“Dopo anni di esperienza con le traduzioni ho iniziato a scrivere in inglese soprattutto per allontanarmi da quei particolari della mia lingua madre che non apprezzo”, racconta a ilLibraio.it l’editore (Hesperus Press e Alma Books), traduttore e scrittore – ha pubblicato tre libri scritti in inglese – Alessandro Gallenzi, che da vent’anni vive a Londra e che ora è in libreria con “Il figlio perduto”, il suo primo romanzo in italiano. E sul suo impegno nella promozione della cultura italiana in Gran Bretagna sottolinea: “Punto a far riscoprire la letteratura italiana: ho pubblicato in inglese un ampio repertorio di classici”

Alessandro Gallenzi da vent’anni vive e lavora a Londra, dove ha fondato le case editrici Hesperus Press e Alma Books. Ha scritto una raccolta di poesie e tre romanzi in inglese – BestsellerInterRail e The Tower – una commedia e un libro per ragazzi. Ora arriva in libreria con il suo primo libro scritto in italiano, Il figlio perduto (Rizzoli), in cui racconta la storia poco conosciuta di Benito Albino, il figlio segreto del Duce e di Ida Dalser, morto per consunzione nel 1942 nell’ospedale psichiatrico di Mombello di Limbiate, tra Como e Milano.

Una storia che apre anche numerosi interrogativi sul labile confine tra sanità e malattia mentale, ma anche sull’utilizzo da parte del regime fascista dei manicomi come luoghi di reclusione di figure “scomode”. Infatti non è un caso che anche la madre di Benito Albini, Ida Dalser, sia stata internata e abbia trascorso i suoi ultimi giorni nell’ospedale psichiatrico di Venezia. A raccontare la vicenda Giuseppe, un personaggio fittizio, anche lui paziente dell’ospedale, che riesce a creare un legame di amicizia con il figlio illegittimo di Mussolini.

alessandro gallenzi

Alessandro Gallenzi, oltre all’attività di editore e scrittore, si occupa anche di traduzione, in particolare di classici inglesi.

Perché ha deciso di dedicare il suo primo libro in italiano a un personaggio realmente esistito ma poco conosciuto, come il figlio illegittimo di Mussolini?
“Sono un appassionato di storia e grazie a un libro su Mussolini e le sue donne ho scoperto l’esistenza del figlio illegittimo. Da quel momento ho iniziato a fare ricerche e sono riuscito a risalire perfino alla cartella clinica di Benito Albino. In qualche modo la situazione del ventennio fascista mi è sembrata uno specchio di quella che è stata la situazione italiana negli ultimi anni, almeno secondo la mia esperienza: vent’anni perduti per la mia generazione”.

Negli scorsi anni ha già scritto e pubblicato tre libri e un’opera teatrale in inglese: cosa comporta scrivere in un’altra lingua?
“Dopo anni di esperienza con le traduzioni ho iniziato a scrivere in inglese soprattutto per allontanarmi da quei particolari della mia lingua madre che non apprezzo”.

A quali particolari si riferisce?
“Spesso la narrativa italiana tende a essere ampollosa, io invece aspiravo a uno stile più asciutto, più anglosassone. Diciamo che ho risciacquato i panni nel Tamigi! Con questo libro mi sono sentito pronto a tornare alla mia lingua madre: si tratta di una storia molto italiana”.

Si occupa anche di traduzioni: questa attività influenza in qualche modo la sua scrittura?
“Credo che qualsiasi operazione della mente sia in realtà una traduzione. Per me è al di sopra di molte altre attività perché permette di esprimersi con consapevolezza e insegna come scrivere. Spesso mi occupo di promuovere la traduzione e ne sono fiero perché tradurre significa scomporre e ricreare i processi della nostra mente”.

Tra le altre cose ha anche fondato due case editrici, Hesperus Press e Alma Books, a Londra: cosa significa essere editore?
“Mi occupo soprattutto di promuovere la riscoperta dei classici. Io stesso ne sono un appassionato e, quando giudico un libro, anche se contemporaneo, uso sempre i classici come mezzo di giudizio. Quello che mi interessa è prima di tutto promuovere la qualità, non testi ‘usa e getta’, ma libri in grado di durare nel tempo. Mi auguro di essere stato coerente con le scelte fatte finora!”

E promuovere la cultura italiana all’estero?
“Tra le mie attività di editore c’è proprio quella di far riscoprire la letteratura italiana: ho pubblicato in inglese un ampio repertorio di classici e di autori del Ventesimo secolo. Credo, in quanto italiano, di poter aggiungere valore al mio lavoro rispetto ai colleghi inglesi. Un aspetto che credo venga riconosciuto, visto che nel 2012 Alma Books ha vinto il Premio Nazionale per la Traduzione dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Personalmente ho difficoltà a trovare nuove voci della letteratura italiana, ma mi conforta sapere che altri editori le stiano traducendo e promuovendo in Gran Bretagna”.

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