Lo scorso 19 giugno è morto uno dei romanzieri più amati. Non solo autore di bestseller ma, tra le altre cose, amante del cinema e della musica e collezionista di draghi. Carlos Ruiz Zafón è stato tutte queste cose, e molte altre ancora. Ha accompagnato con passione lettrici e lettori nel suo mondo letterario, fatto non solo di fantasmi, draghi e burattini, ma di persone, umanità e realtà. Una delle sue frasi preferite era: “Quello che scrivi, è ciò che più ti somiglia”. Per ricordarlo, vi proponiamo un viaggio nei suoi libri

Carlos Ruiz Zafón (Barcellona, 1964 – Los Angeles, 2020) è stato molte cose. Prima di tutto lo si potrebbe presentare come il creatore del bestseller L’ombra del vento (Mondadori, traduzione di Lia Sezzi), che lo ha reso l’autore spagnolo più letto al mondo dopo Miguel de Cervantes con il suo Don Chisciotte.

Si potrebbe descrivere come un amante del cinema, tanto che si trasferì a Los Angeles non ancora trentenne per investire sulla sua carriera da sceneggiatore, ma solo dopo aver lavorato come pubblicitario per anni. Non era raro trovare anche dei suoi articoli su testate quali El País e La Vanguardia, soprattutto in giorni come il 23 aprile: giornata internazionale del libro e festa di Sant Jordi, tra le più amate dai catalani.

Fortemente legato al suo luogo d’origine, è stato narratore di una Barcellona ormai nascosta sotto il peso dell’urbanizzazione e del turismo di massa. Una città che ancora conservava le cicatrici di un violento passato, tra carceri franchiste e carcasse lasciate dai bombardamenti, eppure caratterizzata da una profonda magia, legata allo stile architettonico liberty e allo stretto legame con i draghi. Probabilmente era per questo che, nella sua casa a Los Angeles, in una stanza soprannominata “la dragonera”, l’autore collezionava statue dell’animale mitologico.

 

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«Mi afición a los dragones viene de largo. Barcelona es ciudad de dragones, que adornan o vigilan muchas de sus fachadas, y me temo que yo soy uno de ellos. A día de hoy ya son más de 400 criaturas dragonas las que engrosan mi censo, que aumenta mes a mes. Además de haber nacido en el año del dragón, mis vínculos con estas bestias verdes que respiran fuego son numerosos. Somos criaturas nocturnas, aficionadas a las tinieblas, no particularmente sociables, poco amigas de hidalgos y caballeros andantes y difíciles de conocer.» ¿Sabíais de la afición de Carlos Ruiz Zafón por los dragones? #KeepReadingEnCasa . . #Libros #CarlosRuizZafón #Zafón #Lectura #Barcelona

Un post condiviso da Carlos Ruiz Zafón (@zafonoficial) in data:

“Il mio hobby per i draghi dura da molto tempo. Barcellona è la città dei draghi, che adornano e vigilano su molte facciate, e temo di essere io stesso uno di loro. Al giorno d’oggi sono più di 400 le creature dragonesche che fanno parte della mia collezione, e aumentano di mese in mese. Oltre a essere nato nell’anno del Drago, il mio legame con questi esseri verdi che respirano fuoco è molto forte. Siamo creature notturne, affezionati al buio, non particolarmente socievoli, poco amichevoli con scudieri e cavalieri erranti, e difficili da conoscere”.

In quella stessa casa poi, si dilettava a comporre e suonare melodie al pianoforte, ispirandosi a capitoli delle sue opere e ai suoi personaggi.

Ma Carlos Ruiz Zafón è stato molto altro ancora, prima della sua prematura scomparsa, e difficilmente le lettrici e i lettori che gli erano affezionati riuscirebbero a spiegarlo con poco. Così, la maniera più semplice per ricordare l’autore catalano è forse proprio tramite le sue opere, che lo hanno reso uno degli autori più amati del Novecento.

Orfani in una Calcutta divisa tra la ricchezza dei pochi e la povertà dei molti, un orologiaio che decide di scappare dalla guerra portando in salvo la sua famiglia sulle coste spagnole, un costruttore francese di giocattoli con un segreto malvagio da nascondere. La trilogia della nebbia (Mondadori, traduzione di Bruno Arpaia) è la raccolta dei primi tre romanzi di Zafón, pubblicati per i ragazzi, e divisi ne Il principe della nebbia, Il palazzo della mezzanotte e Le luci di settembre.

Tra il giallo e il fantasy, l’autore dà vita alla sua particolare prosa proprio in questa trilogia, trattando temi come l’infanzia, i rapporti familiari, l’amore, l’amicizia, e non solo. Anche il Male e la morte sono componenti fondamentali nelle storie di Zafón, che vengono incarnate tutte in un solo personaggio: un uomo che percorre i secoli, cambiando nome e aspetto, nonostante la sua figura principale prenda vita nella tetralogia del Cimitero dei Libri Dimenticati con il nome di Andreas Corelli.

