Il romanzo di Stefano Marelli narra una vicenda d’amore e amicizia, una storia letteraria in cui è centrale la figura di Ernest Hemingway

Stefano Marelli, classe ’70, ha esordito nel 2013 con Altre stelle uruguayane (Premio Selezione Bancarella Sport) al quale è seguito nel 2014 Pezzi da 90, entrambi editi da Rubbettino. Nel corso della sua vita ha fatto il benzinaio, il turista, l’oste e il giornalista. Oggi fabbrica sottotitoli per la TV svizzera e collabora, con articoli e racconti, a diverse testate. È in libreria, sempre per Rubettino, A dime a dozen, il suo romanzo on the road che racconta la storia di Miller e della sua famiglia.

A dime a dozen

Il libro narra una vicenda d’amore e amicizia, una storia letteraria. Miller nasce a Trieste, nel ’45, appena finita la guerra. Rimasto orfano cresce con i nonni materni, tentando di riempire quel vuoto attraverso i libri e le riviste del padre scovate in un vecchio baule. È da lì che emerge e diviene centrale nella sua vita la figura di Ernest Hemingway, nelle cui opere il ragazzo tenta di ritrovare lo sfortunato genitore e quell’America sognata e subito perduta.

Il percorso sulle tracce del grande scrittore lo porta molto lontano, permettendogli di fare piena luce su uno degli episodi più misteriosi e controversi dell’epopea hemingwayana.

La provincia italiana degli anni ’60, il Montana, le due Guerre mondiali e la Parigi della Generation Perdue fanno da sfondo a una storia da sempre tenuta segreta


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