Negli ultimi anni della sua vita Severino Cesari ha condiviso una serie di riflessioni legate alla sua malattia, e non solo. Arriva in libreria una raccolta particolarmente intensa, “Con molta cura – La vita, l’amore e la chemioterapia a km zero. Un diario 2015-2017”

La morte di Severino Cesari, editor e critico letterario, lo scorso 25 ottobre ha inevitabilmente molto colpito il mondo del libro. Scrittori, critici letterari e colleghi editori lo hanno ricordato con parole sentite, non di circostanza. E chi negli ultimi anni lo ha seguito su Facebook, sarà ora felice dalla pubblicazione, da parte di Rizzoli, di Con molta cura – La vita, l’amore e la chemioterapia a km zero. Un diario 2015-2017 (in copertina un’illustrazione di Gipi, ndr). Negli anni, infatti, Cesari, co-fondatore della collana Stile Libero di Einaudi con Paolo Repetti, ha condiviso empaticamente con i suoi amici virtuali una serie di riflessioni legate alla sua malattia, e non solo.

severino cesari

Si legge nel libro che le raccoglie: “Io sono nient’altro che la cura che faccio. E non sono solo nel farla. La cura presuppone l’esercizio quotidiano dell’amore. Non c’è altra vita che questa, adesso, questa vita meravigliosa che permette altra vita. In una ghirlanda magica, un rimandarsi continuo. Mi travolge un’onda di gratitudine senza fine. Curarsi, praticare con metodo ed efficienza la cura che devi obbligatoriamente fare, vuol dire star bene, in linea di massima. L’esercizio quotidiano dell’amore, questo infine auguro a tutti, a tutte. Non c’è altro, credete. Se non avete sottomano l’opportunità di una cura da fare – scherzo, ma fino a un certo punto! – potete sempre però prendervi cura. Prendervi cura di voi stessi, e di quelli cui volete bene. E magari anche degli altri. Non c’è davvero altro, credete. Questo è davvero importante, penso allora: non è vita minore questa mia, che adesso mi è data, è vita e capacità e voglia di sorridere alla vita”.

Il libro è una toccante riflessione sul dolore e la malattia, ma in generale sulla vita, in cui vengono affrontati temi diversi. L’atto della scrittura autobiografica, condivisa con amici e lettori su Facebook, ha avuto un ruolo importante nel momento più difficile dell’esistenza di Cesari. Con molta cura ne è la dimostrazione.

Come spiega nella postfazione Michele Rossi, responsabile della narrativa italiana Rizzoli, “Seve non attraversava le vite che incontrava, con il suo tocco gentile e garbato ne modificava per sempre la traiettoria. Poi venne la malattia e con lei il momento di scrivere usando come mezzo l’intangibile pagina di un social network da lui trasformato in un luogo pieno di speranza e autentica umanità. Questo diario esiste come una sfida, prendere il male e renderlo Cura, prendere la paura più grande e renderla luce, in modo generoso, esposto, disponibile a tutti e allo stesso tempo privatissimo. Intimo…”.

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