La giovane autrice svela la sua preferenza (da lettrice) per le storie d’amore che, qualche volta, finiscono male…

Qualcuno molto più saggio di me ha detto che uno scrittore di solito scrive le storie che gli piacerebbe leggere. Però è anche vero che prima di mettersi a scrivere lo scrittore ha fatto incetta di libri. Molti gli sono piaciuti, altri decisamente no, alcuni addirittura l’hanno lasciato indifferente (il peggio che possa capitare, credo). Di tutti i libri letti, normalmente uno fa una selezione per capire il genere che preferisce e una volta individuato, comincia a leggere tutto il possibile di e su quel genere, e quando ha acquisito abbastanza competenza oppure non sa più che fare perché i libri di quel tipo che predilige sono finiti, allora si mette a scrivere.
La scrittura non è originalità, è emulazione e trasformazione – e chi ama scrivere lo sa. Se non ami un certo tipo di storie non puoi raccontarle (e in effetti neanche dovresti averne voglia, a meno che tu non sia un masochista che vuole annoiarsi mentre scrive).
A me, per esempio, piacciono le storie d’amore.
No, non quelle dove lei è bella e ingenua e lui è bello e ricco e playboy: gli amori patinati il più delle volte mi stufano o, appunto, mi lasciano indifferente. A me invece piacciono le storie d’amore disperate. Quelle imperfette, quelle che nascono tra due disgraziati, quelle che non luccicano, che non hanno niente di sensazionale eppure nascondono una potenza insospettabile. A me piacciono le storie d’amore tormentate, quelle che qualche volta finiscono (male, tra l’altro).
Di seguito ne elenco sette, in ordine sparso. Le mie preferite, quelle che ho riletto almeno tre volte, quelle che mi ispirano così tanto che avrei voluto scriverle io. E invece –  e meno male – le ha scritte gente più brava.
1) Emily Brontë, Cime tempestose – Nella mia classifica personale, Cime Tempestose è la storia d’Amore con la A maiuscola. I tormenti di Catherine e Heathcliff hanno attraversato indenni ormai quasi due secoli e stregato intere generazioni.
2) Margaret Mazzantini, Non ti muovere – Timo e Italia. Un amore apparentemente squallido e senza futuro. Ogni volta che leggo questo libro inizio a piangere a pagina 22, lo so, ormai mi conosco. Mi conosco così bene che l’ultima volta che l’ho letto ho iniziato a piangere a pagina 18, così mi portavo avanti col lavoro…
3) Niccolò Ammaniti, Ti prendo e ti porto via – Dei tanti personaggi che affollano questo romanzo, Flora e Graziano sono i più improbabili: timida e insicura professoressa delle medie lei, playboy invecchiato e male in arnese lui. Gli opposti che si attraggono. Con conseguenze sorprendenti…
4) Charlotte Brontë, Jane Eyre – Intramontabile. Ogni anno assistiamo alla pubblicazione di centinaia di emuli più o meno validi che raccontano con altre dinamiche e in altre epoche la storia tormentata del misterioso Rochester con l’ingenua ma caparbia Jane. Ovviamente, nessuno vale l’originale. Jane Eyre è Jane Eyre.
5) Efraim Medina Reyes, C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo – Il flusso di coscienza di un giovane alcolizzato colombiano con un amore indimenticabile che lo avvelena da dentro. Se lo leggi da adolescente ti si apre un mondo (non sempre positivo, in realtà).
6) Raymond Radiguet, Il diavolo in corpo – Praticamente sconosciuto, pubblicato postumo, l’autore è morto a vent’anni. Una storia d’amore impossibile tra due adolescenti nella Francia della grande guerra.
7) Graeme Simsion, L’amore  è un difetto meraviglioso – L’amore, l’innamoramento e le relazioni sociali raccontati dal punto di vista di un geniale professore con un’evidente sindrome di Asperger… Che lui non sa di avere. Acuto, sottile, divertentissimo.

Fotografia header: Valentina D'Urbano

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