La scrittrice, in libreria con il romanzo “Le mille luci del mattino”, racconta ai lettori de IlLibraio.it la sua biblioteca: “Si adatta alle ossessioni del momento”. Ecco come… – #lelibreriedegliscrittori

di Clara Sánchez 

(in libreria con il romanzo Le mille luci del mattino, Garzanti)

La mia biblioteca è, come per i libri che contiene, una biblioteca senza velleità. Una biblioteca sempre in movimento, fatta di trambusto, dove i libri si riuniscono e improvvisamente si disperdono, a volte si ordinano e altre volte si disordinano come sabbia sulla battigia. Saltano di scaffale in scaffale, si ammonticchiano, finiscono accidentalmente sopra una poltrona, sulla scrivania, su un cesto di vimini, a volte impilati a terra accanto a un tavolino occupato anche lui, ça va sans dire, da una tonnellata e mezza di libri.

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Una biblioteca che negli anni si è adattata ai cambiamenti di gusto e alle ossessioni del momento. Per molto tempo è stata dominata dal noir; Chandler, Hammett, Dos Passos, poi dalla letteratura centroeuropea: Christa Wolf, Joseph Roth, Heinrich Böll, poi dalla passione per alcuni autori in particolare: John Fante, Thomas Bernard, Carson McCullers…


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C’è poi una parte della  biblioteca che ha a che fare con gli anni dell’insegnamento: libri di filologia, linguistica, fonetica, semantica e morfosintassi. C’è poi la sezione per l’intramontabile passione per il cinema e per la filosofia, la critica letteraria e la letteratura classica. Non c’è un ordine preciso che domina la stanza dei libri bensì alcune linee invisibili che attraversano gli scaffali, gli angoli, addirittura le stanze della casa, passano attraverso le pareti, sotto le porte schivando tavoli e poltrone e interconnettono un libro all’altro creando accostamenti che alle volte sono ovvi e previsibili e altre volte del tutto inaspettati. Una specie di trama fatta di passaggi segreti e tunnel sotterranei che mettono in relazioni Le metamorfosidi Ovidio, uno dei miei libri da comodino, con Le metamorfosi di Kafka e Lo straniero di Camus.

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Tratto da un’intervista di Clara Sánchez ad ABC 

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