In fondo ogni amore non è sempre, almeno in parte, immaginario? Massimiliano Parente torna in libreria con un romanzo grottesco e irriverente – Su ilLibraio.it un capitolo

Come è finito Walter a lanciarsi dal quinto piano vestito da Batman, uscendone per di più miracolosamente illeso, e anzi sventando, in modo del tutto fortuito, l’aggressione a una ragazza? Non lo ricorda più nessuno, ma Walter Moschino era “il piccolo Walter” della famosa sit-com Quella strana famiglia, un bambino prodigio che voleva diventare un grande scienziato. Oggi è un venticinquenne ricco, annoiato, orfano dei genitori, accudito da un fedele maggiordomo, perennemente attaccato alle serie tv, alla Playstation e all’adorato cane Stephen Hawking, un white terrier con un collare elettronico che dovrebbe interpretarne gli stati d’animo e tradurli in frasi del vero Stephen Hawking. Il fatto è che, dopo aver scoperto il tradimento della fidanzata, Walter è ricaduto nella sua ossessione: l’amore immaginario per l’ex pornostar Sasha Grey. Non vuole incontrarla, ormai conosce il confine tra illusione e disillusione, si limita a fantasticare e a seguirla sui social network, si accontenta di soffrire di un amore non corrisposto ma proprio per questo incontaminato. E però, con la complicità del suo gruppo di amici nerd, si ritrova dove neppure lui avrebbe mai creduto di poter arrivare: a indossare i panni di un supereroe, con una serie di improbabili vendette da mettere in atto.

Massimiliano Parente torna in libreria per Mondadori con L’amore ai tempi di Batman (Mondadori), romanzo irriverente, che ci induce a fare i conti con le aporie dei sentimenti e le contraddizioni della vita. Lasciandoci però una speranza: chiunque, con un po’ di fortuna, può diventare realmente un supereroe. Impresa più difficile, invece, è costringere chi non ci ama ad amarci. D’altra parte qual è il confine tra un amore reale e uno immaginario? In fondo ogni amore non è sempre, almeno in parte, immaginario?

L'amore ai tempi di Batman

Su ilLibraio.it un capitolo, in cui si racconta un grottesco incontro con una prostituta
(per gentile concessione dell’editore)

