“Il mio cuore – credevo si fermasse. Così ho preso la macchina e sono andata a cercare Dio”, scrive Amy Hempel nel primo racconto raccolto in “Ragioni per vivere”, libro che racchiude le opere di tre decenni e che Rick Moody, che ha curato l’introduzione all’edizione americana, definisce “di una compattezza quasi giapponese”… – L’approfondimento

“Il mio cuore – credevo si fermasse. Così ho preso la macchina e sono andata a cercare Dio”, scrive Amy Hempel aprendo Nella vasca, il primo racconto di Ragioni per vivere. Tutti i racconti (ripubblicato da Sem, nella traduzione di Silvia Pareschi, dieci anni dopo la prima edizione italiana di Mondadori), raccolta che racchiude gli scritti di tre decenni e che Rick Moody, che ha curato l’introduzione all’edizione americana, definisce “di una compattezza quasi giapponese”.

E infatti ne è un esempio la frase ermetica con cui inizia Nella vasca. Poco più di una riga che riassume lo stile di una scrittrice schiva, che poco apprezza le interviste, ma soprattutto le domande “banali”, e che crea racconti brevi, anche della lunghezza di una sola pagina.

Restando in tema di incipit, è inevitabile citare una delle particolarità di Amy Hempel. Per prima cosa, quando inizia a lavorare a un nuovo racconto, scrive la prima e l’ultima frase. Intervistata da Sarah Manguso per The Believer spiega che è come “tracciare i contorni di un disegno”, dentro cui è libera di esplorare le possibilità offerte dalla storia.

Amy Hempel è nata nel 1951 a Chicago ed è cresciuta a Denver. Un’infanzia di cui ricorda “le letture e la presenza costante di animali”. A sedici anni va a vivere a San Francisco, dove trova lavoro come giornalista. In California, nel giro di pochi anni, perde la madre e una zia, entrambe suicide, e una cara amica malata di leucemia, a cui dedica il suo primo racconto, Nel cimitero dov’è sepolto Al Jolson.

Del lavoro come giornalista racconta, intervistata dalla Paris Review: “Mi ha insegnato come scrivere una frase che invoglia a leggere quella seguente. Ti allena a eliminare tutto ciò che non è essenziale”.

Trasferitasi a New York nel 1975 per lavorare nell’editoria, si iscrive ai corsi serali della Columbia University e diventa allieva di Gordon Lish, storico scrittore ed editor di grandi nomi del racconto. Grazie al legame con l’insegnante, lavora al suo primo racconto e continua a dedicarsi alla scrittura.

Nel 1985 pubblica negli Usa la sua prima raccolta di racconti, Una ragione per vivere. Seguita negli anni successivi da Alle porte del regno animale, Rientrata e Il cane del matrimonio (tutte le opere sono riunite nel volume pubblicato da SEM). A marzo 2019 uscirà negli Stati Uniti, per Simon & Schuster, Sing To It, il suo atteso ritorno in libreria.

Segni distintivi dell’autrice sono la mutevolezza delle voci che portano avanti le narrazioni, quasi sempre in prima persona, e la densità degli eventi condensati in un racconto di una pagina o poco più.

Al centro delle storie, personaggi che non sembrano conoscere l’indecisione, a differenza della stessa Hempel che invece, sempre nell’intervista con Manguso, si definisce “piena di dubbi”.

Lo scopo della sua scrittura è creare una voce che suoni diversa dalla sua, tramite un’operazione di rifinitura, per eliminare “tutto ciò che è esitante o ridondante”. E raggiungere “una forma idealizzata”, perfetta. Come quella che troviamo in Andare: “Forse quei giorni torneranno alla memoria, e forse no. Nel frattempo sentite questa: non riesco neanche a ricordare tutto quello che ho dimenticato”.

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