Dopo il successo di “L’ultima riga delle favole”, “Fai bei sogni” e “Avrò cura di te”, Massimo Gramellini torna a fare lezione di narrazione, portando nell’attualità del 2020 la struttura del mito, ed elevando il suo racconto a un’universalità simbolica, dove il nemico è fuori, invisibile e subdolo, ma anche dentro di noi, nella diffidenza e nella mancanza di speranza: “C’era una volta adesso” è una storia di fiducia e di coraggio, che insegna che tutti i draghi si possono sconfiggere, come nella migliore tradizione – L’approfondimento

C’era una volta”: Massimo Gramellini si affida all’espressione di rito delle narrazioni universali per iniziare la storia delle storie, quella che potrà essere raccontata in futuro, a chi verrà e non ha visto il 2020.

Tanto tanto tempo fa…” solo che avviene adesso, e sta cambiando la vita a milioni di persone, scompigliando le famiglie e la stabilità quotidiana, entrando nelle case, come quella al secondo piano di un piccolo condominio di ringhiera di Milano.

All’inizio il virus non mi stava del tutto antipatico. Gli riconoscevo il merito di aver fatto saltare la festa del mio compleanno. Mia madre l’aveva annullata nel timore che il contagio si potesse infilare dentro la ciotola dei popcorn. A me preoccupavano di più gli invitati”.

Mattia ha nove anni, da quando è iniziato il lockdown non va a scuola, passa le sue giornate tra una stanza e l’altra, confidandosi con il puff di finto pelo bianco, spalleggiandosi con la sorella adolescente ribelle, scoprendo la noia, e le ossessioni igieniste della mamma.

Il virus ha cambiato tutto, e non si può nemmeno andare al piano di sopra, da nonna Gemma, che potrebbe ammalarsi.

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L’APPUNTAMENTO SU FACEBOOK – Il 3 dicembre alle 20.30 Gramellini dialogherà con Chiara Gamberale sulla pagina Facebook de ilLibraio.it per il format LibLive

La vita di Mattia è definita tra le stanze di casa, e le avventure sono quelle dentro il cortile del condominio: il figlio del vicino è stato portato in Toscana, all’ultimo piano c’è una signora scorbutica con i suoi cani, una condomina è caposala in ospedale e combatte al fronte, e nel gabbiotto c’è il portiere Carlo.

È una vita ordinaria, fatta di pasta scotta e di turni al computer, ma un giorno arriva da Roma il padre di Mattia, Andrei, inaspettato e indesiderato, si presenta in casa, e si ferma a dormire sul divano.

“Era un Andrea che la nonna aveva coniugato al condizionale per sottolineare il suo modo ipotetico di muoversi nel mondo. Indeciso a tutto, rappresentava quanto di più lontano potesse esserci dalla mia idea di supereroe. E io, di supereroi, ne avevo un bisogno disperato”.

C’era una volta adesso (Longanesi) di Massimo Gramellini  prende tutti i modelli arcaici della tradizione narrativa per ricostruire una fiaba moderna, dove Mattia compie il proprio viaggio di avventura in un microcosmo domestico pieno di storie, uscendo dal portone di casa solo per affrontare la prova più dura. Il suo è un mondo dove la maschera di Spider-Man aiuta a proteggersi dalle emozioni e la pozione magica è un ricostituente omeopatico, gocce di coraggio per affrontare la notte e anche quel padre così lontano.

Il viaggio dell’eroe Mattia lo porta a superare le sue paure e le sue insicurezze, in un terreno di fantasia e di conoscenza, i cui protagonisti appartengono agli archetipi dei personaggi-funzione della storia, che Gramellini attualizza facendone caratteri del mondo di oggi: la nonna mentore, che parla con le stelle, ama Dante e insegna il perdono, salvagente e aquilone per il nipote, la strega cattiva dell’ultimo piano dalle mani ossute, il guardiano, un Carlo custode timido, emozionante e accudente, l’imbroglione, il vicino che diventa protagonista dei giochi di Mattia con il padre, ma anche il Mutaforme che cambia sembianze, da nemico diventa alleato e fa andare oltre l’apparenza.

Trasformare la vita in avventura è prerogativa e compito primordiale delle parole: così, accanto alle terzine dantesche, ci sono le storie dei Biscotti stellari di Mattia, dentro alle parole sincopate dei messaggini c’è l’amore adolescente della sorella, nei biglietti di un corteggiatore misterioso c’è un animo generoso e sincero, e nelle frasi disumane verso la vicina infermiera possibile untrice c’è tutto l’oltraggio dell’egoismo.

Le parole gettano ponti e trasformano l’ordinario in straordinario, dove i genitori imparano a indossare, insieme alla mascherina, la maschera della normalità sopra l’angoscia, proteggendo i figli dalla paura con l’ironia, e l’epidemia, come una guerra, porta alla luce legami e instabilità: in giorni di contagio e disagio, gli adulti insegnano a modo loro e senza retorica che la vita è bella, che merita amore e fiducia, e che gli amanti possono vivere felici e contenti a congrua distanza, reiventando la vita dove “l’amore non ha un perché, l’amore è il perché”.

“«Fidati della vita», disse, «è una scrittrice piena di sorprese. Ne avrà di sicuro una in serbo anche per te.» Mi arrivò il suo odore di pane, ed era come sentirsi di nuovo a casa dopo un lungo viaggio”.

Dopo il successo di L’ultima riga delle favole, Fai bei sogni e Avrò cura di te, Gramellini torna a fare lezione di narrazione, portando nell’attualità del 2020 la struttura del mito, ed elevando il suo racconto a un’universalità simbolica, dove il nemico è fuori, invisibile e subdolo, ma anche dentro di noi, nella diffidenza e nella mancanza di speranza: C’era una volta adesso è una storia di fiducia e di coraggio, che insegna che tutti i draghi si possono sconfiggere, come nella migliore tradizione.

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