La 63enne Nancie Atwell quest’anno ha vinto il Global Teacher Prize, “il premio Nobel della Scuola”. Negli Usa gestisce un centro per l’insegnamento con una storia trentennale, in cui i libri giocano un ruolo fondamentale. Il suo metodo? “Classi piccole, niente test ‘standardizzati, approccio ‘uno a uno’ con i ragazzi… la scoperta rivoluzionaria è stata vedere che lasciandoli liberi di scegliere da soli, dalla libreria che aggiorniamo continuamente, diventano lettori appassionati”. Quanto al digitale…

Della sua storia di passione e risultati concreti ci eravamo già occupati nei mesi scorsi, quando la 63enne Nancie Atwell aveva ricevuto, a Dubai, il Global Teacher Prize, “il premio Nobel della Scuola” (riconoscimento voluto da un imprenditore sociale di origini indiane, Sunny Varkey, attraverso la fondazione che porta il suo nome). “Ho cambiato il modo di insegnare, ho fatto innovazione senza chiedere il permesso a nessuno”, aveva commentato “la professore più brava al mondo” lo scorso marzo.


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Nancie Atwell, americana, è la fondatrice di un centro per l’insegnamento e l’apprendimento con una storia trentennale alle spalle, che accoglie un centinaio di bambini tra i 5 e i 12 anni. Siamo a a Edgecomb, nel Maine. E nel percorso della nostra insegnante speciale i libri giocano un ruolo decisivo: “I miei ragazzi ne leggono almeno 40 l’anno. Li scelgono loro. Da una libreria che aggiorniamo continuamente con più di diecimila titoli. Sono loro a dirmi cosa vogliono leggere, di cosa vogliono scrivere e imparano a farlo”.


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Torniamo a scrivere di Nancie perché La Lettura l’ha incontrata (mentre si raccolgono le candidature per l’edizione 2016 del riconoscimento) e lei ha raccontato la sua esperienza e il suo metodo. Che si può sintetizzare così: “Classi piccole, niente test ‘standardizzati, approccio ‘uno a uno’ con i ragazzi… la scoperta rivoluzionaria è stata vedere che lasciandoli liberi di scegliere da soli, dalla libreria che aggiorniamo continuamente, diventano lettori appassionati”. E ha aggiunto: “Mai dare per scontato che un bambino che non legge non leggerà. Quando un ragazzo afferma di non amare la lettura in realtà è perché non ha trovato il libro giusto”

Nancie (che qui vedete nelle immagini tratte dalla pagina Facebook del suo centro) non ama il digitale: “Sono contraria alla lettura su schermi digitali. Anche i bambini abituati ai libri, non li amano. Ai genitori chiediamo di limitare a mezz’ora, massimo a un’ora al giorno il tempo per i videogiochi o social network. E comunque dopo la lettura, che deve essere quotidiana. A scuola usiamo le tecnologie solo per fare ricerche di storia o scienze, laptop per scrivere. Niente tablet ai più piccoli. Mouse e tastiera solo dopo i 9 anni”.

 

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