«Wow, gran bella macchina!» ha detto la puttana bionda. Non mi ero mai fermato da una puttana, le ho sempre viste passandoci vicino, con la coda dell’occhio, con un misto di attrazione e repulsione. Se rallenti ti lanciano dei baci che riesci a sentire da dentro l’abitacolo perfino con i finestrini chiusi. Specialmente le negre, grazie a quei labbroni primitivi.
Molti uomini vorrebbero andare con le puttane e non ci vanno per mancanza di coraggio. Mentre passano con la macchina ci pensano, ma poi tirano dritto.
Che poi le puttane sono più oneste di molte donne che sono molto più puttane ma passano per non esserlo, come Jasmine. Alla fine per la puttana è un lavoro, è un’attività onesta, e per questo non ne sono mai stato attratto, perché per loro deve essere una cosa meccanica, e per la stessa ragione mi hanno sempre incuriosito, come sarà farlo con una che è come se ti rammendasse un vestito?
È imbarazzante fermarti e chiedere di pagare per il sesso, se non sei abituato. Non saprei neppure come iniziare una conversazione. Cosa si dice? Come ci si comporta? Che poi sono tutte seghe mentali e condizionamenti culturali, per loro sarà come se tu andassi dal fruttivendolo e gli chiedessi un sacchetto di mele. Ma se chiedere un sacchetto di mele dal fruttivendolo fosse considerato un atto intimo, allora ci si imbarazzerebbe anche a chiedere un sacchetto di mele. Se per esempio una donna va dal fruttivendolo a chiedere un cetriolo per usarlo sessualmente, forse si suggestiona e si imbarazza perché teme che il fruttivendolo lo capisca. Io mi imbarazzavo a chiedere i preservativi in farmacia perché pensavo al farmacista che avrebbe pensato a quando li avrei usati.
«Un sacchetto di mele» ho detto senza pensare.
«Cosa, bello?» ha fatto la puttana avvicinandosi.
Non l’ho neppure scelta bene, questa puttana. Mi sono fermato da lei perché era isolata dalle altre. Indossava una gonna elasticizzata nera, un top di strass, dei sandali altissimi, aveva la cellulite sulle cosce e un po’ di pancetta, il french sulle mani e neppure le unghie dei piedi smaltate di rosso. Ma ormai c’ero, e probabilmente il fatto che non mi eccitasse serviva ancora di più come test per vedere se ero guarito.
«Oh, Cristo» ha esclamato la puttana avvicinandosi al finestrino.
«Chi cazzo sei? Chiamo la polizia.»
«SONO BATMAN» ho detto con la voce roca di Batman, senza girarmi.
È scoppiata a ridere ma ha smesso subito, mi ha scrutato tutta seria indietreggiando di un metro, mezza timorosa mezza incuriosita. Stephen Hawking, seduto sul sedile affianco, ha cominciato a ringhiare e poi le ha abbaiato mentre la voce robotica di Stephen Hawking ha detto: «Il nostro obiettivo è quello di una comprensione completa degli eventi che ci circondano e della nostra stessa esistenza».
«E quello che cazzo è?» ha detto la puttana aguzzando la vista all’interno dell’abitacolo.
«È Stephen Hawking.» Sembravo calmo ma avevo l’adrenalina in circolo peggio di quando sono andato a spaventare Renato Zero. Tuttavia mi sentivo protetto dalla maschera di Batman. Forse molta gente non va con le puttane perché non pensa a vestirsi da Batman.
«E chi è Stephen Hawking?»
«Un famoso scienziato. Un fisico.»
«Quello è un fisico? Sei fuori.»
«No, questo è il mio cane.»
«E chi ha parlato?»
«Stephen Hawking, il fisico.»
«Senti, bello, che cazzo vuoi da me? Sei veramente fuori come un balcone.»
Chissà perché dicono tutti fuori come un balcone. Potrebbero usare altre espressioni. Ci sono tante cose che sono più fuori di un balcone. Fuori come la Stazione Spaziale Internazionale. Fuori come la sonda Rosetta quando ha agganciato la cometa 67/P/Churyumov-Gerasimenko. Un po’ lungo da pronunciare, mi rendo conto. Ma forse il balcone è quello del papa. Sei fuori come il papa sul balcone andrebbe meglio.
«Come ti chiami?»
«Mi chiamo Sabrina. Senti, Batman, sei simpatico, ma non ci salgo in macchina con te. Scusami.»
Ho pensato che dovevo essere più diretto.
«Duecento euro per un pompino.» Ecco, l’ho detto. Come se stessi chiedendo un sacchetto di mele dal fruttivendolo. Così si fa. Inutile perdere tempo. Volevo dirlo con la voce roca di Batman ma mi sarebbe venuto da tossire, per esperienza ormai so che dopo due o tre frasi di Batman mi viene il pizzico alla gola. È impossibile parlare come Batman e non tossire. A meno che tu non abbia già la voce roca di tuo, ma se ce l’hai già roca, una volta diventato Batman dovresti fare una voce morbida, altrimenti non ha senso fare la voce roca
Sabrina è rimasta immobile. Stephen Hawking continuava a ringhiare. «Stai buono, ok?» gli ho detto. Stephen Hawking ha mugolato.
«Cinquecento euro» ho detto a Sabrina senza girarmi. Ogni tanto le lanciavo un’occhiata con la coda dell’occhio. La bocca mi si atteggiava da sola come quella di Michael Keaton, a culo di gallina, a culo di Batman.
«Scusami ma devi essere fuori di testa. Sei un cazzo di fuori di testa. Davvero.»
«Mille euro» ho rilanciato e sempre senza girarmi le ho allungato mille euro con la mano guantata.
«Ok, ok. Cazzo, ok va bene» ha detto sospirando. «Merda ma capitano tutte a me. Ma non lontano, va bene? Cazzo. C’è uno spiazzo deserto più avanti. Non vengo in nessuna bat-caverna o cose del genere, sia chiaro.»
«Ci sono ancora i lavori.»
«Cosa?»
«Nella bat-caverna. Dovevano finirla in una settimana, e ora ci vuole un mese. Se vuoi puoi venire, quando sarà finita. Va benissimo lo spiazzo.»
«Ma di cosa stai parlando?»
«Della bat-caverna.»
Mi fissava, io la guardavo ma senza voltarmi, il cuore mi batteva forte sotto lo stemma di Batman, come se avessi un pipistrello vivo intrappolato dentro la cassa toracica. Ho pensato che è per questo che la gente va con le puttane, perché è strano.
«E quel… Stephen come si chiama… mi morderà?»
«Tranquilla, sali.»
All’inizio era duro poi mezzo e mezzo, perché non riuscivo a abbassare i pantaloni e nella manovra il sangue mi era defluito. Il vantaggio di andare con una puttana è che se anche non ti diventa duro non succede niente, perché lei lo fa per lavoro e non ha nessuna aspettativa su di te e tu non hai nessuna ansia da prestazione, se va va, se non va non muore nessuno.
Stephen Hawking si era accucciato ai miei piedi, rassegnato. Lo spiazzo era un parcheggio deserto fiocamente illuminato da alcuni lampioni abbastanza distanziati tra loro da creare delle larghe zone d’ombra. Il parabrezza incorniciava un quadro di squallore che si perdeva nel buio, al di là di una rete metallica.
Mi è venuto in mente quel posto dove hanno trovato Pasolini. Ho visto dei video su YouTube, mi sembrava una persona simpatica, ma comunque era un letterato, niente di che. Chissà se Pasolini fosse stato vestito da Batman, quando è stato ucciso, cosa sarebbe successo. Magari si sarebbero spaventati e si sarebbe salvato. Macché, erano gli anni Settanta, sarebbe stato vestito dal Batman ridicolo di Adam West, lo avrebbero ucciso anche prima. E comunque sarebbe stato forte trovarlo morto vestito da Batman.
Sabrina me lo ha preso in mano e lo ha fissato come se fosse un cono gelato.
«Ora rilassati, Batman» ha detto prima di cominciare. Quando mi chiamava Batman era come se mi prendesse in giro, ma in quale altro modo avrebbe dovuto chiamarmi. All’inizio è stato straniante perché un pompino è un atto intimo e non c’era niente di intimo. È stato come farsi fare un pompino da un sacchetto di mele.

(continua in libreria…)

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