Nel suo nuovo libro Ferruccio De Bortoli si interroga sui costi della deriva populista e spiega quali dovrebbero essere i passi da compiere per permettere all’Italia di ripartire…

L’Italia precipiterà in un nuovo Medioevo? O verrà fuori da questa fase di crisi? Rispondendo a queste impegnative domande, Ferruccio de Bortoli, già direttore del Corriere della sera e del Sole 24 Ore, nel suo nuovo libro (dedicato “ai tanti che ogni giorno fanno qualcosa per gli altri. Il loro esempio è il nostro futuro”), Ci salveremo (proposto da Garzanti, e che eccezionalmente esce in contemporanea anche in versione audiolibro, con la lettura dello stesso De Bortoli) si interroga sui costi della folle deriva populista e mette in luce anche le colpe e le ambiguità delle élite, della classe dirigente, dei media, e persino di chi scrive.

Eppure, per de Bortoli il Paese è migliore dell’immagine che un governo a suo avviso irresponsabile proietta all’estero: ha un grande capitale sociale, un volontariato diffuso, tantissime eccellenze. Questo libro, quindi, si rivela anche come un viaggio nelle virtù, spesso nascoste, dell’Italia, perché una riscossa civica è possibile, ma dipende da ogni singolo cittadino.

L’autore, che dal 2015 è presidente della casa editrice Longanesi e dell’associazione Vidas, nel saggio afferma che per riuscire a risollevare l’Italia è necessario riscoprire un nuovo senso della legalità e avere un maggior rispetto del bene comune. Inoltre, per de Bortoli ci vuole più educazione civica, da riportare a scuola, e più cultura scientifica.

L’autore di Ci salveremo spiega poi che è necessario combattere per una vera parità di genere e per dare più spazio ai giovani in una società troppo vecchia e ripiegata su sé stessa. Il futuro, quindi, va conquistato, non temuto.

Ma perché questo titolo? Come scrive lo stesso de Bortoli, “per coltivare una speranza e formulare un impegno. Nel tentativo, forse vano, di rianimare uno spirito civico perduto. Un senso di responsabilità collettivo annebbiato da un individualismo miope e scomposto. C’è un’Italia che attende il segno di una riscossa. Un Paese che vorrebbe emanciparsi dalla paura. Una comunità che crede nella possibilità di costruire una società migliore. Ma non una società chiusa e cinica. Bensì solidale, aperta, basata sul lavoro, lo studio e il merito. Non sull’italica furbizia obliqua, sull’evasione endemica, sulla flessibilità opportunistica delle regole. Non sull’arte – che arte poi non è – di arrangiarsi. Non siamo diventati tutti così egoisti, maleducati, sguaiati e menefreghisti. Tutti sedotti e corrotti dai social network, incapaci di ragionare su rischi e opportunità, insensibili ai diritti delle future generazioni…”.

nota: la foto di De Bortoli è di Ludovica Mauri

Fotografia header: Ferruccio De Bortoli - foto di Ludovica Mauri

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