La storia della Coccinella inizia nel 1977 con la collana “Libri coi buchi” e il mitico “Brucoverde”, entrato nell’immaginario di generazioni di bambini. A quasi quaranta anni dall’inizio di questa avventura editoriale, ilLibraio.it ha incontrato il direttore generale, Domenico Caputo – L’intervista a tutto campo

Chi di voi non ricorda quei libri di cartone, con la spirale, e i buchi che si restringevano mano a mano che procedevi con la storia? I Libri coi buchi o i Guarda dentro o gli Attraversa la pagina? Volumi indistruttibili e colorati che, negli anni, hanno animato la fantasia di generazioni di bambini. La Coccinella è la storica casa editrice che ha pubblicato, e continua a pubblicare, questi testi. Per raccontare la storia di questo affascinante progetto editoriale, ilLibraio.it ha incontrato il direttore generale, Domenico Caputo, nella sede milanese di via Belfiore (La Coccinella è entrata a far parte del gruppo GeMS, editore de ilLibraio.it, nel maggio 2009, ndr).

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Domenico Caputo

E qui, circondati dai libri di quasi 40 anni di produzione, ci siamo fatti innanzitutto raccontare l’inizio di questa avventura e la scelta della coccinella come simbolo: “È un animale che porta fortuna e che anche graficamente viene bene”, spiega Caputo, mostrandoci la foto del primo logo originale, che è stato disegnato a mano con la china dal socio che si occupava della parte artistica. “Ci piacevano sia l’aspetto grafico sia la sonorità del marchio”.

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La casa editrice nasce nel 1977 dall’idea di Domenico Caputo, Giorgio Vanetti (art director e grafico), Loredana Farina (collega di Domenico in AMZ, dove si occupava di ufficio stampa) e Giuliana Crespi (che si occupava della divulgazione all’estero dell’attività). Il primo progetto è la collana Libri coi buchi, “che ancora oggi è una delle collane portanti della casa editrice”, inaugurata da Brucoverde di Giorgio Vanetti e Giovanna Mantegazza.

Caputo ricorda: “Siamo partiti un po’ per scommessa: ci piaceva operare nel segmento prima infanzia. Il primo libro che abbiamo pubblicato nel 1977 lo abbiamo ancora in catalogo: il numero delle vendite di quel libro si è un po’ perso nel tempo, ma superiamo di gran lunga il milione e mezzo di copie. La collana, invece, ha superato 17 milioni di copie ed è stata tradotta in 43 lingue al mondo“.

Un successo internazionale inaspettato: “Abbiamo un po’ inventato, scoprendolo man a mano che la nostra storia andava avanti, il libro gioco, che prima non esisteva: un libro di cartone, destinato ai bambini più piccoli, che avesse la finalità di educare il bambino attraverso un gioco, una lettura, una semplice scoperta“, ma che, al tempo stesso, avesse sempre l’obiettivo di trasmettere un messaggio educativo. In quegli anni, infatti, ci racconta Caputo, non c’erano “libri di cartone, con pagine robuste che potessero essere manipolate dai bambini”. L’unico editore che operava in quel settore era tedesco, Pestalozzi.

Una storia, quella della Coccinella, che si evolve e cambia nel corso del tempo: i quattro fondatori, infatti, non avrebbero mai immaginato di diventare anche produttori di libri. Ma, sempre più frequentemente, gli editori che incontravano in fiera e che mostravano interesse per i progetti di Coccinella, avevano il problema di dove produrre i libri una volta acquisiti i diritti. Così, per poter dare agli editori il prodotto finito, “ci siamo dovuti inventare per forza di cose un’azienda che fosse in grado di produrre”. Inizia così un rapporto di simbiosi tra la casa editrice e l’azienda di cartotecnica Montebello: una crescita reciproca in cui “lo studio dei prodotti era finalizzato a utilizzare le strutture che Montebello metteva a nostra disposizione e viceversa: se noi ci rendevamo conto che il prodotto che andava di più in quel periodo era, ad esempio, un libro di piccole dimensioni, chiedevamo alla cartotecnica di attrezzarsi con una macchina che fosse in grado di fare questo lavoro”.

Questo permette alla Coccinella di stringere numerosi rapporti di co-edizione, “il meccanismo che usiamo ancora oggi: nella lunga storia di Coccinella, quasi mai abbiamo ceduto i diritti, ma sempre consegnato il prodotto stampato. Il progetto deve nascere all’interno della casa editrice e il punto di partenza è il cosiddetto ‘Menabò bianco’, un prototipo con una struttura che potesse essere modificata a seconda delle esigenze. Il meccanismo è sempre stato quello di pensare a un contenitore che avesse caratteristiche di appeal grafico, e in questo contenitore mettere la storia”.


