“Le storie possono fungere da ponte”. A Milano, in occasione di Bookcity, la prima tappa del Friendship tour, che vede protagonisti autori e autrici del calibro di Ken Follett, Lee Child, Jojo Moyes e Kate Mosse

“Scrivi un romanzo, un editore te lo pubblica, e sei felice. Lo traducono, lo vendi in giro per il mondo, e sei ancora più felice. Poi una mattina il tuo Paese dice ai tuoi lettori europei “Non ci piacete più, non vi vogliamo’ E tu: ‘no ehi, io sono felice di avere i miei lettori europei, non voglio la Brexit!”. Mi imbarazza tantissimo che il mio Paese voglia rifiutare il suo posto in Europa e che gli inglesi dicano che stanno bene da soli. Io no: sappiatelo”. Ken Follett è un simpatico signore dal capo imbiancato, elegantissimo nel suo completo very British da domenica mattina: non ha molto – in sé – dello stile thrill che gli ha fatto vendere centinaia di milioni di copie in tutto il mondo. Anzi: ride, inaugurando a Milano, in occasione di Bookcity, la prima tappa del Friendship tour che vedrà l’autore de I pilastri della Terra (in Italia pubblicato da Mondadori) muoversi tra Madrid, Berlino e Parigi insieme ai colleghi Lee Child (Longanesi), Jojo Moyes (Mondadori) e Kate Mosse (Newton Compton).

Quello di Milano è stato un incontro politico oltre – e forse prima – che letterario, ma anche sentimentale: un forte e chiaro no al divorzio non consensuale, e tuttora parecchio ballerino, tra la Gran Bretagna e il suo continente. “La mattina dopo il referendum – ha detto Jojo Moyes – mi sono svegliata e ho pianto: io sono nata europea, e come tale sono cresciuta. Con questo tour voglio dire che questa scelta politica di uscire dall’Unione Europea non rappresenta tanti di noi. Sono britannica, ma la vostra storia è la nostra storia”. 

Quella ritratta dai quattro autori è un’Europa culla di una cultura interdipendente, dove Proust è funzionale a Goethe ed entrambi contribuiscono a formare Agatha Cristhie. C’è poi il tema ideologico della chiusura, nella riflessione di queste quattro rockstar degli scaffali, che si intreccia con i concetti di identità, di difesa e di diversità: là dove la Brexit intende separare, la cultura può unire; là dove esiste una barriera, l’amicizia è l’antidoto. Amicizia tra le persone, amicizia tra gli Stati. “Il lavoro del romanziere – spiega Kate Mosse – nasce dal cuore, e le storie possono creare dei ponti tra le persone, tra le culture. In Gran Bretagna davvero la gente non ne può più di ascoltare discorsi politici, e non vuole certo stare in conflitto. I libri, gli spettacoli, i film, possono entrare in gioco quando ci sono momenti di difficoltà: le storie in generale possono fungere da ponte, noi narratori possiamo avvicinarci al cuore delle persone, possiamo raccontare la storia del mondo reale spiegando che non ci sono una destra e una sinistra estremiste, e che la gente non vuole le guerre”. Torna, il timore della guerra, anche nelle parole di Lee Child, che ricorda nientemeno che Winston Churcill. “Era – dice Child – molto all’antica, passò la maggior parte del secolo a difendere la supremazia britannica, ma fece in parlamento un memorabile discorso nel quale si diceva convinto della necessità di creare gli Stati Uniti d’Europa“. 

Scettici circa la possibilità che l’attuale situazione di stallo possa portare a un nuovo referendum, i quattro autori tengono il punto del patriottismo europeista. Se i politici non leggono (libri ma neanche giornali), lamentano i quattro autori, è facile che il discorso pubblico scenda di livello e viri verso i diversi estremismi. Ma non è in una polemica che intende risolversi il tour. “Io difendo i politici” ha infatti detto Follett. “Ma – ha aggiunto – è facile immaginare come potrà finire la storia se alimentiamo le divisioni: la Catalogna lascerà la Spagna, nel Regno Unito a separarsi saranno Scozia e Irlanda. E in Italia mi pare ci sia un forte divario fra nord e sud. Ci troveremo così con un nucleo dio Paesi liberali e ricchi che sanno sempre più ricchi, e una periferia di Paesi periferici sempre più poveri e arrabbiati, inclini alle posizioni estreme”.

Qual è dunque l’antidoto? Lo stesso di sempre, of course. Le parole per dire l’unione: amicizia, amore, comunità. Il 31 ottobre, giorno che era stato indicato come data di attuazione della Brexit, altri scrittori inglesi tra cui J.K. Rowling avevano firmato una Love letter to Europe. E oggi quattro tra i più amati autori britannici partono in tour per far visita ai Paesi di un’Unione che non vogliono lasciare. Per dire all’Europa – come avrebbe cantato un inglese di sangue straniero che per nome aveva scelto la bandiera della sua monarchica isola –  “Someone still loves you”.

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