Il rapporto con le radici, il peso del passato, il desiderio di riscrivere la propria storia (e la Storia di tutti) sono al centro del nuovo romanzo di Tommaso Giagni, “La fabbrica e i ciliegi” (di cui pubblichiamo un capitolo). Il padre del protagonista è stato fra le vittime della SLOI, la fabbrica chimica che per decenni a Trento avvelenò i suoi operai con il piombo tetraetile, fino alla chiusura del ’78
Al centro di La fabbrica e i ciliegi (Ponte alle Grazie), nuovo romanzo di Tommaso Giagni, scrittore classe ’85, c’è una fabbrica, la SLOI S.r.l. (acronimo per Società Lavorazioni Organiche Inorganiche), che a Trento nord produceva miscele antidetonanti per benzine. La SLOI chiuse nel 1978.
Giagni, che con Einaudi Stile Libero ha pubblicato i romanzi L’estraneo (2012) e Prima di perderti (2016), ha preso parte ad antologie come Voi siete qui (minimum fax, 2007) e La caduta dei campioni (Einaudi Stile Libero, 2020), per Ponte alle Grazie il romanzo I tuoni e per minimum fax Afferrare un’ombra (2023), mette al centro della sua nuova storia la figura di Cesare, che ha cinquant’anni e vive a Roma, dov’è cresciuto.
La morte della madre lo costringe però a confrontarsi con il proprio passato. Tra le sue carte, scopre tracce di una verità che gli è stata taciuta: suo padre non è morto di leucemia ma è stato fra le vittime della SLOI, la fabbrica chimica che per decenni avvelenò i suoi operai con il piombo tetraetile. Cesare torna così nei suoi luoghi d’origine, ripercorrendo le tracce del padre: l’ex fabbrica, oggi un rudere tossico mai bonificato, i quartieri operai, gli archivi della città, l’ex manicomio, gli amici superstiti.
Può interessarti anche
Ma il protagonista si ritrova anche coinvolto nella instabile relazione fra due trentenni, Marilù e Loris. Lei viene dal sud, è una donna alla deriva, cresciuta tra esperienze irrisolte e un’ostentata indipendenza. Lui, brillante accademico, è fuggito dalla valle d’origine ma resta prigioniero di una rigidità che lo isola. I tre finiranno per delineare un triangolo emotivo che rifrange, con luci diverse, il tema profondo del romanzo: il rapporto con le radici, il peso del passato, il desiderio di riscrivere la propria storia (e la Storia di tutti).
Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:
(…)
Venerdì 14 luglio 1978, a Trento sono quasi le dieci di sera. Un acquazzone investe le campagne, i tetti delle case, i capannoni industriali. Alla sloi, nel deposito dove si immagazzina il sodio, un bidone di metallo ha un’ammaccatura e perciò non è stato chiuso bene.
La pioggia batte sulla copertura di eternit del deposito. C’è una crepa, e l’acqua passa: un filo continuo gocciola giù.
Giù, sul bidone non sigillato da tre quintali.
Acqua + sodio = idrossido di sodio, cioè soda caustica. Dall’acqua nasce il fuoco: si solleva una vampata.
Le fiamme si allungano sui bidoni vicini e li incendiano a catena, facendoli scoppiare uno dopo l’altro. Dal buio prende forma una palla di luce, avvolta in uno strato di vapori tossici. L’intero deposito brucia sotto la pioggia.
Può interessarti anche
Accorrono operai della fabbrica, mentre il metallo si arriccia come carta e le fiamme sbalzano l’ombra del capannone a terra, tra i loro piedi. Osservano impotenti, devono tenersi indietro per i getti di soda liquida che schizzano fuori dai bidoni. L’aria fa bruciare gli occhi, fa stringere la gola, macchia i vestiti da lavoro.
I fumi si addensano in una nube che comincia a salire, staccandosi dal fuoco e dal fracasso. Cesare pensa al profeta biblico Elia che ascende in cielo su un carro di fuoco, trainato da cavalli di fuoco, davanti al discepolo Eliseo.

Tommaso Giagni nella foto di Alessandro Penso
L’incendio non si calma e anzi si fa più robusto.
La nube tossica si espande in un cerchio sempre più largo intorno allo stabilimento. Soffoca i caseggiati di
Trento nord, assedia le finestre chiuse. La gente scappa in pigiama per le strade.
I pompieri che arrivano alla sloi – una squadra di sette uomini, in tute d’amianto – hanno paura. Nessuna esercitazione prepara a qualcosa di così enorme per dimensioni e chimicità. Non possono usare l’acqua, perché a contatto col sodio innescherebbe altre reazioni. Basta vedere la pioggia che continua a scendere e l’altezza delle fiamme. I pompieri si dispongono in formazione e gettano polvere con gli estintori. Senza risultati.
Può interessarti anche
A Trento viene convocata in fretta una riunione notturna di politici e tecnici. Sono trascorsi due anni esatti dal disastro di Seveso. Il sindaco è in vacanza in Toscana, ma è stato avvisato e sta correndo in auto. Di continuo si ferma nelle aree di servizio per telefonare e ricevere aggiornamenti.
Se l’incendio si propagasse al deposito del piombo tetraetile, altro che Seveso: sarebbe un’apocalisse. I fumi di pt non sono tollerabili per l’organismo. Qualcuno dice che verrebbe annientata ogni forma di vita lungo i cento chilometri da Trento a Verona.
La riunione d’emergenza valuta di evacuare la città. Si allerta la polizia perché tenga pronte le macchine: potrebbe esserci bisogno di girare le strade ordinando con gli altoparlanti alla cittadinanza – centomila persone – di lasciare Trento la notte stessa. Qualcuno vede fulmini attraversare la nube di sodio, scagliati dal cielo nero.
Al comandante dei Vigili del Fuoco viene in mente qualcosa. Se sia un’intuizione o un delirio, lo si capirà presto. Di certo è una mossa disperata: vengono sequestrate due autobotti della Italcementi, un’altra grande fabbrica della città. Il fuoco non ha ancora raggiunto il deposito del piombo, ma ogni minuto può essere quello buono. Le autobotti arrivano alla sloi e il cemento viene sparato con le pompe sull’incendio, a soffocarlo.
Scopri il nostro canale Telegram

Ogni giorno dalla redazione de ilLibraio.it notizie, interviste, storie, approfondimenti e interventi d’autore per rimanere sempre aggiornati

Il cemento è l’intuizione.
Le fiamme si piegano, si calmano. Finché l’incendio non è sotto controllo, domato, e il territorio in salvo.
La catastrofe sfiorata, il sospiro di sollievo, possono scrivere i giornali.
Alcune ore più tardi un’ordinanza del sindaco di Trento chiude la sloi per sempre, dopo quarant’anni di attività.
(continua in libreria…)
Scopri le nostre Newsletter

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

nota: l’immagine grande non corrisponde alla fabbrica raccontata nel romanzo