Esce “HYPE AURA”, il disco dei Coma_Cose, duo milanese che ha debuttato nel 2017 con l’EP “Inverno ticinese”. L’album, anticipato dai singoli “Via Gola” e “GRANATA”, è composto da nove brani inediti. Nelle loro canzoni, difficili da incasellare, Fausto e Francesca raccontano Milano da una nuova prospettiva, tra giochi di parole, associazioni e rimandi…

L’Inverno ticinese sta per finire e l’arrivo della nuova stagione è previsto per il 15 marzo: data dell’uscita del nuovo album dei Coma_CoseHYPE AURA, per l’etichetta indipendente Asian Fake.

Il disco, il cui titolo è un gioco di parole con “HAI PAURA”, sarà composto da nove brani inediti, tra cui i due singoli che l’hanno anticipato, Via Gola GRANATA.

Per chi non li avesse mai ascoltati, i Coma_Cose sono duo milanese che ha iniziato a farsi conoscere nel 2017, con il video di Cannibalismo, a cui sono seguiti nei mesi successivi GolgotaDeserto e Jugoslavia (tutti realizzati dal team di videomaker Crooner Films).

A ottobre dello stesso anno esce il loro primo vero mini disco, l’EP Inverno Ticinese, che contiene tre tracce: Anima lattina, French Fries e Pakistan. Con questi sette brani i Coma_Cose si fanno notare e a ritagliarsi uno spazio.

A cantare sono in due: lui è Fausto Lama, lei è Francesca.

Il primo, il cui vero nome è Fausto Zanardelli, è un cantautore bresciano, classe ’81, che aveva già debuttato come Edipo, pubblicando i primi dischi sotto l’etichetta indipendente Foolica Records. È poi passato alla Giada Mesi di Dargen D’Amico, con cui ha lavorato a Preistorie di tutti i giorni, l’EP che nel 2015 lo ha portato a sancire un accordo con l’Universal Music. Dopo questo grande passo, però, Fausto si ferma e smette di cantare.

Torna nel 2017 a fianco di Francesca, che pure è un viso noto nel mondo della musica. Originaria di Pordenone, in passato si faceva chiamare California e suonava come dj di techno e drum’n’bass.

I due si incontrano quasi per caso: lavorano come commessi in un negozio e si trovano a parlare spesso di musica. Ed è così che, tra una chiacchiera e un’altra, nasce il progetto. Si parte dalla scelta del nome: Coma_Cose rappresenta uno stato mentale, il coma appunto, di chi vive in questo preciso momento storico e sociale, ma anche di chi fa serata tutta la notte e si ritrova la mattina dopo a dover smaltire i postumi dell’hangover.

Per quanto riguarda quel “cose”, invece, è proprio Fausto Lama a spiegarne il motivo in un’intervista: “Quando abbiamo deciso di creare il profilo Instagram del gruppo, abbiamo notato che ‘Coma’ era già occupato. E allora ci siamo messi a pensare a qualcosa che avesse a che fare con coma, le cose che hanno a che fare con coma…coma cose. Basta. Trovato, stava bene”.

La questione del genere, invece, è un po’ più spinosa. A un primo ascolto si potrebbe dire che le canzoni dei Coma_Cose mescolino vari suoni: trap, rap, pop, indie, elettronica e riferimenti a cantautori italiani (De Gregori, Guccini, De André, Celentano, Battisti). “Facciamo quello che ci viene spontaneo”, dice semplicemente Fausto, mentre per Francesca “il cantautore racconta ciò che lo circonda, lo mette in musica e dà anche una visione sua, personale, di critica sociale. L’hip hop è nato per fare questo. Il rap è il linguaggio dell’hip hop, quindi è tutto collegato”.

Insomma, un termine specifico che li identifichi non c’è. Forse può essere indicativo dire che su Spotify i loro brani rientrano nella playlist Graffiti Pop. Che non è sicuramente un genere, ma è già una classificazione. Ma per indicare cosa? Una musica che racconta la realtà urbana, in particolare quella di Milano, e ancora più in particolare quella di Milano Sud: “Da bravi provinciali, una volta sbarcati a Milano, ci siamo posizionati a Porta Genova – Milano Sud perché ci fa sentire più vicini all’idea di paese”.

I Coma_Cose provano a cantare una città lontana dagli stereotipi: la loro non è la Milano della moda, né quella della finanza, né tanto meno quella turistica o quella della vita frenetica che scorre veloce. È una Milano notturna e solitaria, malinconica e anche un po’ arrabbiata: come un centro sociale svuotato dopo un concerto, o una strada deserta dove non si sente altro che il rumore delle ventole di un supermercato.

Porta Genova, Giambellino, Piazza 24 maggio, Via Gola, il tram 14 verso Lorenteggio: è come se ogni strofa delle loro canzoni fosse una fotografia, reale e diretta.

I testi dei Coma_Cose tracciano una geografia della città attraverso un continuo gioco di parole, che agisce per associazioni e rimandi. E che forse solo chi si sente vicino a quel mondo può capire. Di certo, da loro non arriveranno altre spiegazioni: “Pensiamo che le nostre canzoni non vadano spiegate, quello che facciamo è costruire semantiche, se le recepisci vuol dire che siamo connessi”.

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