Ne “La metà fantasma” Alan Pauls descrive le dinamiche di una relazione a distanza fatta di tecnologie beffarde, corsi di nuoto come costrizione e catarsi e frustrazioni multisensoriali, guidandoci attraverso le complesse architetture di una mente vittima di congetture e sospetti, al quale anni di allenamento nel cogliere frammenti di vite offrono un’arma a doppio taglio per sciogliere un mistero che forse è solo nella sua mente… – L’approfondimento

Immaginate una Buenos Aires intravista dagli infissi di case semidiroccate in affitto nei più svariati quartieri, le strade della città vissute solo dietro i finestrini dell’auto lungo i tragitti necessari a passare dalle une alle altre, nella frenesia di una corsa per arrivare primi. Sembrerebbe la descrizione della routine quotidiana di un comune agente immobiliare – e invece no: Savoy, protagonista del romanzo La metà fantasma di Alan Pauls (SUR, traduzione di Maria Nicola), è un uomo di mezz’età che, in virtù di una grossa eredità che lo esonera dalla necessità di lavorare, impiega la maggior parte del suo tempo a selezionare annunci e a visitare appartamenti. Ad animarlo non è l’effettivo bisogno di traslocare, ma un impulso malato a entrare in contatto, seppur fugacemente, con le esistenze spesso malconce della gente che li abita:

“Lui, invece, voleva esserci. Voleva passare davanti a loro, incontrarli, interferire sia pure per un attimo con il raggio di stupida fascinazione che li incatenava allo schermo […] Era l’intercettazione fortuita e insieme premeditata, quello che lui cercava nei suoi giri per le agenzie immobiliari, per immischiarsi nei copioni quotidiani che dettavano il ritmo della vita altrui”.

Copertina del libro La metà fantasma

L’immobilità totale e tediosa dell’esistenza a cui si è autocondannato Savoy è riscattata, nella percezione del protagonista, dal gusto voyeuristico a fiutare in queste brevi ma intense incursioni nella dimensione domestica (la più intima) degli affittuari le molteplici sfaccettature della quotidianità, fatta di abitudini malsane e relazioni distorte.

Persino quando decide di abbandonare il mondo immobiliare per affidarsi a quello del commercio online, l’obiettivo rimane il medesimo; anzi, la possibilità di ritirare la merce acquistata direttamente dal venditore moltiplica la frequenza e le occasioni di “intromissione”:

“Normalmente per lui quei tragitti erano tregue di riposo e voluttà, pretesti per un sogno a occhi aperti in cui pregustava il piacere di venire a contatto con un’orbita altrui, che il mondo non aveva alcun motivo né dovere di far incontrare con la sua”.

Da questa moltitudine variegata di incontri, com’è facile immaginare, emerge un quadro piuttosto desolante che sembra solo giustificare la politica di rigorosa astinenza dalla vita professata da Savoy.

Finché non arriva Carla a stravolgere le prospettive.

Giovane, affascinante, misteriosa, anche lei emblema di un modus vivendi atipico ma in un senso diametralmente opposto: house sitter di professione, la sua permanenza in un qualsiasi luogo non si protrae oltre le poche settimane, intervallate con scioltezza da voli intercontinentali.

Primo piano dello scrittore Alan Pauls

Alan Pauls (GettyImages)

Savoy si trova a condividere con lei un mese di passione, che contro ogni pronostico attecchisce in lui nelle forme mai prima sperimentate dell’amore:

“Vide notti insonni, figli, amanti, bancarotte, sovrappeso, riunioni di genitori, perdita dei capelli, soffitti con perdite d’acqua, letti d’ospedale, gruppi di autoaiuto. E, a passeggiare sottobraccio in quell’ecatombe, sempre più vecchi ma impeccabili, stilizzati dall’eleganza pulita della modestia, come una coppia di pensionati giapponesi, vide loro due, inconfondibili, più alti e forti di tutti i disastri”.

Tuttavia, due stili di vita tanto incompatibili non possono che fungere da preludio all’unica conclusione possibile: la separazione.

Alan Pauls impiega la seconda metà del romanzo a descrivere minuziosamente e con estremo realismo le dinamiche di una relazione a distanza fatta di tecnologie beffarde, corsi di nuoto come costrizione e catarsi e frustrazioni multisensoriali, in cui il tempo assume i contorni di un’attesa estenuante e ogni impegno quotidiano si trasforma in un ostacolo.

Quasi come dotandoci di una lente di ingrandimento che segue passo dopo passo lo sgretolamento emotivo del personaggio e di tutti i suoi punti fermi, l’autore ci guida attraverso le complesse architetture di una mente vittima di congetture e sospetti, al quale anni di costante allenamento nel cogliere frammenti disgregati di vite offrono un’arma a doppio taglio per sciogliere un mistero che forse è solo nella sua mente: ogni cosa, da qualche parte, ha davvero “il suo utente predestinato, il suo destinatario, la sua anima gemella”? La parola al finale a sopresa.

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