Due libri lontanissimi, voci diversissime, due sguardi gettati su epoche e mondi differenti, eppure uniti da una stessa intuizione: il pianto non è solo un’emozione, ma un modo di conoscere: una riflessione a partire da “Spera”, l’autobiografia di Papa Francesco, e “100 cose che fanno piangere Tolstoj” di Katja Guscina: “Viviamo in un tempo in cui il pianto è un errore di sistema, una falla da correggere…”

Due libri, una ferita

Ci sono esperienze che non si cercano, ma accadono. Ti trovi a leggere due libri lontanissimi tra loro, senza alcuna intenzione di metterli in dialogo, e poi all’improvviso qualcosa si illumina: un dettaglio, una parola, un’emozione comune.

Così mi è successo con Spera, l’autobiografia di Papa Francesco, e 100 cose che fanno piangere Tolstoj di Katja Guscina.

Due voci diversissime, due sguardi gettati su epoche e mondi differenti, eppure uniti da una stessa intuizione: il pianto non è solo un’emozione, ma un modo di conoscere.

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Il pianto è una frattura, un punto in cui la vita si rompe e lascia filtrare la luce. È il momento in cui smettiamo di comprendere il mondo con la mente e iniziamo a conoscerlo con la carne. Papa Francesco scrive: “Un’autobiografia non è la nostra letteratura privata, ma la nostra sacca da viaggio”​. E cosa c’è, in fondo, dentro questa sacca se non il peso delle emozioni, delle esperienze che ci hanno trafitti, delle lacrime versate in silenzio?

Tolstoj lo sapeva bene: il suo pianto non era solo dolore, era rivelazione. Piangeva di fronte a un vecchio che cammina lentamente, a un cane che aspetta il padrone, a un contadino che affonda la vanga nella terra​.

Sono dettagli che per la maggior parte delle persone passano inosservati, ma non per lui. Perché il pianto, quando arriva, non è mai su ciò che vediamo, ma su ciò che improvvisamente riconosciamo. È un “sì” profondo e incontrollabile alla verità del mondo.

Copertina di Spera, l'autobiografia di Papa Francesco, tra i libri da leggere 2025

Lacrime, rivelazioni

Viviamo in un tempo in cui il pianto è un errore di sistema, una falla da correggere. L’uomo razionale non piange, il professionista non piange, il leader non piange. Eppure, chi non piange è chi ha smesso di vedere.

Papa Francesco racconta che la speranza è fatta di carne, di incontri, di volti. E la carne è fragile, trema, si spezza. “La memoria non è solo ciò che ricordiamo, ma ciò che ci circonda”​. E ciò che ci circonda, a volte, ci chiede di lasciar cadere la maschera, di guardarlo con occhi nudi. E quando lo facciamo, piangiamo.

Tolstoj annotava le cose che lo commuovevano con la precisione di uno scienziato, come se il pianto fosse un esperimento attraverso cui misurare il grado di verità del mondo. Perché alcune immagini ci colpiscono più di altre? Perché a volte ci ritroviamo con gli occhi umidi senza sapere il motivo? Forse perché il pianto è il punto esatto in cui il mondo si fa sentire, in cui ci accorgiamo che non siamo solo spettatori, ma parte viva di ciò che accade.

Le lacrime sono l’antitesi dell’indifferenza. Chi piange è stato toccato. Chi piange non è più al sicuro. Chi piange è già dentro la storia che sta guardando.

100 cose che fanno piangere Tolstoj. Ediz. illustrata

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Sguardo distante, sguardo vivo

Non si piange mai davvero per qualcosa di esterno. Si piange quando qualcosa ci riconosce. Una scena, una parola, una musica che, senza preavviso, ci mette di fronte a ciò che eravamo certi di aver dimenticato. Il pianto è un’epifania.

Papa Francesco e Tolstoj dicono la stessa cosa: il pianto è un viaggio. È il punto in cui ci scopriamo più vulnerabili, ma anche più veri. Quando si piange, si è totalmente presenti. Non si può mentire nelle lacrime. Si può fingere un sorriso, una risata, persino un grido, ma il pianto è sempre autentico.

E allora, forse, dovremmo smettere di trattenerlo. Lasciare che accada, che ci scuota, che ci insegni. Perché nel pianto non c’è solo il dolore del mondo, c’è la sua più profonda bellezza. Chi piange ha visto qualcosa che merita di essere ricordato. Chi piange ha trovato, nel caos dell’esistenza, un frammento di verità.

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