La Grande Fabbrica delle Parole di Milano è un laboratorio gratuito che, dal 2009, permette a professionisti e appassionati di lettura e scrittura di mettere in gioco le proprie abilità per coinvolgere i più piccoli nel mondo della narrazione. Un progetto reso possibile anche dai 150 volontari che lo hanno portato avanti negli anni, con la supervisione di Francesca Frediani – Il reportage de ilLibraio.it, che è stato per un giorno a scoprire come si fa a far appassionare i ragazzi alla scrittura e dare un contributo all’integrazione (il 40% dei partecipanti non è di origine italiana)

Immaginate un posto in cui bambini e ragazzi possono divertirsi con la scrittura e le parole, inventare storie e perfino dimenticare che esistono gli errori. Questo è La Grande Fabbrica delle Parole, un laboratorio gratuito che, dal 2009, permette a professionisti e appassionati di lettura e scrittura di mettere in gioco le proprie abilità per coinvolgere i più piccoli nel mondo della narrazione.

Fin dall’inizio si è definito come un progetto interculturale che collabora con scuole primarie e secondarie: la prima sede de La Grande Fabbrica delle Parole, infatti, era nella zona di via Padova,  quartiere simbolo del cambiamento multiculturale di Milano. Dal 2013, invece, i laboratori con le scuole si tengono presso la Ex Fornace di via Gola. Proprio in questa sede ilLibraio.it ha avuto la possibilità di prendere parte a un incontro.

Foto di Thomas Pololi

Foto di Thomas Pololi

Tre volte a settimana, infatti, Francesca Frediani, la responsabile del progetto, con il supporto di un gruppo di volontari, mette in pratica una magia: rendere una ventina di alunni un gruppo di scrittori.

Per prima cosa è importante lasciare fuori dalla porta errori e spirito di competizione: una volta entrati alla Grande Fabbrica delle Parole tramite una parola segreta, si è tutti uguali. Scrittori in erba pronti a giocare e divertirsi con le parole.

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“Il rito dell’ingresso è importantissimo, così i bambini e i ragazzi capiscono davvero di non essere a scuola, ma in un luogo diverso, in cui non si sottolineano gli errori“, ci spiega Francesca Frediani durante la nostra visita. L’errore grammaticale non esiste, “non ci sono neanche più le gomme sui tavoli”, è importante far capire loro che “quando si scrive una storia è come seguire una strada, a un certo punto si può sbagliare e tornare indietro, in altri casi capita di prendere una svolta inaspettata”.

Credits Francesca Barzani

Credits Francesca Barzani

Anche l’approccio dei volontari è fondamentale: “Quando un bambino si blocca sulla storia ci mettiamo in posizione di minorità, chiedendogli di spiegarci come potrebbe andare a finire, perché noi non riusciamo”, continua Frediani. “Quando si parla loro si resta inginocchiati o seduti, per essere alla loro altezza, non si danno indicazioni, ma piuttosto si chiede di essere aiutati proprio da loro”. Li si fa sentire alla guida della loro storia, ma anche speciali proprio grazie alla fantasia che li guida nel comporre e inventare storie.

E poi, alla fine del laboratorio, tutti se ne tornano a casa con il loro libro: il materiale scritto durante l’incontro, dopo essere stato letto da un volontario che riveste il ruolo di editore, viene infatti impaginato con copertina e foto del giovane autore. Perché, come ci spiega la responsabile del progetto, “il fatto di vedere il proprio lavoro diventare un fascicolo con alla fine la propria foto è un riconoscimento importante”.

Credits Leonardo Rasulo

Credits Leonardo Rasulo

Oltre agli incontri in sede, La Grande Fabbrica delle Parole si occupa anche di incontri in musei della città, come I quadri raccontano le storie, creato in collaborazione con il Museo del Novecento e il Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco per abbattere i muri invisibili che separano i bambini dai luoghi della cultura.

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L’aspetto interculturale, inoltre, si fa sempre più centrale con il numero crescente di alunni di origine straniera – circa il 40% dei ragazzi che prendono parte ai laboratori (più di 7.000 hanno già partecipato o stanno per partecipare al progetto) non sono di origine italiana – ma Francesca Frediani ci confessa che “siamo sempre più spesso noi grandi a vedere la differenza, i bambini sembrano non accorgersene nemmeno se il compagno non ha la pelle del proprio colore. O, perlomeno, a dare molto meno peso a questo fattore che negli anni passati. Inoltre, ci siamo accorti che molto spesso chi ha imparato l’italiano come seconda lingua è più abile a giocare con rime e assonanze”.

Oltre a promuovere la lettura e l’amore per la scrittura grazie all’impegno dei 150 volontari, La Grande Fabbrica delle Parole ospita autori che vogliono mettere in gioco le loro abilità. Anche Gianni Biondillo, Paolo Cognetti e Fabio Geda sono entrati in questo posto magico e, insieme ad altri colleghi, sono stati intervistati dai ragazzi. Domande e risposte sono state raccolte nel volume Ma tu quanti libri scrivi in una settimana? pubblicato da Terre di Mezzo Editore.

Da Milano a Londra: Ministry of Stories è il nome del progetto, patrocinato da Nick Hornby che, un anno dopo La Fabbrica delle Parole in Italia, ha esportato a Londra il modello di 826 Valencia. Nella capitale inglese è stato anche ripreso il modulo italiano “I bambini intervistano gli scrittori”, che ha permesso ai bambini di incontrare autori come Hornby, Eggers e Roddy Doyle“.


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