Sono diversi i commenti sprezzanti sulla scelta del titolo dell’album (“Love”) e sulla banalità dei testi: paradossalmente quello che vorrebbe essere il cantante dell’amore (Tommaso Paradiso), spesso attira biasimo e disapprovazione. Ma, a suo modo, “Love” riesce a rappresentare un’evoluzione del percorso dei Thegiornalisti – L’approfondimento

Love, il nuovo album dei Thegiornalisti è uscito il 21 settembre, data che, almeno convenzionalmente, ha sempre simboleggiato la fine dell’estate.

Quando erano ancora un gruppo cosiddetto indie, durante un concerto Tommaso Paradiso dichiarò di avere una vera e propria ossessione per il mare e per l’estate. Non che fosse necessario un discorso per farcelo capire. Si sarebbe potuto evincere tranquillamente dall’onnipresenza dello scenario balneare nei suoi testi.

Qualche esempio?

Prima di tutto Mare Balotelli, con i capelli asciugati dal vento e dalla salsedine, la carne fresca, i costumi a fiori e quel verso un po’ metafisico che ci rivela che il mare ci piace “perché è lì da cui veniamo tutti e ci vogliam tornare”. Poi – impossibile da non citare – Promiscuità, con “le gambe abbronzate, le tette sudate, le mani sul culo”, che di certo non può fare riferimento alla stagione invernale; così come anche in Completamente, quando chi canta si augura di evitare di squagliarsi sotto il sole.

Per non parlare de La fine dell’estate, con le chiacchiere nel bar (e con le occhiate dentro il bar), il cornetto, la bici rossa Atala “che pedalavi solo a piedi scalzi con le dita piene di sabbia”. E ancora Riccione, che è stata il classico tormentone da spiaggia l’anno scorso (“E intanto cerco in mare, un’aquila reale”), e Felicità Puttana, che è il manifesto (o il cliché) della stagione estiva: le file di macchine in autostrada, gli stabilimenti, la festa del santo patrono, la birra che si scalda in fretta e l’interminabile vocale di dieci minuti (definito addirittura il nuovo “M’illumino d’immenso”), che quando si potrebbe ascoltare, se quando non si ha nulla da fare?

Insomma, sembra che Tommaso Paradiso viva un’estate infinita, malinconica e un po’ spensierata, fatta di serate alcoliche e rapporti occasionali che si consumano come le sigarette al vento (“e poi nulla più, uh uh uh uh”).

Ma quando l’estate finisce, cosa succede?

Arriva l’amore, appunto. La maturità (per modo di dire). Il mare, ovviamente, continua a esserci: ci sono “le luci delle macchine accese e le siga tutte piene di sabbia”, e anche se è tutto molto bello, “dovremmo smetterla”, ci dice Paradiso con Zero stare sereno, perché dobbiamo iniziare a occuparci della casa, del cane e del frigo vuoto.

Una casa al mare, adesso, è solo un ricordo lontano, una scusa per “rivedere mia madre e fare quello che voglio fare”, un modo per perdere il Controllo ed evadere dagli impegni quotidiani. E anche tutti i riferimenti ai doveri portati a termine prima di andare a dormire e la dichiarazione “quando mi diverto poi sto male e non mi va di esagerare”, ci fanno capire che qualcosa è cambiato.

Diciamo che la vita di tutti i giorni non si svolge più sotto il sole di Riccione, ma in città molto più inquadrate (città, non a caso, senza mare): New York, Milano e Roma, tra alberghi, ristorantini e cocktail bar. Perché forse è arrivato il momento di diventare adulti e addirittura pensare di comprare un appartamento, o di mettere su famiglia. E potrebbe essere questo il tema che lega i brani di Love che, anche se non ha la stessa compattezza dFuoricampo (2014) e Completamente sold out (2016), come prevedibile, ha riscosso tanto successo quante critiche.

Sono diversi i commenti sprezzanti sulla scelta del titolo dell’album e sulla banalità dei testi: paradossalmente quello che vorrebbe essere il cantante dell’amore, spesso attira biasimo e disapprovazione. Ma a suo modo Love riesce a rappresentare un’evoluzione del percorso dei Thegiornalisti, evidenziando la voglia di raccontare il cambiamento (naturale e obbligato) di una generazione che sta crescendo e che ormai non può più trascorrere tutto il suo tempo al mare.

Libri consigliati