Mentre il verdetto sanremese continua a far discutere (da una parte i sostenitori del voto popolare, dall’altra chi preferisce affidarsi alle giurie) vengono rilanciate le “Classifiche di qualità” dei libri. A giudicare, 200 “grandi lettori” (tra cui riviste, librerie, autori, critici, giornalisti, editor e addetti ai lavori…) – I particolari

Cosa rende un libro “di qualità”? E chi può essere chiamato a giudicare la “qualità” di un romanzo, un saggio, una racconta di poesie, un’antologia di racconti? Domande che periodicamente hanno fatto discutere, non solo in Italia, il mondo letterario, e che tornano d’attualità visto il rilancio delle “Classifiche di qualità” da parte della rivista L’Indiscreto (edita dalla Casa d’Aste Pananti), arrivato con il placet dei fondatori della prima versione. Sì perché già dal 2009 al 2013 il festival Pordenonelegge e il premio Dedalus avevano istituito le cosiddette “Classifiche di qualità”, dove un nutrito gruppo di “grandi lettori” votava periodicamente quelli che a suo avviso erano i migliori libri usciti in quel lasso di tempo.

Nel comunicato de L’Indiscreto si legge che “a partire dai critici interpellati in una grande inchiesta sullo stato della critica letteraria ad opera dello scrittore Vanni Santoni, l’autore e la redazione si sono operati per ricreare un gruppo di ‘grandi lettori’, che, oltre ai succitati critici e alle scrittrici e agli scrittori italiani che si sono offerti di partecipare, si estende anche a riviste letterarie, librerie indipendenti, giornalisti culturali, editor e altri operatori del settore (assenti i cosiddetti “booktuber”, ndr), per un totale di 200 giurati. Un numero destinato ad ampliarsi con le nuove edizioni, in modo da garantire una classifica sempre più affidabile” (a proposito della nuova giuria, non considerando riviste, librerie e festival i giurati al momento sono 113 e le giurate 68 – qui la lista completa).

La nuova “Classifica di qualità” dell’Indiscreto “sarà stilata tre volte l’anno, a metà dei mesi di febbraio, maggio e ottobre, secondo intervalli proporzionati agli archi della produzione editoriale, e interpellerà i votanti in merito ai migliori libri italiani di prosa, poesia e saggistica del periodo immediatamente precedente”.  I giurati si esprimeranno con tre voti per ogni categoria; a ogni primo posto saranno assegnati nove punti, cinque al secondo e tre al terzo. Inoltre, a fine anno si aggiungerà un voto extra sui migliori libri in traduzione.

Scopo di queste classifiche – si spiega – è “fornire ai lettori un utile indicatore sui titoli più meritevoli secondo gli addetti ai lavori, di cui è stato scelto un campione capace coprire una grande varietà di interessi e competenze, in numero sufficiente da diluire nella statistica i danni di eventuali partigianerie“.

Per gli ideatori, “l’industria editoriale ha risposto alla crisi continuando nell’errore di una produzione eccessiva e accelerata, che rischia di far scomparire in breve tempo titoli più che degni di rimanere negli scaffali. Quel che ci proponiamo con queste classifiche, è di ostacolare questa tendenza e riportare l’attenzione sui libri di qualità, che non di rado rischiano di essere travolti in questa escalation”.

Casualmente, il ritorno di queste classifiche arriva proprio mentre si continua a polemizzare sul verdetto sanremese: da una parte i sostenitori del voto popolare, dall’altra chi preferisce affidarsi alle giurie di qualità…

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