“Riddance” di Shelley Jackson è l’opera che racchiude la totalità dei temi, delle tecniche e delle ossessioni esplorate dall’autrice in decenni di pratica letteraria e performativa. Cosa accade tra le mura dell’Istituto Professionale Sybil Joines per Portavoce di Fantasmi e Giovani dalle Bocche Udenti? Cos’è questo luogo fondato nel 1890 in cui trovano rifugio bambini con problemi di articolazione del linguaggio?

Cosa accade tra le mura dell’Istituto Professionale Sybil Joines per Portavoce di Fantasmi e Giovani dalle Bocche Udenti? Cos’è questo luogo fondato nel 1890 in cui trovano rifugio bambini con problemi di articolazione del linguaggio? Di cosa si parla nei lacerti di un misterioso trattato intitolato Princìpi di Necrofisica?

Chi è che scrive tutte queste lettere a grandi scrittori morti?

Riddance di Shelley Jackson

Riddance (Rina Edizioni, tradizione di Valentina Maini, per la collana Água Viva curata da Luciano Funetta) di Shelley Jackson, apparso nel 2018 e frutto di dodici anni di lavoro, è l’opera che racchiude al suo interno la totalità dei temi, delle tecniche e delle ossessioni esplorate dall’autrice in decenni di pratica letteraria e performativa.

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Sin dai suoi esordi la scrittrice statunitense – che è nata nella Filippine nel 1963 e vive attualmente a New York – ha sempre dimostrato una certa avversione nei confronti dello spazio totalitario della pagina: il movimento della sua scrittura è infatti eccentrico, e ciò che resta al lettore, in forma di parola leggibile, non è che la somma delle cicatrici di un’attività fantasma frutto di interpolazioni, sovrapposizioni di voci, architetture ipertestuali.

È autrice di romanzi, raccolte di racconti, libri per bambini, ipertesti e opere d’arte di carattere sperimentale. La fama di Patchwork girl, scritto utilizzando il software di elaborazione di ipertesti Storyspace e pubblicato originariamente su floppy disk, e del progetto Skin, un racconto le cui singole parole sono state tatuate sui corpi di quasi duemila volontari, hanno attirato l’attenzione mondiale sulla sua attività letteraria e artistica.

Sospinto da una scrittura ammaliante, questo libro racconta una storia ricostruita, ma anche una storia distrutta, o meglio una storia che si distrugge, in uno sconvolgente equilibrio di orrore e umorismo nero, visioni che vengono dal passato e memorie che echeggiano dal futuro, una riflessione sul dispositivo del linguaggio, un romanzo ottocentesco immerso nella frammentazione di una spettrale e vivida coscienza contemporanea.

La trama trasporta lettrici e lettori nella vita dell’undicenne Jane Grandison, tormentata dalla balbuzie, che siede sul sedile posteriore di un’auto con una lettera in mano che la invita a vivere e studiare all’Istituto Professionale Sybil Joines per Portavoce di Fantasmi e Giovani dalle Bocche Udenti. Fondata nel 1890 dalla preside Sybil Joines, la scuola – a prima vista – è un santuario per i bambini che cercano di curare i loro disturbi del linguaggio. Ispirata dalla sua infanzia tormentata e tragica, la direttrice ha però altre idee…

Pioniere nel campo della necrofisica, Sybil sfrutta il “dono” che lei e i suoi studenti possiedono. Attraverso la loro balbuzie hanno la capacità di incanalare voci spettrali che comunicano dalla terra dei morti, un regno che la stessa Direttrice visita a suo piacimento. Le cose però cambiano per la scuola e per la preside quando uno scompare, attirando l’attenzione sia dei genitori che della polizia.

In Italia, oltre a Riddance, tradotto per la prima volta in italiano da Valentina Maini, sono apparsi la raccolta La melancolia del corpo e il racconto Sonno nell’antologia Bambini bruciati d’America, entrambi pubblicati da minimum fax e tradotti da Martina Testa.

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