a Milano è stata una passeggiata.

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È CRISI ANCHE IN BRASILE – L’evento cade in un anno non proprio felice. La svalutazione del real rispetto al dollaro e la crisi economica costringono tutti a tirare la cinghia, e già si sentono importanti editori mettere in dubbio la propria partecipazione alla fiera di San Paolo l’anno prossimo. Ma il Brasile è un Paese demograficamente giovane e si sente un forte divario.

Livraria da Travessa (a Rio - foto di Elena Pavanetto)

Livraria da Travessa (a Rio – foto di Elena Pavanetto)

L’AIUTO DEL GOVERNO – La crisi è aggravata dal fatto che l’editoria brasiliana, a differenza di quella italiana, è abituata a contare sul governo, che è il primo acquirente di libri dagli editori: più del 20%  del fatturato viene da lì ancora oggi, nonostante i numerosi tagli causati dalla crisi.

Da un lato ci sono i tradizionali leoni dell’editoria brasiliana, quelli che hanno costruito l’offerta negli ultimi trent’anni, impegnati a parlare di strategie per risparmiare, irritati dalla pretesa degli agenti letterari che tutto debba essere come prima, in special modo gli anticipi, quando la moneta con la quale i pochi lettori brasiliani (25%) pagano i libri si è così svalutata e dunque sofferenti per i costi di ‘manutenzione’ di cataloghi sterminati.

LE SPERIMENTAZIONI DEI GIOVANI EDITORI – Dall’altra, le nuove generazioni sono decise a tener vivo il sogno della creatività, sperimentando nuove soluzioni, nuove modalità di presentazione dei libri, costruttive, positive. Partono senza la zavorra di autori che non vendono più come i loro anticipi presuppongono e con la forza dell’ingenuità. In Italia trovo che manchi un po’ questa seconda parte, e credo che la colpa sia soprattutto del nostro saldo naturale, tra nascite e morti, da troppi decenni a vantaggio delle seconde.

L’EDITORE EMERGENTE – Tra i protagonisti della fiera c’è senza dubbio la casa editrice Intrínseca, fondata nel 2003, che negli anni ha pubblicato bestseller internazionali (spesso intuendoli in anticipo) come TwilightCinquanta sfumature e Storia di una ladra di libri. A guidare questo marchio in costante ascesa, Jorge Oakim: laurea in economia, un passato nel mondo della finanza, poi la svolta: il settore dell’editoria lo conosceva poco, ma un viaggio alla Fiera del libro di Francoforte e l’aiuto di un gruppo di editor esperti lo convinse a investire. E’ già leggenda il modo in cui ha comprato Cinquanta sfumature: ha offerto dieci volte quello che offrivano gli altri editori, contro il parere dei suoi editor. Era semplicemente convinto che avrebbe funzionato, dopo aver letto il primo libro. Incoscienza del principiante o fiuto straordinario?
Intrínseca, tra l’altro, è un marchio particolarmente attento alle attese dei lettori in rete, tanto che un team specifico si occupa delle comunità online.

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Un’allegra scolaresca di Niterói, la cittadina che si trova dall’altra parte della baia

Dall’osservazione degli stand si percepisce una presenza ancora forte delle linee editoriali dedicate alla New Age e al benessere e l’esplosione, in misura maggiore rispetto all’Italia, di linee di romanzi sexy, di libri da colorare per adulti e di romanzi per new adult, giovani  donne in particolare.

NELL’E-COMMERCE NON E’ AMAZON A DOMINARE – Molto interesse per l’andamento dell’editoria europea ha suscitato il convegno organizzato dalla Fiera di Francoforte. Le domande vertevano soprattutto sulla crisi, su come affrontarla e sul digitale che, per la verità, qui è molto sdrammatizzato: le statistiche ufficiali parlano di un 1,3%, i più avanzati editori di varia arrivano al 4%. Alcune librerie sono eccezionalmente belle, ma la lamentela, che fa il paio con i pochi lettori, è che sono troppo poche: la conseguenza è il troppo spazio lasciato all’e-commerce, dove non è Amazon a dominare.

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IL RUOLO DELL’EDITORE – Mi ha fatto piacere condividere i panel con Jo Lendle, successore di Michael Kruger nella prestigiosa casa editrice tedesca Hanser, che ha in catalogo ben 15 premi Nobel. Lendle ha sottolineato come, alla fine, il lavoro dell’editore, ben fatto, concentrato sulla qualità, qualsiasi sia il genere di libro che si pubblica, sul lungo periodo fa la differenza.

I GRUPPI NON SONO TUTTI UGUALI – Alla domanda se i gruppi costituiscano una minaccia, a differenza di ciò che vuole la falsa retorica giornalistica nostrana, ha sottolineato che i gruppi non sono tutti uguali: ci sono quelli, come Holtzbrinck, in Germania, meglio noto forse col nome della principale casa editrice, MacMillan, con sede negli USA, che lasciano completa autonomia alle case editrici.

Abbiamo convenuto su quasi tutto: ad esempio, sul fatto che l’editoria ha un suo modus operandi e che a volte il desiderio di cambiare porta gruppi troppo diretti dai venti incoerenti della finanza a fraintenderne completamente i fini.

Un tema caldo, al momento, riguarda l’adozione di una legge di stampo europeo sul prezzo fisso del libro. Anche qui: lo scopo è semplicemente costringere editori e retailer a competere sulla qualità del prodotto e del servizio, lasciando che siano i lettori che i libri li leggono a decidere chi vince e chi perde.

GLI EFFETTI DELLA CRISI SUI GIOVANI – Io ho sottolineato che la crisi può portare le aziende a ristrutturarsi, e questo in Italia è un male molto maggiore che negli Usa, in questo momento. Dopo il 2008, le case editrici statunitensi hanno mandato a casa i più anziani (dall’oggi al domani, scatolone in mano), mentre in Italia, con la crisi e per via delle regole e della riforma Forneroa farne le spese sono i più giovani.  Con il risultato che alle aziende possono venire meno proprio quelle energie di cui c’è più bisogno, in un momento di forte discontinuità come questo: per interpretare i cambiamenti e per avere fiducia di vederne gli effetti positivi bisogna innanzitutto avere bisogno del futuro.

L’AUTORE – Stefano Mauri, presidente e Ad del gruppo GeMS, è editore de ilLibraio.it

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