Andrea Zandomeneghi è all’esordio letterario con “Il giorno della nutria”, un romanzo che ribalta i cliché sulla provincia italiana

Capalbio, costa dell’Argentario, ben lontani dalle suggestioni turistiche: Davide è un cefalgico cronico che vive col nipote e la madre, malata di Parkinson e invocante l’eutanasia.

Il giorno seguente l’ennesima ubriacatura assieme al prete del paese e al figlio della badante della madre, si sveglia con gravi postumi; mentre tenta di placarli con psicofarmaci e altro alcol, scopre una nutria spellata e congelata sul pianerottolo, come se fosse un’intimidazione.

Sulla base di congetture, presagi, coincidenze e suggestioni, Davide opera ricostruzioni ossessive che lo portano, nel corso di una sola giornata sempre più vorticosa, a dubitare di tutte le persone che ha intorno, fino a scoprire la verità, anche su se stesso e sulle sue nevrosi.

Il giorno della nutria Andrea Zandomeneghi

Il giorno della nutria (Tunué), in libreria dal 7 febbraio, segna l’esordio letterario di Andrea Zandomeneghi, in passato direttore della rivista Crapula.

Zandomeneghi ha già avuto modo di farsi conoscere come autore grazie ad alcuni racconti pubblicati in varie riviste. Il suo primo libro è una sorta di “giallo al contrario”, con una forte indagine introspettiva, che ribalta i cliché sulla provincia italiana.

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