“Sogno il mondo in cui non serva ribadire concetti semplici, un mondo libero dai ruoli, dalla dittatura dei corpi, per una sessualità serena e consapevole”. Dopo “Romanzo Esplicito”, è appena uscito “P. la mia adolescenza trans”, il secondo fumetto autobiografico di Fumettibrutti, nome d’arte di Josephine Yole Signorelli, classe ’91. Libro che ha già stupito i lettori per l’inaspettato coming out, e che racconta la transizione di genere e la ricerca della propria identità dal punto di vista di chi li ha vissuti. Nell’intervista a ilLibraio.it l’autrice sottolinea: “L’unico dovere lo dobbiamo prima di tutto a noi stesse, quello di stare bene”

A luglio, quando è stato annunciato agli oltre 75mila follower del canale Instagram @fumettibrutti, P. la mia adolescenza trans (Feltrinelli Comics) ha generato una reazione entusiasta. A settembre, con il graphic novel finalmente nelle librerie, le domande dei follower si sono fatte più pressanti, come testimoniato dalla stessa autrice sui social, con la consueta franchezza: il libro quindi parla dell’adolescenza trans di chi l’ha scritto? 

Con questo libro, Fumettibrutti (Josephine Yole Signorelli, nata nel 1991) considerata tra le rivelazioni degli ultimi anni nel panorama dei fumetti italiano, ha fatto il suo coming out di donna transgender con spiazzante naturalezza, la stessa attitudine che caratterizza i fumetti come pure i selfie che animano i suoi social network: discinti, provocatori e sboccati.

Le reazioni contano e trovano spazio su quegli stessi canali, a riprova che internet può essere tanto un luogo di odio quanto di supporto e apertura mentale. Il sesso è il centro di tutto, a volte solo come pretesto: così avviene anche in questa ultima opera della fumettista catanese trapiantata a Bologna, che ha sentito il bisogno di guardarsi indietro, per donare ai lettori una parte di sé sconosciuta. Una storia meritevole di essere letta per la sua unicità, ma anche per il suo stile, per la sua voce: fino a oggi in Italia sono stati pochissimi gli autori transgender che si sono impossessati del proprio vissuto doloroso per farne una rivendicazione personale. 

fumettibrutti

Romanzo esplicito (Feltrinelli Comics) è stato un successo editoriale: aveva una forma frammentata che richiamava molto di più i contenuti sui social. Ora che con P. la mia adolescenza trans si apre ai suoi lettori con un romanzo più unitario. Come ci è arrivata?
“Credo che i miei lettori siano cresciuti insieme a me. In questi due anni, dalla pubblicazione della prima vignetta online, io sono cambiata, mi sono ricreduta molte volte, riscoperta. La cosa bella di crescere è che non si smette mai di imparare. P. la mia adolescenza trans rappresenta un traguardo fisiologico della mia opera e richiamerà il terzo libro che verrà, stavolta la copertina sarà blu”.

romanzo esplicito fumettibrutti

Non ha mai fatto coming out prima di questo libro: perché ora?
“Ho sentito la necessità. Questa frase basterebbe da sola per rispondere, ma voglio aggiungere altro: fino a qualche tempo fa ero convinta che non ci fosse alcun bisogno di fare coming out, ma dopo aver visto la piega populista che stava prendendo il mondo, ho deciso di raccontare anche quest’aspetto, che è da sempre una parte fondamentale di me. Ho iniziato a pensare che senza parlare di P. ogni mia relazione personale, ogni mia storia, sarebbe stata sempre incompleta, e mi disgustava l’idea che P. venisse come cancellato dal mio passato. P. mi ha insegnato un sacco di cose pur avendo 15 anni”.

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Il fumetto in Italia è sessista?
“Mi duole ammetterlo, ma è così. Per fortuna tra i miei colleghi ho anche trovato delle persone splendide a supportarmi, ma certi episodi avvenuti nel periodo del mio ingresso di questo mondo ancora così provinciale mi hanno portato del dispiacere”.

