Ambientato in un condominio apparentemente perfetto, dove arrivano all’improvviso dei nuovi inquilini, “Gli altri” di Aisha Cerami mette in scena un piccolo mondo fatto di rapporti dove il decoro e l’ordine prevalgono su tutto, anche sulla capacità di essere umani. La storia ha la semplicità di una metafora e la profondità di una realtà quotidiana che pone il lettore di fronte alla possibilità di una riflessione umana su vivere sociale, condivisione, accoglienza…

Il Roseto è il condominio dei sogni, un luogo di pace. Nel verde, tranquillo, armonioso, abitato da persone che si conoscono da anni e si aiutano. La morte dell’anziana Dora scombussola gli equilibri, perché il suo appartamento viene messo in affitto dalla figlia. E arrivano nuovi vicini. 

I condomini sono eccentrici, e un po’ scaramantici: non solo organizzano una festa di benvenuto, con tanto di striscioni e banchetto, ma anche una stramba e propiziatoria semina di oggetti e segni nell’abitazione che attende i nuovi inquilini. 

“Marilyn disegnò un cuore in fondo al cassetto di una credenza. Maria infilò sotto l’armadio a muro un biglietto con la ricetta per il pan pepato. Romana mise una piccola croce sopra la cappa. Libia fece scivolare un orecchino dietro il termosifone della camera da letto. Arina firmò la serranda del salottino”.

Aisha Cerami gli altri

Quando i vicini finalmente arrivano, si rivelano persone riservate, indaffarate nei loro lavori, poco propensi alla vita della bizzarra comunità, ombre sfuggenti. Diversi. Un po’ antipatici, ma guai a dirlo: “nessuno parlava male di nessuno, al Roseto”. 

Gli altri di Aisha Cerami (Rizzoli) mette in scena, in una palazzina qualunque, un piccolo mondo fatto di rapporti dove il decoro e l’ordine prevalgono su tutto, anche sulla capacità di essere umani.

Gli stranieri“: così vengono definiti i nuovi arrivati che sembrano non rispettare le regole. La diffidenza nei loro confronti scatena il nervosismo, spezza le alleanze, apre le porte delle case e alza la polvere che negli anni si era depositata sugli animi, mostrando le maschere della simpatia e dell’affiatamento. Perché l’armonia del Roseto è tutta apparenza, e dietro il volto fasullo e sorridente della vita disciplinata si celano segreti e dolori. 

Il Roseto, che si vantava di avere effetti miracolosi sull’equilibrio e la serenità, capace di guarire gli infelici, è nella realtà una gabbia, soffocante, dove non si può trasgredire, e dove l’importante è nascondere la verità, ipocriti con se stessi e con gli altri. Ogni appartamento contiene nell’ombra una storia, un veleno che si diffonde tra le mura del condominio, silenzioso e subdolo, è in un topo che appare all’improvviso, è in una macchia sul muro, che si allarga senza spiegazione. È nei suoi abitanti, mostri travestiti da brava gente.

Tutti “stranieri”, alla fine, in un’ossessione fatta di controllo, di sospetto e di pregiudizio, di amori taciuti, di incomunicabilità e di rassegnazioni che diventano accettabili se c’è qualcuno a cui dare la colpa, un altro da odiare. Perché la verità rende fragili, ed è più comodo aggredire, puntando il dito. 

“L’odio è un sentimento immobile e tagliente, uno scoglio in mezzo al mare. Annienta. Si trasmette. È una malattia contagiosa. Se morde, uccide”.

Aisha Cerami scrive con eleganza una storia che ha la semplicità di una metafora e la profondità di una realtà quotidiana che crea “gli altri”,  e mette il lettore di fronte alla possibilità di una riflessione umana su vivere sociale, condivisione e accoglienza. 

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