Non c’è niente di male a scrivere di rosa, purché non manchi il divertimento. È il caso de “Il club del libro e della torta di bucce di patate di Guernsay” di Mary Ann Shaffer, presto al cinema

“Non c’è niente di male a scrivere gialli, se lo si fa sufficientemente bene”, sentenzia John Dunning in quel piccolo capolavoro del genere che è La morte sa leggere (Mondadori), primo romanzo della serie dedicata a Cliff Janeway – un duro di buon cuore, divenuto, da poliziotto, libraio. Uscì in America nel 1992, titolo originale un intraducibile Booked to die, dove nell’ovvio significato di “prenotato per morire” aleggia prepotentemente la parola libro. Allo stesso modo non c’è niente di male a scrivere di rosa, purché siano davvero molto divertenti. È il caso di Il club del libro e della torta di bucce di patate di Guernsay, romanzo epistolare del 2008 che ebbe un notevole successo internazionale. Lo ripropone ora (dopo la prima edizione Sonzogno del 2012) l’elegantissima editrice Astoria, in attesa del film previsto per il prossimo aprile con Lily James e Michiel Huisman, stelle rispettivamente di Downtown Abbey e Game of Thrones.

Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey

L’autrice, Mary Ann Shaffer, bibliotecaria libraia ed editor, lo ha scritto – è la sua sola opera – negli ultimi anni di vita, aiutata da una nipote, Annie Barrows, che nella postfazione narra come l’idea venne alla zia dopo un breve e disastroso viaggio all’isola di Guersnay, una di quelle al largo della costa francese, sulla Manica, dominio britannico dai tempi del Ducato di Normandia e nota come paradiso fiscale. Non sappiamo se già lo fosse nel 1980, quando ci capitò la scrittrice, ma si tratta di un particolare irrilevante. Non lo era certamente nel 1946: l’isola era stata occupata dai tedeschi per tutta la durata della guerra, e la storia si svolge all’indomani della vittoria. Il club del libro e della torta di bucce di patate era stata l’invenzione estemporanea di un gruppo di abitanti, come scusa per aver violato il coprifuoco: e diventata forzosamente realtà per tener fede alla piccola bugia.

La protagonista, una giovane scrittrice britannica, raccoglie da Londra testimonianze sul club e sulla vita degli abitanti, fino a che, sbarcata sull’isola, trova il vero agreste amore della sua vita. È vero che non si risparmia un luogo comune, ma è così brava, la signora Shaffer (o la nipote, chissà) da suggerire il dubbio che lo faccia apposta. I personaggi sono tutti deliziosi, in particolar modo il gentile contadino Dawsey Adams, allevatore di porci e gran lettore di Charles Lamb, destinato a un finale assai felice. Non mancano la vecchia bigotta bisbetica, la romantica eroina che affronta la morte, la vedova saggia, il bieco traditore, la simpatica orfanella e insomma tutto quel che serve per una buona fiction.

Quanto a Lamb (1775 – 1834), la scelta è forse volutamente bizzarra, trattandosi non proprio di un gigante della letteratura inglese, ma certo dell’inventore di una amabile saggistica a sfondo autobiografico. E dire che proprio a Guersney aleggia – questa assai prepotente – ben altra ombra: perché nell’isola trascorse il suo lungo esilio Victor Hugo, dal 1855 fino alla caduta di Napoleone III; scrisse I miserabili e una pletora di opere minori, acquistò un palazzo e lo riempì di chincaglieria di gusto quantomeno eclettico. Il maniero è ancora lì, arredatissimo e visitabile, da quando gli eredi lo donarono alla città di Parigi. Quelli della torta di bucce di patata, per qualche misterioso motivo, non sembrano averlo preso in considerazione.

Due sole le citazioni, molto di passaggio, in tutto il libro, da parte della protagonista, anche se a Guersney Hugo ha dedicato un intero romanzo, I lavoratori del mare (c’è un’edizione Mursia, forse non più disponibile in libreria), storia di un grande amore, che inizia con una dedica tonitruante allo “scoglio dell’ospitalità e della libertà”. Vero è che si rifiutò per tutto quel periodo di imparare una sola parola d’inglese. Che la Shaffer abbia deciso di fargliela pagare?

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