Carlos ruiz zafon la trilogia della nebbia

La trilogia della nebbia: “Il principe della nebbia”, “Il palazzo della mezzanotte” e “Le luci di settembre”

Conosciuto anche come Il Principale, la rappresentazione del demone dagli occhi rossi viene figurato all’interno de Il gioco dell’angelo (Mondadori, traduzione di Bruno Arpaia) come un editore francese pronto ad aiutare la salute del protagonista, David Martín, in cambio di un favore: la scrittura di un nuovo testo religioso.

Al suo comando, un esercito di burattini, metafora di sottomissione che si ripresenta spesso tra i simboli caratteristici dell’autore, inseriti anche in altri romanzi come Marina (Mondadori, traduzione di Bruno Arpaia).

Un fil rouge d’inquietudine lega tutte le opere di Zafón, impegnato a farci dubitare, tramutando il Male in qualcosa al limite tra realtà e incubo: il maligno si intromette nelle nostre vite, o è una parte strutturata di noi stessi?

Marina Carlos Ruiz Zafon

“Marina” di Carlos Ruiz Zafón

La tetralogia che si completa con Il prigioniero del cielo e Il labirinto degli spiriti (entrambi editi da Mondadori, con la traduzione di Bruno Arpaia), è l’opera magna dell’autore, che è riuscito a creare quattro differenti porte d’accesso: ogni libro è a sé stante ma, allo stesso tempo, completa una parte del puzzle degli altri tre.

Qui, più che in ogni altro suo romanzo, lo stile di Zafón si rafforza: tocca la Storia di una Barcellona sfiancata dalla Guerra Civile e da un dopoguerra di miseria, che a sua volta si fa intrigante seguendo le vicende e i misteri che girano intorno a un segreto Cimitero dei Libri Dimenticati, ma anche alla famiglia Sempere, librai da generazioni.

“Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati. Erano i primi giorni dell’estate del 1945 e noi passeggiavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e un sole vaporoso che si spandeva sulla rambla de Santa Monica in una ghirlanda di rame liquido”

Carlos ruiz zafon il Cimitero dei Libri Dimenticati

La tetralogia del Cimitero dei libri dimenticati: “L’ombra del vento”, “Il prigioniero del cielo”, “Il gioco dell’angelo” e “Il labirinto degli spiriti”

Ma è forse la caratterizzazione profonda dei personaggi ad aver reso i romanzi di Zafón il successo editoriale che oggi conosciamo. Non uno, nemmeno il minore, viene tralasciato, anzi acquista pian piano sempre più particolarità, connotazioni caratteriali e umanità. Un’evoluzione degli archetipi della narrazione, che da figure essenziali alla storia, diventano degli amici, dei compagni, degli amori.

Sono diverse le donne e gli uomini che intrecciano la loro esistenza tra le pagine dei suoi libri, generazioni differenti che hanno affrontato la guerra o vivranno il cambiamento storico; ed è tramite loro che l’autore parla ai suoi lettori, in un incalzante avvertimento sul Bene e sul Male.

“Il mondo non verrà distrutto da una bomba atomica, come dicono i giornali, ma da una risata, un eccesso di banalità che trasformerà la realtà in una barzelletta di pessimo gusto”

Carlos Ruiz Zafon presentazione Il labirinto degli spiriti

Carlos Ruiz Zafón presentazione “Il labirinto degli spiriti”

Tra tutti, il ruolo di uomo saggio viene affidato a Fermín Romero De Torres, uno dei protagonisti della tetralogia che rispecchia perfettamente il detto “l’abito non fa il monaco”. Sopravvissuto alla Guerra Civile, al vagabondaggio e alla dittatura, l’uomo diventa il mentore di diversi personaggi distribuendo perle di saggezza quando meno le si aspetta. È a lui che l’autore riserva una delle sue citazioni più famose: “In genere il destino si apposta dietro l’angolo, come un borsaiolo, una prostituta o un venditore di biglietti della lotteria, le sue incarnazioni più frequenti. Ma non fa mai visita a domicilio. Bisogna andare a cercarlo”.

È proprio il destino a essere il vero burattinaio all’interno dei romanzi di Zafón, una forza al di sopra di ogni volontà e di ogni potere, che muove e fa incontrare tutte le anime che popolano il mondo. Il fato diventa un aiutante magnanimo ma anche un tiranno senza scrupoli, che, proprio come nella vita vera, non segue una linea meritocratica, bensì il caos. Nonostante questo, l’autore esorta i suoi personaggi a cercarlo, riponendo l’intero senso dell’esistenza nella ricerca attiva di ciò che li aspetta, ma che non potrebbe mai raggiungerli se rimanessero immobili. Come nella profezia che si auto avvera, chi rimane bloccato affonderà nelle sabbie mobili di un destino che non ha scelto.

Zafón è stato tutte queste cose, e molte altre ancora. Un autore riservato e pacato, che ha accompagnato con la sua passione lettrici e lettori nel suo mondo letterario, fatto non solo di fantasmi, draghi e burattini, ma di persone, umanità e realtà.

Una delle sue frasi preferite era “quello che scrivi, è ciò che più ti somiglia”, per questo, forse, la maniera più semplice per ricordarlo sarà continuando – o iniziando – a leggere le sue storie, anche perché “ogni libro possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso”.

Fotografia header: Carlos Ruiz Zafon

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