E ritiene che la sua identità di genere possa ostacolarla in qualche modo?
“Fermarmi? No, personalmente li asfalto tutti”.

Secondo alcuni studi sociologici, le nuove generazioni sarebbero meno interessate al sesso e ne farebbero meno. Il sesso continua ad avere un potere rivoluzionario, anche narrativo?
“Fino a quando a prevalere sarà un certo tipo di educazione, morale o sociale, il sesso verrà considerato un argomento scomodo e usato come arma di controllo del corpo. Una maggiore consapevolezza sessuale crea inevitabilmente delle persone libere, persone che pensano. Ogni volta che faccio l’amore, o sesso, mi riprendo una parte del mio corpo, mi libero di quella vergogna insinuata nel mio cervello fin dall’infanzia dalla morale cattolica, tipo: ‘copriti’; ‘non è a modo’, ‘non si fa’…”.

P. afferma davanti al suo medico di sognare un mondo che possa superare il binarismo di genere. Ma il personaggio comunque è determinato ad arrivare a completare la transizione MtF. Non è una contraddizione?
“Nessuna contraddizione, si tratta di inclusione. Lo spiego con un esempio più semplice: il fatto che l’emancipazione ci stia portando verso un modello femminile meno rigido, meno fiabesco, più sportivo, forte e autoritario, non significa che dobbiamo cancellare lo standard da principessa bionda e senza peli. Anche le principesse vogliono esistere, vogliono i diamanti e non hanno nessuna voglia di rotolarsi nel fango. Il punto è non pretendere che esista un unico prototipo di donna, lasciar decidere alle ragazze quello che vogliono essere, senza che la società continui a rompere le scatole su cosa è giusto o sbagliato (spoiler: non ce ne frega niente)”.

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Lei ha un continuo dialogo con i suoi lettori-follower. A che punto sono gli italiani rispetto alla comprensione e accettazione della fluidità di genere e ad altre espressioni della sessualità?
“C’è ancora tanta strada da fare. Quando la mia popolarità online ha iniziato a crescere, mi sono chiesta il motivo di quel successo. A me avevano sempre dato della pazza per ogni cosa che pensavo o dicevo, mentre adesso mi applaudono, mi mandano messaggi per dirmi che sono la loro voce, ma sono le stesse cose che dicevo alle superiori e per cui, forse, venivo emarginata. I miei fumetti raccontano cose banali, ma c’è talmente tanta aridità di pensiero in giro da farli sembrare stratosferici. Sogno il mondo in cui non serva ribadire concetti semplici, un mondo libero dai ruoli, dalla dittatura dei corpi, per una sessualità serena e consapevole”.

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Da questo libro si deduce che il corpo femminile è una conquista, così pure il sesso. La narrativa dominante vuole le donne spesso insoddisfatte e incomplete del proprio corpo. Cosa manca ancora per liberarsi (sessualmente e non solo)?
“Tutto e nulla. Mi spiego: il corpo delle donne ha solo voglia di essere lasciato in pace. Non ci interessa più sapere dove ha voglia di collocarci la società, quale ruolo debba avere una donna. Se chiedono chiarezza nelle nostre scelte, cancellano lo spettro dei grigi dalla narrazione della nostra sessualità o genere: se vuoi abortire o avere un figlio da sola, se puoi o non puoi avere un pene ed essere comunque considerata donna. L’unico dovere lo dobbiamo prima di tutto a noi stesse, quello di stare bene”.

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Si considera un’attivista? Quanto sono inclusive le battaglie femministe e LGBT in Italia oggi?
“Non sono un’attivista: mi piacerebbe, ma richiede davvero tanto, tanto impegno, mentre io, al massimo, riesco a infilarmi ai piedi le Dr.Martens la mattina e postare foto del mio culo su Instagram.  Mi piace però considerarmi, citando Donna J. Haraway: un cyborg xenotransfemminista, antifascista, alla riscossa di tutti i corpi per la distruzione del patriarcato”.

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