In “Venne alla spiaggia un assassino”, la scrittrice Elena Stancanelli racconta la sua esperienza sulle barche delle ONG, trasformate in pochi mesi da alleate della guardia costiera italiana in colpevoli di ogni nefandezza…

Il mare Mediterraneo si sta riempiendo di morti. Barche inadeguate e stipate all’inverosimile navigano a vista, provando a raggiungere le nostre coste. Alcune ci riescono, altre vengono riacciuffate e riportate indietro, in Libia. Altre ancora, moltissime, affondano. Ho deciso di andare a vedere”.

In Venne alla spiaggia un assassino (La Nave di Teseo) Elena Stancanelli racconta la sua esperienza sulle barche delle ONG, trasformate in pochi mesi da alleate della guardia costiera italiana in colpevoli di ogni nefandezza.

venne alla spiaggia un assassino Elena stancanelli

Da che parte stare?, si chiede la scrittrice, classe ’65, autrice di racconti e romanzi tra cui La femmina nuda (La Nave di Teseo), finalista al Premio Strega 2016. A volte è difficile da capire, altre invece è facilissimo: “Stiamo facendo una terribile confusione tra colpevoli e innocenti“.

Esistono donne e uomini che dedicano la propria vita a salvare quella degli altri, eppure vengono di continuo insultati e sminuiti. Li si guarda con sospetto, come se in realtà stessero ingannando tutti, come se fossero loro i responsabili delle morti in mare. Si ha una percezione falsata di quello che accade veramente. A questo proposito si è espressa anche la scrittrice napoletana Valeria Parrella, che su L’Espresso ha scritto un lungo articolo in cui racconta l’esperienza della sorella, al lavoro per Medici senza frontiere.

Davanti all’angoscia di una situazione tragica che continua a consumarsi ogni giorno davanti ai nostri occhi, Stancanelli nell’autunno del 2018 si imbarca sulla nave Mare Jonio, comprata e allestita da un’Azione non governativa chiamata Mediterranea. La scelta di partire nasce leggendo un appello dello scrittore Sandro Veronesi sul Corriere della Sera: “È inaccettabile perché inaccettabile è la propaganda che l’accompagna, e che rovescia la realtà chiamando ‘pacchia’ o ‘crociera’ la tortura cui quegli esseri umani sono esposti, e li vuole lasciare in balia degli scafisti o della guardia costiera libica, cioè i veri ‘trafficanti di uomini’, calunniando con quella definizione le ONG che cercano di salvarli”.

“Non sono mai stata una scrittrice politica”, dice Stancanelli in un’intervista a Radio Radicale, ma la scelta di partire prescinde da un interesse politico: è una questione umanitaria.

Venne alla spiaggia un assassino è un diario di bordo, un resoconto personale, un romanzo di avventura, che analizza non solo quello che sta succedendo nel Mediterraneo, ma anche il modo in cui noi lo percepiamo.

La scrittura di questo libro era quindi necessaria, non tanto per fare una morale, “a dividere i buoni e i cattivi ci pensi qualcun altro. A me importa di come la civiltà a cui appartengo assolve al suo compito: tutelare i diritti di ogni singolo individuo, ponendosi come argine alla rabbia, all’ignoranza, alla violenza, all’odio”.

nota: la foto dell’autrice è tratta dal sito della casa editrice La Nave di Teseo.

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