Dai libri alle interviste, ecco una selezione di pensieri e citazioni dello scrittore siciliano Andrea Camilleri, morto nel luglio del 2019. A un anno dalla sua morte è arrivata la pubblicazione di “Riccardino”, il romanzo conclusivo della serie di Montalbano

Andrea Camilleri, nato nel 1925, deceduto nel luglio del 2019, è stato uno tra i più famosi e prolifici autori italiani, celebre per il personaggio del commissario Montalbano e amato anche all’estero, dove è stato tradotto in 120 lingue. Quest’estate, a un anno dalla sua morte, è stato pubblicato postumo Riccardino, il capitolo conclusivo dell’amata serie di romanzi con protagonista il commissario Montalbano.

Vi proponiamo una selezione di citazioni dai suoi libri e dalle sue interviste:

“Al mercato mia moglie ha più volte ascoltato questa frase: “Vedi quella, è la signora Camilleri, la moglie di Montalbano!”.
(da un’intervista a Vanity Fair del 23 agosto 2018)

“Gli pigliò la mano per salutarlo. Non s’aspettava il modo in cui lei gliela strinse: fu come se gli avesse arravugliato attorno alle dita non la sola mano ma il suo corpo intero e come la mano dell’uomo, diventata un’altra cosa, fosse entrata nel dentro più dentro di lei, fino alla sua noce di fìmmina.”
(da Il birraio di PrestonSellerio)

“Mentre il rigore morale e l’onestà non sono contagiosi, l’assenza di etica e la corruzione lo sono, e possono moltiplicarsi esponenzialmente con straordinaria velocità.”
(da Segnali di fumo, Utet)

Da ragazzi eravamo fascisti e credevamo che quella fosse l’unica possibilità politica. Per me tutto cambiò il giorno in cui partecipai, a Firenze, a un grande raduno della gioventù internazionale nazifascista. Parlò Baldur von Schirach e delineò l’Europa del futuro in caso loro avessero vinto la guerra, cosa di cui erano certi. Io mi vidi all’improvviso dentro un casermone grigio, tutti in divisa, con un unico libro da leggere, il Mein Kampf di Hitler. Provai una sensazione di terrore“.
(da un’intervista a Vanity Fair del 23 agosto 2018)

Camilleri senza crediti

“Confesso, con Neruda, che ho vissuto. Ma mi corre l’obbligo di confessare anche che, alla mia veneranda età, molte delle cose per le quali ho vissuto mi appaiono come fatte da una persona che aveva il mio nome, le mie fattezze, ma che sostanzialmente non ero io”.
(da Segnali di fumo, Utet)

“Io sono stato povero e ho conosciuto il successo in tarda età. Tutto è arrivato tardi nella mia vita, e questa è una fortuna: mi sento come di aver vinto alla Sisal. Il successo fa venire in prima linea l’imbecillità. Se avessi ottenuto da giovane quel che ho oggi, non so come sarebbe finita. Non conosco il mio livello di imbecillità“.
(da un’intervista al Venerdì di Repubblica del 21 giugno 2002)

“Ci sono uomini di qualità che, messi in certi posti, risultano inadatti proprio per le loro qualità all’occhi di gente che qualità non ne ha, ma in compenso fa politica.”
(da La prima indagine di Montalbano, Mondadori)

“Colui che una volta scriveva poesia, racconti, romanzi, nella Sicilia della mia giovinezza era un perditempo o un pazzo “pirinnello” cioè “un Pirandello“, che perdeva tempo in cose campate in aria, inutili. Credo che cinquant’anni siano serviti a far capire che la cultura a qualche cosa serve. Cioè chi fa cultura oggi può non sentirsi una cimice che succhia il sangue di quelli che lavorano, quindi questo nuovo atteggiamento ha aperto alcuni orizzonti a nuove case editrici, a scrittori, a saggisti. Il problema è che siano letti e a questo ancora non ci siamo arrivati. La nostra regione ha uno dei tassi di lettura più bassi d’Italia, che è già tra i livelli più bassi d’Europa”.
(da un’intervista a Il Secolo XIX del 31 luglio 2001)

Montalbano si commosse. Quella era l’amicizia siciliana, la vera, che si basa sul non detto, sull’intuìto: uno a un amico non ha bisogno di domadare, è l’altro che autonomamente capisce e agisce di consequenzia”.
(da Il ladro di merendine, Sellerio)

Montalbano, per me, dopo vent’anni è un parente al quale voglio bene, ma nello stesso tempo è un personaggio scomodo. Perché il suo successo trascinava al successo anche gli altri romanzi, i miei romanzi storici, i miei romanzi civili. Quindi, lo odio e lo amo”.
(dall’intervista a Terza Pagina, programma di Rai Cultura)

“L’affidarsi alla memoria, è la volontà dell’uomo di non scomparire. E quando la conoscenza si arresta, subentrano i sensi, che alimentano la fantasia”.
(da un’intervista a l’Unità del 5 novembre 2001)

“In tutti i miei romanzi il piano dell’indagine coincide con il piano della ricerca della verità, sociale, filosofica, o direi più semplicemente ‘umana’. Vi è l’uomo che si confronta con se stesso, o cerca se stesso”.
(da un’intervista del 5 agosto 2002)

“Voglio morire con la speranza che miei figli, nipoti e pronipoti vivano in un mondo di pace, bisogna che tutti i giovani si impegnino
(da un’intervista a Che tempo che fa del 2018)

“(La morte) La trovo disdicevole, citando una celebre battuta. Ma l’aspetto con serenità
(da un’intervista del 23 marzo 2005)

“E’ il pensiero della morte che aiuta a vivere.”
(da La paura di Montalbano, Mondadori)

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