Con “Coco” ci tuffiamo nella cultura messicana e andiamo a scoprire i vivaci festeggiamenti del Día de Muertos, che celebra il ricordo dei cari ormai scomparsi con musica, decorazioni sgargianti e cibo in offerta. È in occasione di questa festa che Miguel, aspirante musicista in una famiglia in cui la musica è bandita, finisce per sbaglio nell’Aldilà. Inizia così la sua avventura, che rivela una riflessione sulla famiglia, sul ricordo e sul concetto di lutto – La recensione

Non è una novità: la Pixar ha quel tocco magico con cui riesce a farci commuovere ed emozionare con le avventure di un gruppo di giocattoli, con la storia d’amore tra due robot o persino con ciò che accade nella nostra testa. Con Coco, poi, ha tentato l’impossibile: fare della morte la protagonista di un film d’animazione senza che questo lo rendesse meno accattivante per i bambini. In Italia il film esce il 28 dicembre ma, a giudicare dall’enorme successo che ha già ottenuto negli Stati Uniti, sembra proprio che la Pixar sia riuscita nel suo intento.

Ci è riuscita soprattutto grazie all’ambientazione del film: Coco infatti ci porta in Messico, nel bel mezzo dei preparativi per il Día de Muertos, il Giorno dei Morti, che si celebra tra il 31 ottobre e il 2 novembre. Si tratta di una festa particolarmente sentita, con musica, vivaci decorazioni, fiori dai colori brillanti (la calendula messicana viene anche chiamata Flor de Muerto per la sua associazione alla festa) e piatti tipici che vengono offerti ai defunti sulle ofrendas, altari allestiti dai familiari in onore dei cari scomparsi i cui spiriti, secondo la credenza popolare, possono visitare il mondo dei vivi proprio in queste giornate. In occasione del Día de Muertos è tradizione visitare i cimiteri e trascorrervi ore, magari organizzando un pic nic accanto alle tombe delle persone amate. Si tratta, insomma, di una vera e propria festa a tutti gli effetti, per celebrare con gioia il ricordo di chi non c’è più.

Coco: l’avventura di Miguel nel Regno dei Morti

Coco

Coco parte dallo spunto del Día de Muertos per raccontare la storia del giovane Miguel, aspirante musicista in una famiglia in cui la musica è bandita perché, diverse generazioni prima, la matriarca Imelda venne abbandonata dal marito, determinato a inseguire il suo sogno e diventare un cantante di successo. Deciso a partecipare a una gara canora in occasione della festa, Miguel si trova costretto a rubare la chitarra del celebre cantante e attore messicano Ernesto de la Cruz direttamente dal suo mausoleo.

Rubare ai morti è peccato, ed è un peccato ancora più grave se viene commesso proprio in occasione del Día de Muertos: Miguel si ritrova quindi catapultato nel Regno dei Morti, dove trova i suoi familiari defunti, e scopre di avere poche ore di tempo per riuscire a tornare nell’Aldiqua e non restare intrappolato per sempre tra i morti.

Il vero significato di Coco

Coco

È proprio qui che entra in gioco la magia di Coco. L’avventura di Miguel per tornare a casa cela più di una riflessione e sembra quasi un pretesto per quello che è il vero tema portante del film (tant’è che il colpo di scena finale è tutto sommato scontato e prevedibile già dalla prima metà della pellicola): il legame con i propri cari e l’importanza del loro ricordo.

Senza scendere troppo nei dettagli per evitare spiacevoli spoiler, nel mondo dei morti Miguel scopre che neanche l’Aldilà è eterno. I morti infatti svaniscono se non c’è più nessun vivente che si ricordi di loro. Nel film questo dà un’ulteriore svolta alla trama che appassionerà i bambini, mentre adolescenti e soprattutto adulti possono soffermarsi sul significato più profondo del film: la morte, per quanto inevitabile, non è definitiva, e i nostri cari non ci lasceranno mai davvero finché noi potremo mantenere vivo il loro ricordo.

Coco

Capita spesso di poter dare una lettura a più livelli dei film Pixar: di fronte alla toccante scena di Up che riassume la vita di Carl ed Elle fino alla morte di quest’ultima, un adulto reagirà diversamente rispetto a un bambino, perché vive la scena con una maggiore profondità e con una diversa sensibilità. In Coco succede lo stesso, ma ciò non toglie che anche i bambini sapranno apprezzare il film grazie a battute, gag e alla cura per le animazioni che da sempre sono ingredienti fondamentali dei film Pixar.

In effetti è difficile non restare a bocca aperta come Miguel di fronte allo spettacolo del regno dei morti, un vero e proprio microcosmo curato nel minimo dettaglio. Check-in, uffici reclami, spettacoli teatrali e persino feste esclusive: quella dei defunti è una società speculare alla nostra, con agenti di polizia, impiegati pubblici e celebrità d’eccezione. Ci sono anche dei coloratissimi alebrije, animali-guida che attingono dalla tradizione messicana. La Pixar ci aveva già lasciati a bocca aperta con il mondo di Inside Out, ma forse è quello di Coco l’universo più ricco di dettagli, grazie anche alla precisione con cui vengono animate le centinaia di abitanti dell’Aldilà.

La musica, gli alebrije, i colori sgargianti, le animazioni mozzafiato della città dei morti contribuiscono al fascino di Coco e completano un film che, nel celebrare i legami familiari e la loro inossidabilità oltre il tempo e la morte, è quasi una sorta di elaborazione del lutto, un invito a celebrare il ricordo di chi non c’è più invece di logorarsi per la perdita. Proprio come insegna il Día de Muertos.

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