Incontro con Frank Schätzing autore di Il diavolo nella cattedrale ISBN:8842914630

Con il thriller fantascientifico Il quinto giorno, Frank Schätzing ha scalato le classifiche di tutta Europa, ottenendo ampi consensi anche in Italia. Ora si ripresenta al pubblico italiano con un romanzo profondamente diverso, ma non meno appassionante. Il diavolo nella cattedrale è un giallo storico ambientato a Colonia al tempo della costruzione della sua magnifica cattedrale, gioiello dell’arte gotica. Lo scrittore tedesco ci riporta indietro fino al 1260, in un’epoca contrassegnata da laceranti conflitti. Gli abusi di potere erano all’ordine del giorno, mentre le vie cittadine brulicavano di poveri intenti a mendicare o a compiere furtarelli. Ed è proprio durante un tentativo di furto che Jacop, l’eroe del romanzo, si mette nei guai: appollaiato su uno dei meli dell’arcivescovo – pronto a tutto pur di vincere i morsi della fame – assiste casualmente all’omicidio di Gerhard Morart, il mastro costruttore cui era stato affidato il progetto della cattedrale. Jacop lo vede schiantarsi a terra dopo un volo tanto spettacolare, quanto fatale. Ma chi lo ha spinto dall’impalcatura? Il diavolo o un uomo in carne e ossa? Da quel momento nessun luogo sarà più sicuro per Jacop e le strade di Colonia diventeranno teatro di una spietata caccia all’uomo, che mira a ridurre per sempre al silenzio l’unico testimone dell’accaduto. Abbiamo rivolto alcune domande all’autore.

D. Il diavolo nella cattedrale è un giallo piuttosto singolare. Gli ingredienti del genere – azione, suspense, descrizioni d’ambienti e scorci storici – non mancano; tuttavia la sua caratteristica più originale è forse la vena umoristica che dà vita a scenette e dialoghi di irresistibile comicità.

R. I romanzi di taglio storico sono spesso visti con diffidenza perché fanno pensare a qualcosa di noioso. Vengono associati a volumi poderosi, difficili, oscuri. Io ho compiuto una scelta diversa, concedendomi grandi libertà. Non sappiamo di preciso quali fossero le situazioni che suscitavano il riso a Colonia nel 1260, sappiamo però di che cosa si ride oggi e ho cercato di trasferire la mia parte più goliardica in quel contesto.

D. Forse i modelli letterari vanno ricercati non tanto nel giallo classico, ma nel romanzo picaresco che celebra la figura del furfante. Jacop è infatti un ladruncolo che affronta peripezie di ogni genere. È possibile istituire paragoni con quel tipo di letteratura, magari con classici come il Tom Jones di Fielding o il Don Chisciotte di Cervantes?

R. Senz’altro. Mi fa piacere questo tipo di accostamento. In effetti la storia di Jacop è riconducibile più ai testi cui ha fatto riferimento, che non ai classici del mystery.

D. Ci siamo soffermati finora sulla componente umoristica, ma il Diavolo nella cattedrale contiene anche parti altamente drammatiche. Durante la fuga, Jacop visita i luoghi più sordidi di Colonia, dai bordelli ai fetidi viottoli del mercato del pesce, sino al lebbrosario di Melaten. L’incontro con la comunità dei lebbrosi è uno degli episodi più duri e toccanti del romanzo. È esistito realmente il luogo infernale che descrive?

R. Sì. Il lebbrosario di Melaten era uno dei più grandi di tutto l’Impero Germanico. Era un ex cimitero, che richiama fin dal nome, “Melaten”, la sua funzione di ricettacolo di tutti i malati. La commistione di comico e tragico non deve stupire. La mia storia si svolge in un periodo di grossi conflitti. Da una parte c’era un potere immenso, assoluto; dall’altra una povertà inimmaginabile. Tra gli uni e gli altri vi erano mondi interi. Ai giorni nostri questa sperequazione non esiste più, almeno nelle società occidentali, e certo non nelle forme che descrivo. È stato questo il motivo che mi ha indotto a fare di un mendicante, Jacop appunto, il personaggio principale, proprio perché mi consentiva di accentuare contrasti e ingiustizie.

D. Nella nota introduttiva Lei afferma che molti personaggi interpretano se stessi. Pur trattandosi di un’opera di fiction, il peso della Storia è dunque considerevole?

R. I protagonisti – Jacob, Jaspar, Goddert e Richmodis – sono frutto della mia fantasia. Le mie creature interagiscono però con personaggi che non solo sono esistiti, ma si comportano in modo speculare rispetto a quelli veri. In linea di massima tutte le persone di potere che compaiono nella narrazione, dall’arcivescovo di Colonia ai membri del casato degli Overstolz, sono prese direttamente dalla storia. La vicenda di Jacob è pura fiction, ma è costruita su un tale numero di fatti storici, che avrebbe potuto benissimo svolgersi nella realtà, così come la racconto.

D. Il quinto giorno e Il diavolo nella cattedrale sono libri molto diversi. Quale genere le è più congeniale?

R. Mi riconosco in entrambi. Sono parecchio curioso e mi butto con uguale entusiasmo nella storia e nelle scienze. I libri che scrivo, ognuno a suo modo, sono una parte di me stesso e un riflesso diretto dei miei interessi. Ciò che davvero mi attira è l’aspetto fantastico, che si può trovare sia nella storia che nella fantascienza. La distanza è meno grande di quanto sembri: in ambedue i casi si narrano storie che non abbiamo vissuto in prima persona e che appartengono a mondi estranei al nostro.

D. Nel romanzo cristiani ed ebrei sono ai ferri corti e la religione è fonte perenne di contrasti. Poiché il tema è di scottante attualità, vorrei chiederle se ravvisa differenze sostanziali rispetto al passato.

R. Se le cose dipendessero da Bush – se cioè potesse fare tutto ciò che vuole – probabilmente la cristianità precipiterebbe a un livello non così diverso da quello medievale. Alcuni settori del mondo occidentale tenderebbero a radicalizzarsi con il conseguente moltiplicarsi di frange estremiste. Il fanatismo religioso è un problema ancora attuale; adesso però la situazione è diversa. In passato la religione invadeva tutti i campi della vita pubblica e privata. Al giorno d’oggi è soltanto una parte, per quanto importante, della nostra esistenza. Il processo di secolarizzazione è in atto da secoli, ma non tutte le religioni ne hanno beneficiato in egual misura: laddove quel processo si è inceppato si sono conservate varie forme di integralismo.

D. I suoi romanzi hanno sempre goduto di grande popolarità in Germania, ma soltanto dopo la pubblicazione del Quinto giorno, grazie all’interesse degli editori e all’entusiasmo dei lettori stranieri, Lei ha acquisito una fama internazionale. Quali riflessi ha avuto questa notorietà sul suo modo di scrivere?

R. Scrivo oggi come ho sempre scritto. Sono impermeabile agli influssi dall’esterno perché la scrittura è qualcosa che viene da dentro. Complimenti e popolarità fanno piacere, ma non influenzano in nessun modo la mia attività di scrittore. Il segreto del successo è tutto nell’autenticità e l’autenticità risiede nel cuore.

D. Sta lavorando a un nuovo progetto?

R. Sto per mettermi a scrivere un romanzo. Conto di iniziare tra poco e di finire per il 2008.

D. Qualche anticipazione?

R. È un progetto ancora top secret. Posso dire però che si tratterà di un thriller.

Intervista a cura di Marco Marangon

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