Intervista allo scrittore Gianrico Carofiglio, tornato in libreria con “L’orizzonte della notte”, ultimo libro della serie-bestseller dedicata all’avvocato Guido Guerrieri, il suo personaggio più amato, che “attraversa una crisi personale molto profonda, un confronto – quasi un corpo a corpo – con il rimpianto, la perdita, il senso del tempo che passa…”. Spazio anche all’attualità, nel colloquio con l’ex magistrato e senatore del Pd: “Meloni premier? A volte il fatto che una donna ricopra un ruolo di vertice diventa un alibi. Ci si sente a posto con la coscienza, si riducono gli sforzi, perché la parità sia un fatto fisiologico e non eccezionale”. A sinistra, invece, “si avverte la mancanza di un racconto credibile ed emozionante del futuro che si vorrebbe costruire…”

Che Guido Guerrieri fosse mancato molto ai suoi (tanti) appassionati lo rivela la classifica dei libri più venduti dove, da quando è uscito, troneggia Gianrico Carofiglio con il suo ultimo romanzo, L’orizzonte della notte (Einaudi Stile Libero), che segna appunto il ritorno dell’avvocato appassionato di libri, musica e film, un loner alla ricerca di un senso.

Di libri-bestseller, l’ex magistrato e senatore del Pd ne ha scritti in totale venticinque, con traduzioni in ventinove lingue, swahili incluso.

L’orizzonte della notte – che vede ancora una volta Guerrieri al centro della trama – è forse il suo romanzo più filosofico, meditativo, crepuscolare. “Volevo solo diventare invisibile e smettere di essere triste“, rivela il protagonista, “tutto era ancora buio. Pensai che non si distingueva l’orizzonte. Di notte l’orizzonte non si vede. Quindi non esiste? Oppure dovremmo essere capaci di immaginarlo, di vederlo, anche di notte, quando è buio?”.

Il pensiero di Guerrieri al termine della vicenda – un caso ambiguo, una donna, Elvira Castell, che ha ucciso con un colpo di pistola al cuore l’ex compagno della sorella gemella Elena morta suicida che l’avvocato ha difeso, ma della cui innocenza non è convinto – dipinge esattamente il clima della narrazione, che alterna i sei mesi, il tempo in cui si dipana il caso, ad alcuni ricordi, e le fasi del processo a lunghe sedute dallo psicanalista, il dottor Carnelutti, di scuola junghiana, gli incontri con il quale porteranno Guerrieri a interrogarsi e riflettere sul senso del proprio mestiere, sulla giustizia e infine, in un groviglio esistenziale che resta irrisolto, ad “accettare l’idea che sbagliare non è una catastrofe, è un passaggio fondamentale dell’evoluzione. Una forma di armistizio con noi stessi. Un modo per diventare persone migliori. Senza commiserazione e senza risentimento”.

Sullo sfondo del romanzo, come sempre nell’epopea picaresca di Guerrieri, ma forse in questo romanzo un po’ meno, la città di Bari. Musa ispiratrice per Carofiglio quando decise di passare dalla magistratura alla scrittura: “Un giorno”, come aveva confidato in un’intervista a Luca Telese, “stavo andando in ufficio. Davanti al Teatro Margherita, chiuso da anni, immaginai in trenta secondi una storia. All’improvviso il senso della città era mutato. Ho percepito allora il cambiamento sotterraneo necessario per cominciare a scrivere. Sono stato il primo a pensare Bari come un luogo romanzesco. Ho iniziato a scrivere nel settembre 2000, dopo un’estate in cui si era coagulata quella perdita di senso. A maggio 2001, dopo nove mesi esatti di lavoro, il tempo di una gestazione, finisco di scrivere Testimone inconsapevole” Che esce nel 2002, esplode nel 2003, diventa un best e long seller e fa del suo autore un maestro del legal thriller italiano.

Oltre che scrittore fortunato e prolifico, Carofiglio tiene sempre uno sguardo sulla realtà sociale e politica italiana, in particolare su quel che accade a sinistra, come conferma in questa intervista

L’orizzonte della notte carofiglio

A cinque anni da La misura del tempo, con L’orizzonte della notte torna al suo personaggio più amato: le è mancato l’avvocato Guido Guerrieri?
“Mettiamola così: abbiamo un rapporto molto amichevole perché la convivenza non è troppo serrata e ognuno, per la maggior parte del tempo, sta per i fatti suoi. Ci si ritrova quando c’è una storia da raccontare, e quando dico storia intendo un’evoluzione interiore del personaggio, non semplicemente un plot”.

A che punto è, in questo libro, il conflitto tra il successo personale e la fragilità personale del suo protagonista?
“Il contrasto fra questi due aspetti è in effetti un tratto distintivo del personaggio di Guido Guerrieri. In questo romanzo esso diventa, se possibile, più vistoso perché Guerrieri attraversa una crisi personale molto profonda, un confronto – quasi un corpo a corpo – con il rimpianto, la perdita, il senso del tempo che passa”.

Dal 2008 al 2013 è stato senatore per il Pd: come sta il centro-sinistra in Italia, a pochi mesi dalle Europee?
“Difficile dare una risposta non banale. Diciamo che potrebbe stare peggio ma, soprattutto, che potrebbe stare molto meglio. Ciò di cui si avverte la mancanza è un racconto credibile ed emozionante del futuro che si vorrebbe costruire”.

Anche la sua città, Bari, nei prossimi mesi andrà al voto: che fase stanno vivendo la Puglia e il suo capoluogo?
“Mi è capitato di dire che Bari e la Puglia sono a metà strada fra il non più – un passato non entusiasmante di poco sviluppo e di marginalità – e il non ancora: un futuro da area guida, culturale e produttiva, per l’area adriatica. Credo che questa definizione sia ancora valida”.

Le donne sono protagoniste del suo nuovo romanzo e sono protagoniste anche sulla scena politica italiana, con Giorgia Meloni, prima premier donna, e la leader dell’opposizione, Elly Schlein. Di certo è un cambio di passo per la politica spesso “maschilista” del nostro Paese.
“Una novità, senz’altro. Il problema, però, è che a volte il fatto che una donna ricopra un ruolo di vertice diventa un alibi. Ci si sente a posto con la coscienza, si riducono gli sforzi, perché la parità sia un fatto fisiologico e non eccezionale”.

Sono passati ventidue anni dal suo debutto narrativo, con Testimone inconsapevole: com’è cambiato nel tempo il suo approccio alla scrittura? Ha già in mente la prossima storia da raccontare?
“Scrivere è sempre molto faticoso. Non sai mai se riuscirai a esprimere quello che vuoi dicendo la verità (che non vuol dire: fatti realmente accaduti) sul pezzo di condizione umana che hai scelto di raccontare. Per la prossima storia bisognerà aspettare un po’, anche se in effetti qualche idea c’è già”.

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