Donne che si sentono ancora giudicate dallo sguardo maschile e che entrano in competizione tra loro. Il femminismo nel terzo millennio, che dovrebbe permettere a chiunque di non sentire il peso di certi canoni. Il pregiudizio che ci fa dire “quella ragazza se l’è cercata”

L’intervista alla scrittrice, Louise O’Neill, che sa parlare alle ragazze di oggi e raccontare le loro difficoltà

“Più le donne sono diventate libere di fare quello che desiderano, più è stato loro imposto il dovere di essere belle e magre. La bellezza è una tassa che il patriarcato ha imposto alle donne in cambio di maggiori libertà e potere”. Louise O’Neill è l’autrice irlandese che con Solo per sempre tua, pubblicato da noi da Il Castoro con il nuovo marchio HotSpot, ha fatto riflettere anche le più giovani sul tema della bellezza imposta come unico mezzo per la felicità.

Chi ha incontrato la scrittrice a Mantova durante il Festivaletterature in occasione dell’incontro “Il corpo delle ragazze”, sa già cosa aspettarsi. Potrebbe passare per una modella o una YouTuber, invece, O’Neill non ha nessuna buona parola per chi valuta l’aspetto più di ogni altra cosa. La voce forte, un po’ roca, di una donna che vuole farsi sentire.

LOUISEoNEILL

“Durante l’università ho letto The Beauty Myth di Naomi Wolf e nonostante sia stato scritto negli anni Novanta l’ho trovato attualissimo. Nel saggio l’autrice spiega come la bellezza viene sfruttata come arma contro le donne. Più il femminismo ha fatto passi avanti, più le donne si sono sentite in dovere di essere belle e magre. E non è un caso la correlazione tra questi due elementi”, spiega a ilLibraio.it.

“Essere una donna è la prima motivazione che mi ha spinta a scrivere il mio primo romanzo. Da adolescente sono stata bulimica e anoressica, dopo l’università ho avuto la possibilità di svolgere uno stage nella redazione di Elle a New York e lì ho avuto una ricaduta. Sono stata in terapia e, attraverso questa esperienza, ho iniziato a pensare al libro, che ha preso forma quando sono ritornata in Irlanda”, ci confida O’Neill, che ha scritto un lungo intervento per il Guardian in cui sottolinea il significato che per lei ha assunto la parola femminismo: “Si tratta di uguaglianza, del desiderio di creare un mondo dove gli stereotipi legati al genere non pesino sulle vite delle persone e dove chiunque possa sentirsi libero di essere se stesso senza ricevere rimproveri perché non si conforma agli standard di mascolinità o femminilità“.

Le ragazze protagoniste del suo romanzo d’esordio frequentano per 16 anni una scuola in cui imparano a essere belle e magre, a truccarsi e migliorarsi di giorno in giorno. Si può sempre fare di più e aspirare a qualcosa di meglio, questo è l’insegnamento alla base di tutta la dottrina: anche a noi “viene chiesto sempre di più. Siamo parte di una società consumistica che, come tale, si basa sul concetto di ‘mancanza’. A noi manca sempre qualcosa per essere perfetti e a questa carenza suppliamo con l’acquisto. Ce lo dice la pubblicità, da cinquant’anni”.

solo tua copertina

Giudizio espresso non solo dai mass media, “il cosiddetto male gaze, lo sguardo maschile attraverso cui le donne sono state dipinte per secoli come oggetti o comunque entità con lo scopo di compiacere l’uomo, ha lasciato una traccia indelebile. Tantissime donne si sentono valutate dagli uomini e entrano in competizione tra loro, e forse questa è la conseguenza più grave”. Donne indebolite dalla dieta, ossessionate dall’aspetto e così concentrate a compiacere gli uomini da non nutrire altre aspirazioni, queste sono le studentesse della scuola di Solo per sempre tua, ragazze il cui nome inizia con una lettera minuscola, “una scelta stilistica ben chiara, che sottolinea la loro subordinazione”.

Il secondo romanzo di O’Neill, non ancora pubblicato in Italia, ha già fatto molto discutere in Gran Bretagna e Irlanda: Asking for it, Andare a cercarsela, è il titolo provocatorio dell’opera che racconta di come la diciottenne Emma, ragazza perfetta e invidiata da tutti, diventi vittima di una violenza sessuale perpetrata da un gruppo di ragazzi durante una festa: “Credo ci sia ancora bisogno di un grande cambiamento riguardo alla percezione che abbiamo della sessualità femminile; una donna che la usa non deve essere giudicata”. Il libro racconta la terribile sorte delle vittime di violenza sessuale e il costante giudizio a cui sono sottoposte, a partire dalle tristemente troppo note allusioni all’abbigliamento “troppo provocante”, alle situazioni “poco sicure”, ai “bicchieri di troppo”. Fino alla condanna, “se l’è cercata”.

Louise O'Neill

In Italia se ne parla ancora poco, ma nei paesi anglofoni è sempre più comune l’uso del termine “rape culture“: la “cultura dello stupro” permette e accetta atteggiamenti che giustificano, se non addirittura incoraggiano la violenza sessuale. Proprio su questo tema O’Neill ha intervistato moltissime persone in Irlanda – esperti, vittime, psicologi – e con la casa di produzione Midas ha realizzato un documentario intitolato anch’esso Asking for it che andrà presto in onda su una rete televisiva irlandese.


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Giovinezza, bellezza ma anche violenza sono i temi del nuovo romanzo di cult dell’autunno, Le ragazze di Emma Cline, che O’Neill ci dice di aver letto e apprezzato molto, non tanto “per quanto riguarda il tema del culto di Russel, il capo della setta, che si circonda di ragazze”, quanto proprio per “l’attenta descrizione di cosa significa essere una ragazza, della scoperta del sesso e dell’idea che la sessualità possa essere un potere – forse l’unico che le giovani donne di quel tempo potevano esercitare – anche se poi si rivela solo un’illusione”.

Per quanto riguarda il futuro, O’Neill ci confessa che sta scrivendo il suo terzo romanzo, “questa volta è una storia per adulti, molto meno militante delle due precedenti: la protagonista ha 27 anni”. Tuttavia ammette di non aver subito alcun tipo di snobismo, nonostante le sue due prime opere fossero romanzi “crossover”, un ponte tra i libri per adolescenti e la narrativa per adulti. “A mio avviso il young adult non è propriamente un genere letterario, piuttosto è una fascia di mercato. Ovviamente in questa categoria rientrano libri molto vari e alcuni sono scritti molto meglio di altri, per questo mi sembra sbagliato catalogare un autore come ‘scrittore per adolescenti’ in termini dispregiativi”.

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