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Uno degli elementi a cui la casa editrice ha da sempre prestato molta attenzione è ovviamente la grafica: rivolgendosi a un pubblico di una fascia d’età molto bassa, l’immagine ha la predominanza sul testo. Ma, allo stesso tempo, lavorando con editori di tutto il mondo, la Coccinella ha dovuto trovare un equilibrio tra il mantenere una “classicità” e un’impronta ben riconoscibile nei propri libri, e l’orientamento verso un mercato internazionale: “Se si propone un prodotto con una certa grafica a un editore tedesco, avrà un’accoglienza completamente diversa da quella che avrebbe se l’editore fosse spagnolo, argentino o arabo. Riuscire a trovare una formula illustrativa che sia in grado di convivere con le esigenze di ogni paese, non è facile. La classicità dei Libri coi buchi è data dal fatto che la collana mantiene fisse tutte le sue caratteristiche di contenuto e di appeal internazionale”.

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Come siamo fatti… e le sue 28 copertine in giro per il mondo

Oltre ai Libri coi Buchi, molti altri volumi della casa editrice sono basati sul rapporto tattile e interattivo del bambino con il libro, caratteristica difficile da trasporre in digitale. Caputo, però, ci racconta che c’è già stato un precedente: “Abbiamo fatto la nostra piccola esperienza, prima di molti altri, perché spinti dai nostri co-editori americani, quando c’erano i cd-rom: sviluppammo due prodotti che ritenevamo interessanti, un corpo umano e un castello. Quando andammo a presentarli in America, non trovammo nemmeno più il dipartimento che ce li aveva ordinati. Fu un’esperienza negativa perché investimmo molti soldi e energie, risorse e attenzioni”.

Un’esperienza che ha frenato i progetti digitali anche durante la diffusione dell’ebook. Quelli Coccinella, tuttavia, sono libri-gioco, quindi potrebbe esserci un approccio diverso rispetto ai libri tradizionali, ma in quel caso “ci mettiamo in competizione con mega strutture, come la Walt Disney, che hanno mezzi, risorse e capacità completamente diverse dalle nostre“.


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Visto che il target di riferimento della casa editrice sono i bambini, chiediamo al direttore generale quale sia il migliore veicolo per la promozione della lettura: ci risponde che i loro libri nascono già presupponendo l’interattività con il genitore, che “prende in mano il libro, si mette sulle ginocchia il bambino e lo aiuta a raccontare una storia, o a costruire delle cose, a lavorare con le mani”. Con questa tipologia di libri, il genitore partecipa alla storia insieme al bambino. Ma, sottolinea Caputo, un altro elemento importante della lettura per bambini è che “l’attenzione è limitata nel tempo: non posso tenere un bambino fermo ad ascoltare una storia che dura mezz’ora, perché dopo cinque minuti il bambino sta pensando ad altro. Se invece lo coinvolgo in qualche attività che in quel momento lo distrae, portandolo su un’attenzione diversa, posso poi ricominciare e andare avanti con la storia“. È questa la filosofia che sta dietro alla nascita di uno degli ultimi progetti di Coccinella: i Giallini, storie scritte da Mario Gomboli (nome noto anche ai fan di Diabolik) e raccontate da Otto il Bassotto, che accompagnano il bambino dalla lettura con il genitore fino ai primi anni di scuola elementare. Grazie all’alternanza di parole e icone, il bambino può leggere insieme al genitore e, sempre con lui, può risolvere il piccolo mistero che si nasconde dietro a ogni storia, grazie anche ai giochi al suo interno.

 

Tuttavia, nella produzione Coccinella ci sono anche libri che sono esclusivamente gioco, come i Libri Pista puzzle, che aiutano il bambino a sviluppare capacità manuali: il piccolo deve costruire con le tessere la pista, abbinare le immagini, organizzare le mani in modo da fare un puzzle e, una volta fatto il puzzle, si può giocare con la macchinina che gira sulla pista e leggere una breve storia che racconta cosa fa la macchina, dove va, chi incontra.


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Per concludere chiediamo a Caputo di commentare la costante crescita, non solo in Italia, del mercato di libri per bambini, e l’editore ci porta l’esempio della Corea, dove “c’è stata, e c’è sempre di più, un’attenzione fortissima all’educazione del bambino: il bambino è il re della casa e tutto si fa in sua funzione. Se ci sono delle risorse, prima di tutto sono allocate allo sviluppo del bambino”. Questa tendenza si sta diffondendo anche in altri paesi dove “c’è da parte dei genitori una maggiore attenzione per la sviluppo cognitivo del bambino“.

E intanto si avvicinano i 40 anni de La Coccinella: “Sono nato a Napoli e sono scaramantico. Vorrei arrivarci, poi vediamo”, sorride Caputo.

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