“Disertare” di Mathias Enard è un romanzo con due anime, due storie parallele che entrano in tensione l’una con l’altra. Un soldato anonimo che scappa da una guerra e dalla propria stessa vita di violenza, e un matematico utopista che sognava un mondo migliore e si ritrova immerso nelle battaglie e negli orrori del novecento…

È Mathias Enard stesso, quando presenta il suo romanzo Disertare, tradotto in italiano da Yasmina Melaouah e edito da e/o, ad affermare che è stata l’irruzione della Storia a cambiarne il corso: “Avevo iniziato la scrittura di una biografia inventata di un matematico della Germania Est, Paul Heudeber, quando c’è stata l’invasione russa dell’Ucraina.

A quel punto il romanzo non poteva più essere come lo avevo pensato (…) Ho capito che, assalito com’ero dalle mie angosce e dai miei incubi, dovevo immergermi di nuovo nei miei traumi di guerra, nelle mie ossessioni”.

Copertina di "Disertare" di Mathias Enard libri da leggere 2025

Non poteva forse essere altrimenti per quest’opera, percorsa dal racconto di una figlia che cerca di ricostruire la storia del padre e il suo rapporto appassionato e disperato con la ricerca, la scienza e la lotta politica, l’utopia di un mondo migliore, in un continuo e serrato confronto con i grandi eventi storici che si intrecciano ai drammi e conflitti privati, al dipanarsi di un amore che attraversa gli orrori e le speranze del novecento. 

E così mentre Irina Heudeber rievoca il convegno che, proprio l’11 settembre 2001, doveva celebrare l’opera di suo padre Paul, matematico comunista sopravvissuto a Buchenwald, fervente antifascista, rimasto sempre fedele alla DDR, nel mito del socialismo reale e dell’azione trasformatrice dell’uomo sulla storia, il libro in parallelo racconta una storia anonima e terribile: un disertore senza nome che sta fuggendo da una guerra indeterminata, assediato dai fantasmi della violenza che ha visto e perpetrato, mentre cerca scampo nel paesaggio luminoso e allucinato della macchia mediterranea.

Due storie in tensione l’una con l’altra: la crudeltà del conflitto che si riverbera nello stile nervoso, spasmodico, che racconta i pensieri del soldato sconosciuto in un continuo passaggio tra la terza e la seconda persona, e la dolorosa immersione di Irina in un passato personale che è anche quello di lotte e e sogni collettivi. 

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Paul Heudeber, infatti, è stato un matematico atipico e peculiare, autore di un libro, le Congetture di Ettersberg, che è una ricerca scientifica intervallata da momenti di letteratura e poesia. E la narrazione stessa è scandita anche dalle lettere che Paul invia all’amata Maja, dalle parole d’amore che le dedica, dalle sue invettive politiche testimonianza di un’impegno ardente, che vede nell’edificazione del socialismo la sua stella polare. È nell’atmosfera ovattata di un convegno che pian piano Irina deve fare i conti con l’emergere dei traumi sepolti e di segreti famigliari.

Nel mentre, fuori, accade la catastrofe. Quel’11 settembre che secondo molti ha rappresentato la fine della fine della Storia, a dieci anni di distanza dalla caduta del muro, simbolo del crollo dell’utopia comunista cui Paul Heudeber non voleva rassegnarsi.

“Maja, amore mio, vinceremo, abbiamo la forza del cerchio, la forza del triangolo rettangolo senza il quale non c’è il cerchio, solidi come due anelli uno dentro l’altro, l’invarianza del dominio della passione“, scrive Paul. E come in un gioco di specchi e rimandi gli si contrappone l’anonimo soldato in fuga, lacero e spaesato, e sconvolto da un incontro inatteso: una donna, una creatura inerme che gli pone il tremendo interrogativo se proseguire sulla sua traiettoria di violenza o seguire una piega inaspettata, cercare un’altra forza che anche nella tragedia lo volga verso la vita, una vita calpestata e percossa ma ancora palpitante.

Come in una delle poesie di Heudeber, in questo romanzo tutti i protagonisti contano i morti, il tempo che è passato sopra di loro e le cicatrici, i segni che ha lasciato. “Quasi tutti coloro che viaggiano in treno preferiscono sedere nel senso di marcia. Uno storico è un viaggiatore che sceglie di non sedersi nel senso di marcia“: con queste parole, nelle prime pagine del romanzo, Irina, che è storica della matematica, si presenta al convegno e, di fatto, al lettore.

Tutto Disertare è un viaggio al contrario del senso di marcia: per ripercorrere le tappe di ciò che è accaduto, quelle di una grande tragedia del secolo e quelle di un amore famigliare segnato da bugie e angoli ciechi.

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Nei meandri del passato si annidano l’ardore rivoluzionario e i sogni traditi. E la domanda che sorge alla fine della lettura di questo romanzo è quale sia la via della diserzione che vi si può scorgere. Forse, disertare dall’orrore della storia per poter sperare ancora in una ripresa della storia, quell’invarianza della passione che ha animato Heudeber e che riecheggia nelle sue parole, anche nell’aria anestetizzata di un convegno accademico. Disertare la storia per poter cominciare un’altra storia. Come prova a fare il soldato senza nome, cercando strenuamente di sfuggire a una violenza che lo insegue dentro e fuori da lui.

Il destino ti suggerisce che devi perseverare, salvare quel che si è salvato e salvare se stessi“. Mathias Enard in un’intervista ha affermato che vede per gli intellettuali e per gli uomini e le donne in generale il compito necessario di lavorare a una possibilità per la pace. Questo romanzo con due anime e due stili di scrittura così diversi cerca di raccontare la storia di chi insegue disperatamente la fine delle guerre, la fine dell’orrore e l’inizio di una pace.

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Fotografia header: Mathias Enard, foto di Pierre Marquès

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