Apprezzata dalla critica e dal pubblico anche negli Usa, la scrittrice (o lo scrittore) che si nasconde dietro a uno pseudonimo dimostra di avere le idee chiare sulla sua scelta: “I miei libri non sono anonimi, hanno tanto di firma in copertina e non hanno mai avuto bisogno dell’anonimato…” – Su IlLibraio.it un’analisi del fenomeno-Ferrante…

Nessuno conosce la vera identità di Elena Ferrante: si tratta infatti dello pseudonimo di una scrittrice, o di uno scrittore (c’è chi in passato ha fatto il nome del critico letterario Goffredo Fofi, chi dello stesso Ferri, chi di Domenico Starnone, chi di altri autori o personalità del mondo dell’editoria). Sta di fatto che, dopo il debutto del ’92 con L’amore molesto, la Ferrante ha visto ben due suoi romanzi portati sul grande schermo, lo stesso esordio e I giorni dell’abbandonoMa il vero successo, in particolare negli Usa, è arrivato più avanti. E oggi si è ormai consolidato anche in Italia tanto che, intervistato l’altro ieri da IlLibraio.it, il responsabile della narrativa Rizzoli Michele Rossi, tra le altre cose, ha ammesso: “L’unica vera ‘novità’ nel mondo dell’editoria è rappresentata dal fenomeno Elena Ferrante, che rompe ogni schema di durata nel tempo”. Nel 2011 è uscito il primo volume, omonimo, della serie dell’Amica geniale, seguito nel 2012 dal secondo, Storia del nuovo cognome. Nel 2013 è arrivato il terzo, Storia di chi fugge e di chi resta; ed è da poco uscito il quarto, Storia della bambina perduta. Sul “caso Elena Ferrante”, e sul suo successo americano, nelle scorse settimane abbiamo intervistato anche il suo editore, Sandro Ferri, co-fondatore di E/O in Italia e di Europa Editions negli Stati Uniti.

E oggi, su Repubblica, è apparsa un’assai rara intervista alla stessa Ferrante, recentemente definita dal New York Times “one of the great novelists of our time”. A firmarla, Simonetta Fiori (autrice, qualche settimana fa, di un’altra discussa intervista, proprio a Starnone…). Elena Ferrante dimostra di avere le idee chiare, e non risparmia risposte “dure” all’intervistatrice: “I miei libri non sono anonimi, hanno tanto di firma in copertina e non hanno mai avuto bisogno dell’anonimato. È successo semplicemente che li ho scritti e poi, sottraendomi alla prassi editoriale comune, li ho messi alla prova senza alcun patrocinio. Se qualcuno ha vinto, hanno vinto loro. È una vittoria che testimonia la loro autonomia. Si sono guadagnati il diritto di essere apprezzati dai lettori proprio in quanto libri”.

Ma la scelta dell’anonimato, e la curiosità che genera nei media, non rischia di trasformare in un “personaggio” la scrittrice (o lo scrittore)? Per Elena Ferrante non è così: “Temo che queste considerazioni riguardino solo la cerchia ristretta di quelli che lavorano nei media. Che, a parte le solite eccezioni, per lo più hanno troppo da fare e sono o non lettori o lettori frettolosi. Fuori del circolo mediatico il mondo è ben più vasto e le attese sono altre. Per capirci, il vuoto che ho lasciato di proposito, lei, volente o nolente, per mestiere e a prescindere dalla sua sensibilità di persona colta, si sente chiamata a riempirlo con una faccia, mentre i lettori lo riempiono leggendo“.

A un certo punta della lunga intervista di Repubblica, dal titolo forte (“Se scoprite chi sono mollo tutto”), viene chiesto a Elena Ferrante se non pensa che “perseverare nel mistero rischi di renderla complice”. La risposta è una domanda: “Non pensa che se facessi come lei dice tradirei me stessa, la mia scrittura, il patto che ho fatto coi miei lettori, le ragioni mie che essi hanno praticamente sostenuto, persino il modo nuovo secondo cui hanno finito per leggere? Quanto alla mia complicità si guardi intorno. Non vede la ressa che c’è sotto Natale per andare in tv? Parlerebbe ancora di complicità se in questo momento fossi in prima fila davanti a una telecamera, o lo troverebbe semplicemente normale? No, dire che l’assenza è complicità è un gioco vecchio e scontato. Quanto alla curiosità morbosa, mi sembra anch’essa so- lo una pressione del meccanismo mediatico volta a rendermi più che complice, incoerente”.

A IlLibraio.it Ferri ha dichiarato, tra l’altro, che un’eventuale candidatura al premio Strega 2015 della Ferrante “non è in alcun modo nei nostri programmi”. Staremo a vedere se sarà davvero così anche tra qualche mese… Di certo, la sua “presenza” al premio letterario più ambito e discusso rappresenterebbe una “novità” non da poco. Una vera scossa…

 

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